Parla di “contravvenzione delle norme diplomatiche e delle convenzioni internazionali” Osama Hamad, attuale leader della Cirenaica, nel motivare in un comunicato il respingimento dalla Libia dei ministri dell’Interno di Italia, Grecia, Malta e del Commissario europeo per le migrazioni, ieri arrivati all’aeroporto internazionale di Benina, a Bengasi, per una visita programmata e rimpatriati come “persone non gradite”.

“Erano stati debitamente informati del necessario per partire e sono stati dichiarati persona non grata”, ha riferito Osama Hamad nella nota. Avrebbero ignorato “in modo dimostrabile la sovranità nazionale libica”, afferma, “violato le leggi libiche” e non avrebbero osservato “le procedure stipulate che regolano l’ingresso, i movimenti e la residenza del personale diplomatico straniero, come delineato nella circolare rilasciata dal governo libica”.

Poche ore prima, il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, e i ministri di Malta e Grecia, insieme al Commissario europeo per le Migrazioni, Magnus Brunner, avevano incontrato a Tripoli il Primo ministro del Governo di Unità nazionale libico Abdul Hamid Dbeibeh, il Ministro degli Affari Esteri Taher Baour e il Ministro dell’Interno Imad Trabelsi. Un meeting che si sarebbe rivelato positivo rispetto a provvedimenti diretti a contrastare l’immigrazione irregolare, secondo quanto ha poi riportato la stampa internazionale citando fonti Ue.

“Il nostro obiettivo comune resta quello di prevenire le partenze di migranti illegali, stroncare i trafficanti di esseri umani e interrompere i traffici alle frontiere marittime e terrestri; per fare questo sarà necessario continuare a sviluppare programmi europei, dedicati al contrasto delle reti criminali transnazionali che gestiscono l’immigrazione irregolare”, aveva affermato a margine dell’incontro Piantedosi. Poi il rimpatrio da Bengasi e il silenzio.


Un meeting positivo, secondo fonti Ue, durante il quale sono stati decisi la ripresa concordata delle operazioni di Frontex, i pattugliamenti congiunti per contrastare l’immigrazione irregolare, un miglioramento dei rapporti in materia di sicurezza così come delle procedure di rimpatrio dei clandestini. Ma se da una parte la trasferta in Libia ha dato frutti, dall’altro potrebbe invece innescare reazioni e soprattutto, si teme, ritorsioni immediate. Una prova di forza nei confronti dell’Europa che, come sempre, rischia di coinvolgere prima di tutto l’Italia.

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