Fonte foto: screenshot video

Due attacchi suicidi a distanza di tre minuti a Kampala City, capitale dell’Uganda. Il primo è avvenuto nei pressi della questura, l’altro vicino al parlamento. Il bilancio finora è di 5 morti e 33 feriti, di cui 5 sono in condizioni gravi.

Alle 10,03 una prima deflagrazione: un uomo con una giacca nera e zaino in spalla si è fatto esplodere vicino alla questura provocando la morte di altre due persone. Sono rimasti feriti degli agenti di polizia e alcune persone che si trovavano nei dintorni.

Il secondo attacco alle 10,06 al Raja Chambers e al Jubilee Insurance Building lungo la Parliament Avenue: delle immagini mostrano chiaramente come due attentatori in sella a moto boda boda, tipiche motociclette africane, hanno fatto esplodere le bombe che portavano addosso. La polizia ha pubblicato un filmato che documenta il momento dello scoppio a Parliament Avenue.

“I nostri pensieri sono con coloro che hanno perso i loro cari. Auguriamo una pronta guarigione anche agli infortunati”, ha dichiarato il portavoce della polizia ugandese, Fred Enanga, nel comunicare informazioni sugli attentati.

Un quarto attentatore pronto a immolarsi è stato fermato dalle forze di polizia. Gli agenti lo hanno ferito sparandogli contro. Addosso gli hanno trovato un ordigno esplosivo artigianale inesploso. Un seconda bomba improvvisata è stata recuperata nella sua abitazione ed è stata neutralizzata dagli artificieri.

Solo 22 giorni fa un altro kamikaze si era fatto esplodere su un autobus Swift Safaris.  “I gruppi radicalizzati collegati all’Adf hanno ancora il desiderio di effettuare attacchi letali, su obiettivi morbidi, utilizzando attentatori suicidi e ordigni esplosivi improvvisati”, dichiara Enanga in una nota.

Si ipotizza, quindi, che a organizzare gli attacchi sia stato l’Adf (Forze democratiche alleate), un gruppo armato con sede nella Repubblica Democratica del Congo che si è formato alla fine degli anni Novanta in opposizione al presidente di lunga data dell’Uganda, Yoweri Museveni. Negli ultimi anni, però, gli attacchi dell’Adf sono stato rivendicati dallo Stato islamico.

“Le minacce bomba sono ancora attive e non possono essere risolte in una volta sola, il che richiede l’intelligenza popolare e la vigilanza della comunità”, mette in guardia il portavoce della polizia, che invita a segnalare attività sospette, come persone che acquistano grandi quantità di prodotti chimici e materiali che possono essere utilizzati per costruire bombe. “Questo tipo di minacce rimane significativo perché – spiega Enanga – Ied (ordigni espolosivi improvvisati, ndr) e giubbotti suicidi possono essere facilmente costruiti da oggetti domestici comuni, trovati nei mercati locali, negozi al dettaglio e supermercati. Molte aziende vendono inconsciamente questi articoli, che vengono utilizzati per realizzare bombe, il che richiede una maggiore vigilanza”.

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