A poche ore dalla proposta del presidente dell’Ucraina di una tregua aerea e marittima come primo passo verso la pace, la Russia ha lanciato un nuovo massiccio attacco: decine di missili contro le infrastrutture del gas ucraino. Zelensky sui suoi canali social ha detto che sono stati utilizzati circa 70 missili e 200 droni: 67 missili (tra cui 43 missili da crociera, tre missili balistici Kalibr e otto missili Kh-59/69), nonché 194 droni – specifica l’aeronautica militare ucraina in una nota – e, di questi, 33 missili da crociera, un missile Kh-59/69 e 100 droni sarebbero stati abbattuti.

Per respingere l’attacco, per la prima volta sono stati utilizzati i jet Mirage, arrivati ​​a febbraio dalla Francia dopo che i piloti ucraini avevano completato l’addestramento a dicembre. Il presidente ucraino ha affermato che i jet F-16 e Mirage-2000 si sono rivelati particolarmente efficaci contro i missili russi.

Zelensky ha riferito che nell’attacco sono stati colpiti anche edifici residenziali: un missile russo avrebbe colpito una casa a Kharkiv, ferendo alcune persone. Nel complesso, almeno 18 persone, tra cui quattro bambini, sono rimaste ferite, stando a quanto riporta la Bbc citando funzionari ucraini. L’Ucraina – ha detto Zelensky – è pronta a perseguire la pace ma il primo passo deve essere quello di “costringere l’unica fonte di questa guerra, cioè la Russia, a fermare tali attacchi contro la vita”.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, in un briefing con la stampa ha respinto le insinuazioni secondo cui l’attacco notturno all’Ucraina sarebbe stato effettuato in risposta alla proposta arrivata a inizio settimana dal presidente francese Emmanuel Macron di una tregua di quattro settimane “in aria, in mare e sulle infrastrutture energetiche”. “Non siamo d’accordo con questo punto di vista – ha detto Peskov -. Il nostro esercito continua l’operazione militare speciale. Come parte di questa operazione, prende di mira le strutture collegate al complesso militare-industriale e alla produzione di armi in Ucraina”.

Peskov si è poi espresso sul riarmo dell’Unione Europea e sul suo supporto all’Ucraina: “L’UE sta ora discutendo attivamente della sua militarizzazione e in particolare dello sviluppo del suo settore della difesa. Questo è un processo che stiamo osservando attentamente perché l’UE presenta la Russia come il principale avversario”. “Questa militarizzazione – ha affermato – è rivolta principalmente contro la Federazione Russa. Potenzialmente, questo può essere motivo di profonda preoccupazione per noi e spingerci ad adottare misure reciproche pertinenti per garantire la nostra sicurezza”. “Naturalmente – ha poi aggiunto -, questa retorica conflittuale e le discussioni a Bruxelles e nelle capitali europee sono seriamente in contrasto con la ricerca di soluzioni pacifiche per la questione in Ucraina”.

Cosa prevede il piano di riarmo

Ieri, 6 marzo, in una riunione straordinaria del Consiglio Europeo i Paesi membri dell’Unione Europea hanno alzato il pollice a un piano da 800 miliardi di euro per il riarmo dei paesi membri e l’aumento delle spese destinate alla difesa, che sarà discusso in una prossima riunione prevista per il 20 e il 21 marzo.

Il piano per il riarmo dell’Unione (ReArm Europe) dà la possibilità ai Paesi Ue di aumentare il proprio debito oltre i limiti consentiti, senza rischiare procedure di infrazione da parte della Commissione, fino a un massimo di 650 miliardi di euro, per un periodo di quattro anni. Prevede inoltre un fondo da 150 miliardi di euro messi a disposizione dalla Commissione, da cui i paesi membri potranno ottenere prestiti per finanziare le proprie spese militari.

Nella riunione si è discusso anche del prolungamento degli aiuti all’Ucraina, dopo la rottura pubblica tra Trump e Zelensky, ma l’Ungheria guidata dal primo ministro Viktor Orbán si è opposta. Sul piano si voterà al Consiglio di fine marzo, quando sarà necessario il consenso di tutti i 27.

I rapporti con gli Stati Uniti

Dopo la partecipazione ai colloqui, ieri, a Bruxelles, dove ha esortato i leader europei a sostenere le sue proposte per una pace “piena ed equa”, Zelensky si recherà in Arabia Saudita, a Riad, la prossima settimana per i colloqui con gli Stati Uniti, con cui il presidente ucraino ha detto di aver ripreso a collaborare dopo la rottura consumatasi il 28 febbraio scorso presso lo Studio ovale della Casa Bianca. Dopo quell’incontro disastroso, gli Stati Uniti hanno sospeso gli aiuti militari all’Ucraina e la condivisione di informazioni di intelligence e da quel momento l’Europa ha avanzato la proposta di un riarmo dei propri Paesi.

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