Ristoratori, albergatori, centri sportivi, animatori, e anche i lavoratori dipendenti dei locali. In un centinaio a Napoli hanno protestato contro il coprifuoco e le altre restrizioni anti-Covid che stanno mettendo in ginocchio i piccoli imprenditori.
I manifestanti hanno portato il loro disagio in piazza, alle 23 di ieri, all’esterno della sede della Regione Campania. Chiedono un sostegno concreto alle istituzioni. Terminato il sit-in davanti a Palazzo Santa Lucia, una parte dei manifestanti ha dato seguito alla protesta con un breve corteo e blocchi stradali che hanno paralizzato il lungomare e via Santa Lucia.
Da questa sera, in Campania, gli spostamenti e le attività saranno bloccati dalle ore 23 alle 5. “Meglio chiudere”, sostengono gli imprenditori dell’intrattenimento. “Con queste restrizioni non si può andare avanti, ci fanno tenere aperte le attività solo per non darci gli aiuti”, afferma un manifestante.
Le misure a sostegno dell’imprenditoria messe a disposizione fino ad oggi si sono rivelate insufficienti. “Ma anche farraginose”, afferma Adele Mazzella, albergatrice. “Sono stata costretta a pagare una mia dipendente che stava a casa e alla fine non mi hanno accettato la richiesta di cassa integrazione”, racconta. Adele si deve destreggiare con la sua attività in un settore, quello del turismo, che è tra i più colpiti dalla crisi generata dalla pandemia da coronavirus. “Con lo stop dei voli, siamo dal mese di marzo che le presenze si sono quasi azzerate. Una piccola ripresa l’abbiamo avuta nel mese di agosto, quando sembrava che ci fosse un po’ più di ottimismo. Adesso questo pessimismo, questa politica martellante del terrore dei mezzi di comunicazione, hanno fatto di nuovo fermare tutto. Noi non siamo stati aiutati in niente dalle istituzioni, non abbiamo ricevuto nulla, non abbiamo avuto soldi a fondo perduto. L’unica cosa che ci è stata concessa, a chi però è completamente in regola con i pagamenti di banche e finanziarie, di indebitarci, per poi pagare le tasse, perché le tasse di quest’anno sono state rinviate e non annullate”.
In piazza non solo i piccoli imprenditori, anche molti lavoratori dipendenti, come Rita Bottino, che lavora in un lounge bar. “Riducendo gli orari di apertura, stanno riducendo gli orari di lavoro e automaticamente, facendo dei turni, si riduce lo stipendio”. A molti non è ancora arrivata la cassa integrazione. Lo urlano anche gli imprenditori in protesta.
A manifestare all’esterno della Regione Campania sono arrivati anche i titolari dei centri sportivi. “Abbiamo investito in questi centri per portarci almeno uno stipendio a fine mese con cui sfamare i nostri figli, e alla fine, dopo che ci siamo già indebitati per i 4 mesi di chiusura, siamo punto e a capo”, sbotta Luigi Esposito.
“Noi siamo disponibili anche a una chiusura concordata, però l’importante è che il Governo ci sia vicino”, dice Stefano Meer, ristoratore. Il giovane imprenditore elenca i punti su cui bisogna intervenire per far fronte alla crisi: “Innanzitutto una cassa integrazione da erogare in modo immediato e non dopo mesi e mesi, differimento dell’imposizione fiscale, cessione del credito per le erogazioni commerciali, e un abbattimento dei costi fissi delle utenze”.
La protesta è andata avanti pacificamente nella notte, per oltre due ore. Momenti caldi si sono registrati durante i blocchi stradali messi in atto da una parte dei dimostranti. Pochi facinorosi hanno creato qualche disordine ribaltando contenitori dell’immondizia pieni di bottiglie di vetro, ma sono stati subito bloccati dagli altri manifestanti.
Sul posto è intervenuta la polizia in assetto antisommossa. Nonostante la presenza degli agenti, diversi i manifestanti senza mascherina e assembrati, noncuranti dell’alto rischio di contagio da Covid, in una regione che da giorni fa registrare quotidianamente più di mille nuovi positivi a un virus che sta stremando anche l’economia e le attività dei soggetti ieri scesi in piazza.
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