Il secondo turno delle 14esime elezioni presidenziali in Iran ha decretato la vittoria del candidato riformista Masoud Pezeshkian, cardiochirurgo e legislatore di lunga data. Indette a seguito della morte del presidente Raisi, che lo scorso 19 maggio perse la vita in un incidente con l’elicottero su cui viaggiava, queste elezioni si sono svolte in un clima particolarmente teso a causa del malcontento popolare per la crisi economica dovuta alle sanzioni internazionali.

Dopo il primo turno, svoltosi il 28 giugno scorso e caratterizzato da una forte astensione, la partecipazione è salita al ballottaggio di venerdì al 49,8% con il voto di oltre 30.530.000 elettori sul totale dei 61.452.321 degli aventi diritto, secondo fonti delle autorità iraniane. Oltre 600.000 sarebbero le schede non valide.

Il nuovo presidente

Masoud Pezeshkian, da anni deputato per la città di Tabriz, ha origini azere e curde ed è il nono Presidente eletto dell’Iran. Il deputato 69enne ha battuto al ballottaggio il rivale ultraconservatore Saeed Jalili. Classe 1954 è un medico, ex ministro della Sanità nel governo del riformista Khatam ed ha supervisionato l’invio di squadre mediche sul fronte di guerra durante il conflitto Iran-Iraq tra il 1980 e il 1988. Oltre 30 anni fa ha perso sua moglie e uno dei suoi figli in un incidente stradale: non si è mai risposato e ha cresciuto i suoi tre figli rimasti – due maschi e una femmina – da solo.
Ha raccolto oltre 16 milioni di voti, più del 53%dei consensi, contro gli oltre 13 milioni del suo avversario, voti espressi in un totale di circa 58.000 seggi in Iran e 314 seggi in oltre 100 paesi stranieri.

“Per l’Iran” è stato lo slogan della sua campagna elettorale durante la quale ha promesso di essere la voce di chi non ha voce. Ha criticato pubblicamente il governo Raisi per la morte in custodia di Mahsa Amini, invitando le autorità a un’indagine sulle circostanze del decesso ed ha criticato l’applicazione delle leggi obbligatorie sull’hijab per le donne. Ha anche promesso di allentare le restrizioni su internet e di coinvolgere le minoranze etniche nel suo governo.

“Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti per il progresso del nostro Paese”, ha detto il nuovo presidente alla tv nazionale ringraziando i suoi sostenitori. Il “dottore” – così lo chiamano gli iraniani – non ha mai messo in dubbio la sua lealtà alla Repubblica islamica, pur mostrando aperture verso l’Occidente. Il nuovo presidente invoca, infatti, “relazioni costruttive” con Washington e i Paesi europei per “far uscire l’Iran dal suo isolamento”.

Il Teheran Times ha riferito che Ali Khamenei, la guida suprema, in un messaggio di congratulazioni e di elogio a tutti coloro che si sono recati alle urne avrebbe dichiarato:
“Consiglio anche al dottor Pezeshkian, presidente eletto, di confidare in Dio misericordioso, di guardare a orizzonti alti e chiari e di continuare il cammino del martire Raisi, avvalendosi delle abbondanti capacità del Paese, soprattutto di giovani, rivoluzionari e fedeli risorse”.
“Se non fosse stato per lui, non penso che il mio nome sarebbe uscito facilmente da queste urne”, ha detto Pezeshkian, come riferisce Iran International, portale di notizie con sede all’estero.

Le reazioni internazionali

Il primo tra i leader mondiali a congratularsi per la sua elezione è stato Vladimir Putin auspicando che la cooperazione tra le due nazioni possa rafforzarsi. Poi è arrivato il messaggio di Xi Jinping:”Sono pronto a lavorare con il presidente per guidare il Partenariato strategico globale Cina-Iran verso un avanzamento più profondo”, ha affermato Xi all’agenzia di stampa statale Xinhua. Non sono mancati gli auguri del presidente siriano Bashar al Assad e quelli del mondo arabo, tra cui l’augurio dal regno saudita di Bin Salman e gli omaggi del presidente iracheno Abdul Latif Rashid.

Prossima tappa verso il suo insediamento sarà la cerimonia nota come tanfiz, nella quale l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema, “approverà” il Presidente. Tra il 22 luglio ed il 5 agosto Pezeshkian dovrebbe finalmente insediarsi dopo aver giurato dinanzi al Parlamento.

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