Il principale leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny, 47 anni, è morto in carcere, nella colonia penale artica di Kharp, dove era detenuto da dicembre. La notizia è stata comunicata dal servizio penitenziario russo, secondo il quale Navalny avrebbe avvertito un malore dopo una passeggiata e ogni tentativo di rianimarlo sarebbe risultato vano. Sono state avviate indagini sulle cause della morte: “Il 16 febbraio 2024, nel centro penitenziario numero tre, il prigioniero Navalnyj A.A. si è sentito male dopo una passeggiata”, ha scritto in un comunicato stampa il Fsin della regione artica di Jamal. “Si stanno accertando le cause della morte”, ha aggiunto.

Secondo i giornali russi, Navalny sarebbe stato ucciso da un “coagulo di sangue” (una trombosi, ndr). Ma la moglie, Yulia Navalnaya, aspetta di avere conferma della notizia dagli avvocati che sono volati in Siberia. In attesa, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha accusato Putin dell’eventuale morte di suo marito e ha chiesto alla comunità internazionale di punire “questo orribile regime” in Russia: “Non so se credere o meno a questa terribile notizia che riceviamo solo da fonti governative russe. Da molti anni non possiamo fidarci di Putin e del suo governo. Mentono sempre. Se questo è vero, voglio che Putin e tutti coloro che lo circondano sappiano che saranno ritenuti responsabili di tutto ciò che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia. E questo giorno accadrà molto presto”, ha detto.

Condannato per la prima volta a cinque anni di reclusione nel luglio 2013 e agli arresti amministrativi per altre dieci volte tra il 2011 e il 2018, Navalny era detenuto dal 2021. Fu arrestato al rientro alla Germania perché non si era presentato alla polizia: era stato avvelenato ed era in ospedale. Era il 20 agosto del 2020 quando Navalny si sentì male mentre era a bordo di un aereo di ritorno a Mosca e il 2 settembre l’ospedale Charité confermò l’ipotesi dell’avvelenamento, affermando che dalle analisi era emersa la presenza del Novichok, un agente nervino. Navalny nel 2022 era stato poi condannato a 9 anni di reclusione per truffa aggravata. E, accusato di aver creato “una comunità estremista”, era stato condannato ad altri 19 anni di reclusione. Nell’ottobre 2022, inoltre, le autorità russe avevano avviato nei suoi confronti un’ulteriore indagine per “promozione del terrorismo”, “finanziamento e promozione dell’estremismo” e “riabilitazione del nazismo”.

A dicembre scorso, per circa tre settimane, si erano perse le sue tracce: i suoi avvocati dal 6 dicembre non riuscivano più a mettersi in contatto con lui. Fu ritrovato solo il 25 dicembre, quando la portavoce, Kira Yarmysh, con un post su X rassicurò: “Alexei sta bene”. Trasferito nella colonia a regime speciale di Kharp — il grado più duro nel sistema carcerario russo – era stato isolato in una cella di due metri per tre e non poteva comunicare con l’esterno.

La notizia della morte di Navalny ha sollevato l’indignazione della comunità internazionale. Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea puntano il dito contro il Cremlino. Nel frattempo in Russia sono state organizzate diverse manifestazioni. Diventa sempre più lunga la fila di persone davanti alla Pietra di Solovetsky, a Mosca.

Secondo quanto riferito dai giornali russi, sono state arrestate diverse persone che stavano manifestando a Mosca e a San Pietroburgo.

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