“Da quando c’è il Covid torno a casa anche con zero euro”. Chei ha 30 anni ed è uno dei tanti venditori ambulanti di origine straniera che affollano le città del nostro Paese. Arrivato dal Senegal 9 anni fa, dopo un lungo viaggio che lo ha portato in Italia attraverso il Mediterraneo non prima di 2 mesi di prigionia in Libia, Chei vive grazie alla vendita di bigiotteria a Napoli. “Questo è un momento difficile per tutti, si lavora poco. Con questo lavoro noi paghiamo la casa. La gente ha paura, è normale. Anche noi abbiamo paura”, afferma mentre sistema la sua merce.

Con un piccole espositore poggiato sull’avambraccio e un mucchio di braccialetti in una mano, Chei fa avanti e indietro sul lungomare di Napoli. “Guarda, questi li ho fatti io. Con pelle di pecora”, dice mostrando dei braccialetti tra i suoi prodotti.  Prima che il Covid si estendesse anche nel nostro Paese, così riusciva a portare a casa fino a 35 euro. Oggi rientra anche senza niente. E a casa ad aspettarlo, in un piccolo appartamento preso in affitto tra i bassi di Forcella, c’è la moglie, 27enne, anche lei originaria del Senegal. è incinta. “Ci siamo conosciuti qui in Italia, in Calabria, sulla spiaggia di Scalea. Lei ora non sta lavorando. La pancia è troppo grossa. A gennaio deve partorire”, racconta. “Proprio ieri ci siamo fermati a discutere per capire come andare avanti. Abbiamo litigato, perché io torno a casa senza soldi. Abbiamo fatto la domanda per il reddito di cittadinanza, ma stiamo ancora aspettando”.

Chei sostiene di operare con partita Iva. Dice di avere tutti i documenti in regola. “Io ho tutti i documenti. Ho provato a fare domanda anche nei ristoranti e nelle pizzerie che ci sono qui, ma non ho trovato nulla. Quindi continuo a fare questo lavoro, non voglio andare a rubare”. Sono tanti gli ambulanti che affollano il lungomare di Napoli. Molti occupano i marciapiedi abusivamente con banchetti più o meno improvvisati. Chei, invece, si muove di continuo nei suoi abiti colorati. E’ il suo corpo l’espositore.

“Per noi questo Covid è un problema, perché noi lavoriamo solo così, al Sud non c’è lavoro. Io un giorno guadagno qualcosa e un altro no”,  rivela Samba, 57 anni. Anche lui originario del Senegal. Arriva ogni giorno da Caserta per vendere braccialetti a Napoli. “Da quando c’è il Covid ci sono giornate in cui non riesco a recuperare nemmeno i soldi del biglietto del treno”, racconta. “Senza il Covid, l’anno scorso, sul lungomare il sabato e la domenica guadagnavo 15-20 euro al giorno, quando le giornate erano belle e c’erano le persone”, spiega. “Le persone hanno paura – riferisce- e anche noi ci vergogniamo ad avvicinarci a causa del Covid”.

Samba vive da 20 anni in Italia. Con il suo lavoro mantiene la famiglia in Senegal. “Una moglie e 5 figli”, dice. “Sono tornato a luglio dal mio Paese. Ci ho passato 10 mesi”, racconta. E ora si trova a dover affrontare le difficoltà causate dalla pandemia. “Già prima c’era la crisi, ma ora è diventato più complicato”, afferma. “Ho preso casa a Caserta perché qui a Napoli volevano affittarmi solo bassi ed erano molto umidi”, chiarisce. Quindi, la decisione di spostarsi ogni giorno verso Napoli per vendere i suoi braccialetti. Samba prova ad andare avanti seguendo le indicazioni che arrivano dal web. “Guarda – dice mostrando il cellulare – lui ha detto che come ambulante con partita Iva io posso avere un aiuto”. E si affida a Dio. Come fa Chei: “Io non so come farò, non mi resta che sperare nell’aiuto di Dio. Non è facile”.

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