Fonte foto: Wikimedia Commons

Domenica 12 giugno gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per votare su due referendum abrogativi sulla giustizia. Bisognerà esprimersi su 5 quesiti riguardanti la professione dei magistrati e la giustizia penale. Per la validità del risultato del referendum si dovrà raggiungere il quorum del 50 per cento più uno dei votanti.

La cancellazione della Legge Severino, la legge che stabilisce limiti alla candidabilità e alla eleggibilità di politici in caso di condanna per reati di mafia, terrorismo o contro la pubblica amministrazione, è uno dei quesiti su cui si voterà: se vincerà il “sì”, sarà il giudice che dovrà decidere ogni volta sull’interdizione dai pubblici uffici del politico gravato da condanna.

Si voterà, poi sulla la separazione del percorso professionale dei magistrati che scelgono di diventare pubblici ministeri da quelli che invece scelgono la carriera di giudice penale. Con il “sì” si chiederà l’abrogazione delle norme che consentono a un magistrato di passare dalle funzioni di pubblico ministero a quelle di giudice: il magistrato quindi in tal caso dovrà scegliere all’inizio della carriera quale ruolo ricoprire.

Con il referendum si chiederà, inoltre, l’abolizione della norma che stabilisce la raccolta di almeno 25 firme a sostegno di un magistrato per la candidatura al Consiglio superiore della magistratura (Csm) e l’abolizione del divieto degli avvocati di votare nei consigli giudiziari a livello territoriale, che sono dei piccoli Csm locali nei quali si valuta la professionalità dei magistrati dove attualmente votano solo i magistrati.

Si chiederà, poi, nel quarto quesito, di abrogare una parte di un articolo del codice di procedura penale per limitare i casi in cui il magistrato può applicare la misura della custodia cautelare (come la detenzione in carcere e gli arresti domiciliari) prima di una sentenza quando vi è il rischio di reiterazione del reato. Allo stato attuale, a carcerazione preventiva può essere disposta quando si ravvisi un rischio di inquinamento delle prove, un rischio di fuga dell’indagato e un “concreto ed attuale pericolo” di reiterazione del reato.

Alcuni temi oggetto del referendum sono già previsti nella riforma dell’ordinamento giudiziario che è ora in discussione al Senato. Tale parallelismo ha creato confusione anche nella politica, che a pochi giorni dal voto si può dire che si sia poco focalizzata sulla campagna referendaria. Domenica in 798 comuni si svolgeranno anche le elezioni amministrative in 978 comuni, tra di essi ci sono anche quattro capoluoghi di regione (Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo).

I partiti che sostengono il referendum sono la Lega, che la ho promosso insieme ai Radicali, poi Forza Italia, Italia viva e Azione di Carlo Calenda. Fratelli d’Italia sostiene solo in parte il referendum, perché voterà no all’abrogazione della legge Severino e alla modifica della custodia cautelare. Il Movimento cinque stelle è contro tutti i quesiti referendari. Il Partito democratico è invece diviso tra chi è contrario a tutti i quesiti, chi ha dichiarato il suo voto a favore dei tre quesiti sull’ordinamento giudiziario, chi ha espresso perplessità sulla Legge Severino, sostenendo che vada riformata. La spaccatura si è registrata anche tra magistrati e avvocati.

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