Fonte foto: Recep Tayyip Erdogan - Twitter

Sono trascorsi dodici giorni dall’evento sismico che ha distrutto città, avvolgendo in una notte lunghissima intere comunità del sud della Turchia e della vicina Siria. Alle 4:18 la prima scossa, quella di magnitudo 7.8 sulla scala Richter, poco dopo la seconda di magnitudo 7.5, e da allora migliaia di altre piccole scosse di assestamento non danno pace alle popolazioni di quei territori. Classificato tra i venti terremoti più forti e devastanti degli ultimi 100 anni, il sisma ogni giorno parla con i suoi numeri. In aggiornamento, ora dopo ora, con cifre costantemente in aumento è il numero dei morti: oltre 45.000, mentre si scava incessantemente cercando superstiti. Fino ad oggi sarebbero circa 105.000 le persone salvate, ma è corsa contro il tempo.

Il tempo stringe affievolendo, infatti, le speranze dei soccorritori di riuscire a liberare i superstiti dalle macerie, come la donna di 27 anni nella città epicentro del sisma e i due giovani di 26 e 34 anni sotto le macerie di un ospedale di Hatay, estratti vivi dopo 11 giorni. “Si tratta del peggior disastro naturale in Europa degli ultimi 100 anni” secondo l’Oms. Un avvenimento catastrofico che ha colpito soprattutto le province turche di Adiyaman, Gaziantep, Hatay e Kahramanmaras, oltre all’area nordoccidentale della Siria, con la regione di Idlib e le zone intorno ad Aleppo, seconda città del Paese.
Decine di migliaia gli edifici danneggiati, parte di questi crollati.

Il caso degli appartamenti di Antakya, dal paradiso all’inferno

Tra gli stabili venuti giù anche i 249 appartamenti del Renaissance, nella periferia di Antakya, nella provincia di Hatay, costruiti nel 2013 e considerati un angolo di paradiso, quasi un lusso per pochi. Un complesso con piscina, caffè e campi sportivi sprofondato dopo il sisma nello stupore generale. Secondo quanto riporta il Guardian, si calcola che al momento del crollo nei 12 piani dell’edificio residenziale tra i più sicuri, esclusivi e costosi della zona, ci fossero circa un migliaio di persone. Un luogo paradisiaco che il sisma ha tramutato in un inferno di polvere e cemento.

“Il 98% degli edifici crollati è stato costruito prima del 1999”, ha fatto sapere il Presidente turco Erdogan. Le autorità turche hanno parlato di oltre 100 imprenditori edili sinora raggiunti da ordini di detenzione perché sospettati di aver violato la normativa edilizia.
Alla notizia in tanti hanno reagito denunciando “una catena di responsabilità”, sulla quale occorreranno indagini in un processo che richiederà sicuramente tempo.

Il coinvolgimento degli italiani

Sin dalle prime ore dalla notizia del sisma la Farnesina si è occupata degli italiani presenti nelle zone coinvolte. Sei persone appartenenti allo stesso nucleo familiare di origine siriana, hanno perso la vita ad Antiochia dove si trovavano per festeggiare un familiare, mentre giovedì 16 febbraio il capo della Farnesina, il Ministro Antonio Tajani, ha comunicato il ritrovamento di Angelo Zen, l’ultimo connazionale del quale non si avevano notizie.
Anche l’imprenditore veneto, a lungo fra i dispersi, ha perso la vita nel terremoto.
Originario di Saronno, era residente nella provincia di Venezia. Tecnico specializzato in macchinari per l’ oreficeria, stava lavorando in Turchia, nella zona di Kahramanmaras, una delle più danneggiate dal sisma.

Gli aiuti

Nella disperazione e tra la devastazione, dove soccorritori e volontari non si arrendono e continuano a scavare, arrivano gli aiuti. Sono stati molti i Paesi a mobilitarsi. Squadre di ricerca e soccorso, medici specializzati, cani da salvataggio, forniture di emergenza, aiuti alimentari hanno raggiunto la Turchia e la Siria da quasi ogni parte del mondo, dagli USA, dal Giappone, dall’India, Dalla Russia, dall’Ucraina.

Anche l’Italia ha partecipato alle missioni umanitarie. Dalla Toscana e dal Lazio sono partite le squadre Usar dei vigili del fuoco, poi con beni essenziali ed il necessario per allestire ed attrezzare anche un ospedale da campo, da subito l’Italia è stata in prima linea per portare aiuto. Dal porto di Napoli il 15 febbraio è partita la nave Msc Aurelia con beni di prima necessità, medicine ed occorrente per il primo soccorso, farmaci ad uso pediatrico ma anche giocattoli e pennarelli per i bambini, oltre a 30 pallet di cibo, bevande, coperte ed abiti. Una volta a destinazione, al porto di Iskenderun, la nave verrà utilizzata come alloggio di emergenza con oltre 1000 posti letto

Erzin, il caso della città “fortunata”

Mentre si scava, si spera e si indaga, fa parlare di sé una città nel sud della Turchia, ad 80 chilometri dall’epicentro del sisma che non ha registrato gravi danni. Si tratta di Erzin, nella provincia di Hatay, distretto che conta circa 30.000 abitanti, scampato ai disastri provocati dal sisma. Nessun crollo, non si registrerebbero vittime, soltanto lievi danni in questa città sviluppatasi negli ultimi 20 anni con edifici moderni, costruiti rispettando regole stringenti.
Questo, tuttavia, non basterebbe a giustificare la “fortuna” di Erzin perché, come ha spiegato al New York Times il geomorfologo Omer Emre che da anni studia la zona e la sua resistenza agli eventi sismici, “le condizioni del suolo rappresentano il motivo principale per cui non ci sono stati grossi danni”. La città è stata infatti costruita su un terreno duro, composto da rocce in grado di assorbire urti ammortizzando le onde sismiche e riducendo l’ oscillazione dei palazzi.

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