La Russia è determinata a proseguire i suoi attacchi contro l’Ucraina fino a quando non avrà raggiunto i suoi obiettivi. E così, a distanza di poche ore dalla telefonata (a quanto pare, inconcludente) tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin, le esplosioni hanno rigettato nel terrore la notte degli ucraini. Kiev, la capitale, è stata ancora una volta il bersaglio russo. Colpite anche le regioni di Sumy, Kharkiv, Dnipropetrovsk e Chernihiv.

Secondo l’Ucraina, la Russia ha lanciato un numero record di 550 droni, 72 dei quali sono riusciti a penetrare le difese aeree,  e 11 missili. Una persona è stata uccisa e 26 sono rimaste ferite. Pesanti anche i danni: le autorità ucraine hanno fatto sapere che sono state colpite delle scuole e l’infrastruttura ferroviaria e che edifici e automobili sono stati avvolti dalle fiamme in tutta la capitale. Il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, ha riferito che anche il consolato polacco è stato danneggiato.

“E’ stata una notte brutale e insonne”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky descrivendo gli attacchi della notte passata come quelli “più palesemente significativi e cinici” della guerra. Zelensky ha sottolineato che ciò è avvenuto subito dopo la telefonata di Putin con Trump: “La Russia – ha commentato – dimostra ancora una volta che non ha intenzione di porre fine alla guerra”. Dopo la telefonata con Putin, Trump si è detto “deluso” dal fatto che il presidente russo non fosse pronto a porre fine alla guerra contro l’Ucraina.

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