Fonte foto: Camera dei deputati - Facebook

I partiti non si accordano e nemmeno il quorum più basso riesce a far eleggere il presidente della Repubblica in Italia. Da ieri per decretare il nuovo Capo dello Stato basta la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori (la metà più uno dei voti), ma anche il quarto scrutinio è terminato con una fumata nera: il centrodestra si è astenuto e sono risultati in 441 a non aver votato; 260 le schede bianche; passati dai 125 di mercoledì ai 166 i voti del presidente uscente Sergio Mattarella.

In una conferenza congiunta dei capigruppo di Camera e Senato si deciderà, oggi, la possibilità di votare due volte al giorno. Poi, alle 11, si tornerà alle urne.

Per l’elezione del presidente della Repubblica sono sufficienti 505 voti, rispetto ai 673 delle prime tre votazioni, ma nessun partito politico presente in parlamento potrebbe garantire da solo una maggioranza. Un nome potrebbe emergere soltanto con un accordo tra le varie fazioni politiche, che dopo giorni di trattative non è stato ancora trovato.

I rappresentanti dei partiti continuano a proporre candidati che non trovano d’accordo una maggioranza. La rosa dei nomi dei “papabili” continua a essere ampia e a cambiare. Tra i tanti, si parla dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, del presidente del Consiglio Mario Draghi e della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, carta che vuole giocarsi il centrodestra e su cui Pd, M5s e Leu in un incontro in programma alle 8,30 decideranno come esprimersi. Prima del voto si riunirà anche il centrodestra, per definire il nome da riportare oggi sulla scheda.

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