L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) monitora con ancora più attenzione i siti nucleari iraniani da quando Israele ha iniziato i suoi attacchi. “L’Agenzia è e rimarrà presente in Iran e le ispezioni riprenderanno, come richiesto dagli obblighi di salvaguardia dell’Iran ai sensi dell’accordo di salvaguardia del Tnp, non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno”, ha assicurato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, nel fornire i suoi aggiornamenti sulla situazione degli impianti nucleari iraniani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 20 giugno 2025.
L’Iran dal 1968 aderisce al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp) che vincola tutti i Paesi aderenti che al momento della firma del patto erano dotati di un arsenale nucleare a negoziare per il disarmo e a non trasferire armi nucleari ad altre nazioni. Secondo il Tnp, che è giuridicamente vincolante, i Paesi aderenti possono avere programmi nucleari civili, ma nessun altro paese dovrebbe avere armi nucleari ulteriori rispetto a quante già ne possiede.
Israele, pur essendo dotato di almeno 90 testate nucleari – dato dell’ultimo rapporto Sipri, Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma – non ha aderito al patto e ciò non consente le ispezioni dei suoi impianti che sono richieste dal Tnp. Da tempo si chiede a Israele trasparenza sul suo programma nucleare, ma a Tel Aviv si continua a preferire la strada dell’ambiguità.
Oltre a Israele, anche India, Pakistan e Sudan del Sud non hanno sottoscritto il patto, e la Corea del Nord si è nel frattempo ritirata. I Paesi che invece lo hanno firmato sono Iran, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina. Tra questi, gli stati che secondo l’ultimo rapporto Sipri possiedono armi nucleari sono nove: Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele. Si ritiene ampiamente che Israele ne sia in possesso, ma non lo conferma né lo nega. “Israele continua a mantenere la politica di ambiguità nucleare, lasciando una significativa incertezza sul numero e sulle caratteristiche delle sue armi nucleari”, si scrive nel rapporto.
L’Iran ha sempre negato di possedere armi nucleari e di volerne possedere, ma i dubbi di qualche Paese sulle sue intenzioni pacifiche sono aumentati nel 2002 quando si scoprì che aveva un programma nucleare segreto non consentito dal Tnp. Era il 14 agosto 2002 quando il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (guidato dal MEK, movimento dissidente iraniano armato), durante una conferenza stampa a Washington annunciò che l’Iran stava costruendo nei pressi di Natanz (città a sud di Teheran) un impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio con il metodo della centrifugazione. Nel 2003 in quell’impianto furono messe in funzione alcune decine di “centrifughe P1”, ma ufficialmente solo per la produzione di MTR (Materials testing reactor), reattori nucleari specificamente realizzati per facilitare la concezione e la progettazione dei futuri reattori.
L’aver tenuto segreti per molto tempo i piani riguardanti l’arricchimento dell’uranio e il non aver firmato il protocollo aggiuntivo al Tnp ha spinto ad inviare sul posto degli ispettori, ma l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica che più volte ha dichiarato alla stampa che gli ispettori non hanno trovato alcuna presenza di tracce di esafloruro di uranio altamente arricchito nelle centrifughe di Natanz.
Oggi, però, c’è un rischio, il principale, e sono gli attacchi israeliani: “Gli attacchi ai siti nucleari nella Repubblica Islamica dell’Iran hanno causato un forte degrado della sicurezza nucleare in Iran – ha avvertito il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi -. Sebbene finora non abbiano causato una fuoriuscita radioattiva che abbia conseguenze sulla popolazione, sussiste il rischio che ciò possa accadere”.
Just addressed @UN Security Council #UNSC on the situation in Iran: attacks on Iran’s nuclear sites have caused a sharp degradation in nuclear safety & security.
While no radiological release has affected the public, the danger remains.
My full remarks: https://t.co/gUzUZtBa3N pic.twitter.com/KhyXeIfXsN
— Rafael Mariano Grossi (@rafaelmgrossi) June 20, 2025