In Sudan tre manifestanti sono stati uccisi nella repressione delle forze golpiste. Il popolo chiede una transizione democratica e protesta fortemente contro il governo militare. Il primo ministro Abdalla Hamdok ha comunicato le sue dimissioni.

A Khartoum, la capitale, migliaia di manifestanti ieri si sono diretti in corteo verso il palazzo presidenziale. Gas lacrimogeni gli sono stati lanciati contro dalle forze di sicurezza. A Omdurman tre manifestanti sono rimasti uccisi, lo ha riferito il Comitato centrale dei medici sudanesi.

La terza vittima identificata è un giovane di 21 anni: “E’ stato colpito da un proiettile diretto alla testa, che ha provocato una lacerazione del cranio e l’espulsione di tessuto cerebrale, dal colpo di stato forze armate durante la sua partecipazione alle processioni locali del 2 gennaio a Omdurman”, riferisce l’organizzazione che ha anche rivelato anche di un assalto delle forze golpiste all’ospedale di Khartoum per la terza volta consecutiva. ” Ieri – ha poi scritto su Twitter -, la polizia e le forze della riserva centrale hanno preso d’assalto due volte il Khartoum Teaching Hospital”.

Secondo l’associazione di medici sono almeno 57 i manifestanti ammazzati da ottobre scorso in Sudan e in centinai quelli che sono stati feriti.

Dal 25 ottobre scorso il Paese è amministrato dai militari. Con un golpe si sono messi al comando del Sudan. Il primo ministro Hamdok, era stato prima arrestato durante il colpo di stato e poi reintegrato dalla giunta militare lo scorso 21 novembre.

“Annuncio le mie dimissioni dal ruolo di primo ministro”, ha dichiarato Hamdok in un discorso trasmesso dalla televisione. “Ho fatto di tutto per impedire che il Paese andasse verso il disastro”, ha detto.

Hamdok avrebbe dovuto guidare il governo fino alle nuove elezioni, previste per luglio del 2023.

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