Fonte foto: screenshot video

Una manifestazione per protestare contro le chiusure imposte per l’ingresso della Liguria in zona arancione. In strada a Genova sono scesi i ristoratori che, tra cori, striscioni e fumogeni, hanno marciato per urlare difficoltà e disagi determinati dalle restrizioni anti-Covid.

Con il passaggio all’area arancione bar e ristoranti possono lavorare solo per domicilio e con l’asporto fino alle 22, ora in cui scatta il coprifuoco. E questa restrizione ha penalizzato i ristoranti proprio a partire dalla giornata di San Valentino – ieri – quando le aspettative erano ben altre.

“La comunicazione di chiusura è giunta a poche ore dalla giornata di San Valentino, così danneggiando fortemente il settore, che oltre a vedere sfumare gli incassi attesi ha perso quantità di scorte di materie prime acquistate per l’aspettato evento”, ha spiegato il movimento “Restiamo uniti” che ha promosso l’iniziativa di protesta.

La manifestazione è partita alle 15 dal palazzo della prefettura in via Roma. Un migliaio i partecipanti, che hanno attraversato le vie del centro cittadino: passando per piazza Corvetto si sono diretti verso la Sopraelevata.

“Restiamo uniti” denuncia “l’inadeguatezza e l’insufficienza dei ristori per affitti, utenze, Inail, Inps, tasse, tributi, costo del personale, commercialisti, consulenza del lavoro”, i ritardi nei pagamenti della cassa integrazione per i dipendenti e “l’assenza di sussidi famigliari ove l’attività di ristorazione rappresenti l’unica risorsa di sostentamento”. Definisce “insensata” la chiusura serale della attività di ristorazione quando è concessa l’apertura a pranzo e “iniquo il computo dell’imposta Tari, in quanto non vien tenuto conto dei periodi di chiusura”.

“Dall’11 marzo 2020 all’8 febbraio 2021 – afferma l’organizzazione in una nota -, abbiamo visto disattese le rassicurazioni del Governo nazionale e locale di adeguati sostegni economici, sensate regole di contenimento del contagio, giustificata programmazione delle chiusure, lasciandoci così di fatto in totale abbandono ad affrontare le oggettive difficoltà di gestione delle nostre attività”.

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