Fonte foto: Palestinian Red Crescent

Emergono rapporti agghiaccianti sugli ultimi raid al più grande complesso medico di Gaza dove le unità di terapia intensiva, i ventilatori e le incubatrici sarebbero fermi a causa della mancanza di carburante. In un comunicato di domenica 12 novembre la Mezzaluna Rossa Palestinese ha annunciato che l’ospedale di Al-Shifa è fuori servizio e non è operativo a causa della mancanza di carburante e di energia elettrica. “Ciò nonostante il personale medico sta facendo ogni sforzo possibile per fornire assistenza ai pazienti ed ai feriti in condizioni umanitarie disastrose su cui grava l’assenza di forniture mediche, cibo ed acqua”, si legge nella nota.

“L’ospedale è stato lasciato a sè stesso – denuncia la PRCS – causando gravi rischi per il personale medico, pazienti e civili sfollati. La Mezzaluna Rossa Palestinese ritiene la comunità internazionale ed i firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra responsabili di tutto il collasso del sistema e le terribili conseguenze sul piano umanitario sollecitando le organizzazioni sanitarie ed umanitarie internazionali a fornire urgentemente i necessari aiuti a Gaza e nelle regioni settentrionali per sostenere i servizi sanitari, gli ospedali che restano aperti ed i servizi di emergenza. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, il direttore dell’Ospedale Mohammad Abu Salmiyah, afferma che 179 persone, tra i quali ci sono anche neonati, sono stati sepolti in una fossa comune.

L’appello dell’UNFPA, UNICEF ed OMS

È necessaria un’azione internazionale urgente che metta fine agli attacchi contro gli ospedali di Gaza, denunciano i Direttori Regionali delle Organizzazioni. Più della metà degli ospedali nella Striscia di Gaza – secondo UNFPA, UNICEF ed OMS – sarebbero attualmente chiusi mentre quelli operativi riescono a prestare solo servizi di emergenza molto limitati, interventi chirurgici salvavita e servizi di terapia intensiva. Migliaia di sfollati che cercano riparo negli ospedali e nelle loro vicinanze sono a rischio a causa della carenza di acqua, cibo e carburante.

“Siamo inorriditi dalle ultime notizie di attacchi contro e nelle vicinanze dell’ospedale Al-Shifa, dell’ospedale pediatrico Al-Rantissi Naser, dell’ospedale Al-Quds e di altri nella città di Gaza e nel nord di Gaza, che hanno ucciso molte persone, compresi bambini. Le intense ostilità che circondano diversi ospedali nel nord di Gaza stanno impedendo un accesso sicuro al personale sanitario, ai feriti e ad altri pazienti. Il personale di numerosi ospedali segnala la mancanza di carburante, acqua e forniture mediche di base, mettendo a rischio immediato la vita di tutti i pazienti. Il mondo non può restare in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scenari di morte, devastazione e disperazione. È ora necessaria un’azione internazionale decisiva per garantire un cessate il fuoco umanitario immediato, prevenire ulteriori perdite di vite umane e preservare ciò che resta del sistema sanitario a Gaza. Ora è necessario un accesso senza ostacoli, sicuro e duraturo per fornire carburante, forniture mediche e acqua per questi servizi salvavita. La violenza deve finire adesso”, tuonano i Direttori Regionali di UNFPA, UNICEF ed OMS.

L’OMS chiede nuovamente un cessate il fuoco immediato a Gaza e l’evacuazione medica sicura dei pazienti gravemente feriti e malati verso l’Egitto attraverso il valico di frontiera di Rafah, l’ unico modo per salvare vite umane.

La pausa di 4 ore e gli ultimi raid

Le ostilità delle forze di difesa israeliane sono state sospese dalle 10 alle 14 (9-13 italiane) di questa mattina al fine di consentire ai residenti rimasti di andare via nell’area di Daraj Tuffa (parte meridionale di Gaza City), secondo quando riferito ad X dall’addetto stampa dell’esercito israeliano, Avichai Edri, che ha anche fatto sapere che il corridoio umanitario per l’evacuazione dei residenti delle regioni settentrionali sarà attivo fino alle ore 16:00 del 14 novembre e che l’esercito isrealiano permetterà ai residenti del campo profughi palestinese di Al Shati di lasciare le proprie abitazioni dalle 10 ale ore 16.

Intanto, dalle prime ore del giorno l’artiglieria israeliana – secondo fonti militari libanesi e media locali – starebbe concentrando i propri raid sulle località di Naqura e labbune, nel settore occidentale del fronte guerra tra Hezbollah ed Israele, nonchè nelle località di Markaba, Tayr Harfa e Rabb Thalathin, nel settore orientale.

Accordo vicino per il rilascio degli ostaggi?

Secondo quanto dichiarato al Washington Post da un funzionario israeliano potrebbe avvicinarsi un accordo tra Hamas ed Israele per il rilascio di donne e bambini ostaggi nella Striscia di Gaza. Questo accordo – che dovrebbe essere annunciato a giorni, secondo il Wp – prevede il rilascio avvenga in gruppi in cambio di donne e bambini palestinesi incarcerati in Israele. Israele punterebbe al rilascio di 100 donne e bambini, mentre Hamas sarebbe pronta a liberarne 70.

Continua, nel frattempo, ad aggravarsi il bilancio delle vittime dell’assedio a Gaza: dall’inizio del conflitto si conterebbero oltre 11 mila morti, di cui più di 4.600 sono bambini, secondo quanto reso noto dal Ministero della salute a Gaza (gestito da Hamas). Numeri che rafforzano gli appelli alla pace nelle ore in cui un’altra amarissima pagina viene scritta nella cronaca dei bombardamenti.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here