È stata una nottata turbolenta quella tra il 20 ed il 21 marzo in Francia.
Da giorni, precisamente dallo scorso 18 marzo, secondo il ministro dell’Interno Gerald Darmanin, oltre 1200 manifestazioni non dichiarate sarebbero state organizzate a Parigi, Lione, Strasburgo, Rennes, Brest, Nantes ed in altre località. In particolar modo lunedì, non appena si è diffusa la notizia che la riforma delle pensioni è diventata legge, sono iniziate dure manifestazioni spontanee. Tra scontri, proteste, cariche e tensioni con le forze dell’ordine i francesi hanno fatto sentire tutta la loro disapprovazione e delusione per il salvataggio da parte del parlamento del Governo guidato da Elizabeth Borne (per soli 9 voti!) e dell’ odiata e temuta riforma che innalza l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Secondo quanto riporta Ansa, ieri risultavano 287 persone fermate nel corso delle proteste, di cui 234 solo a Parigi.

Le novità della riforma

La riforma, da tanto rinviata da Macron “a tempi migliori”, è diventata legge e prevede un innalzamento graduale dell’età pensionabile. Soltanto nel 2030, tuttavia, il lento processo che porterà al passaggio dai 62 ai 64 anni per l’età pensionabile potrà dirsi completo: l’età, intanto, salirà gradualmente di 3 mesi ogni anno. Se una modifica simile era da tempo attesa poiché appariva anacronistico – e soprattutto costoso per lo Stato – mantenere l’età pensionabile a 62 anni nonostante l’innalzamento della prospettiva di vita, l’aspetto maggiormente preoccupante della riforma riguarderebbe le modalità di accesso alla pensione, da questo momento più rigide. La legge prevede infatti la possibilità di accedere alla contribuzione piena soltanto per i lavoratori che abbiano compiuto i 65 anni e vantino almeno 40 anni di contributi. La riforma mirerebbe, quindi, ad incentivare coloro che continuano a lavorare oltre i 64 anni di età, contemplando anche l’innalzamento della pensione minima a 1.200 euro lordi.

Attesa una grande mobilitazione

Permane il divieto di assembramenti nella Capitale dove lunedì 2000 agenti di polizia sono stati impegnati a mantenere l’ordine. Ma questo non basta a frenare le proteste. E’ attesa per domani 23 marzo una mobilitazione generale; l’obiettivo, secondo gli organizzatori, è quello di bloccare il Paese. Da giorni scioperi nelle raffinerie e proteste nelle università occupate, in strada e nel settore dei trasporti tengono sotto scacco la Francia, mentre circa 9mila tonnellate di rifiuti si accumulano a Parigi.

Cosa accadrà e cosa al momento si esclude

Secondo i sindacalisti il Paese rischia la paralisi totale: pronti a scendere in piazza anche gli studenti con i rappresentanti di sanità, trasporti e tutti i settori cruciali fino al ritiro della riforma. L’Eliseo, intanto, fa sapere  che non verrà sciolto il Parlamento né si procederà ad un rimpasto nel Governo, ed è stata categoricamente esclusa, al momento, anche l’indizione di un referendum sull’argomento.

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