Chi lo porta in un portafogli, chi sulla pelle, chi su una maglia, chi nel nome. Maradona è ovunque, a Napoli. L’amore per il campione impregna anche le mura della città. In ogni angolo c’è una sua piccola immagine, una statuetta, c’è anche una teca che conserva un suo capello: “il capello miracoloso”.

Maradona a Napoli è un pezzo di famiglia. E ieri, alla notizia della sua morte, in molti si sono riversati nei suoi luoghi simbolo. I murales della città hanno attirato tanti tifosi e appassionati. Occhi lucidi, lacrime, lumini, striscioni. Un modo per salutare un uomo che per molti napoletani è stato più di un campione di calcio.

“Per noi Maradona era tutto. È come San Gennaro, non si dimentica. Oggi è il mio compleanno e mi ha fatto un bruttissimo regalo. Non sapevo cosa fare, oggi. Mi ha distrutto, è come se avessi perso un genitore”, dice un 43enne. Sul cellulare conserva la foto del papà con Maradona: “Questo è Maradona quando veniva a Forcella – spiega – Mio padre ebbe la fortuna di conoscerlo, e ancora oggi, a 74 anni, lo porta nel portafoglio come un santino”.

“È come perdere un nostro familiare. Lui rappresenta un po’ la Napoli che prima ha sofferto. Grazie a lui ci siamo ripresi. Non riesco nemmeno a parlare, talmente che sono emozionato per il fatto che è venuto a mancare”, dice un tifoso con lo sguardo rivolto verso il murale di Maradona dei quartieri Spagnoli. Lì, sotto l’immagine di colui che tutti tra le strade della città chiamano “Diego”, da due anni è nato un “museo” dedicato a Maradona. Sono esposti poster, statuette, foto. Ricordi del tempo passato. Tutto materiale che conservava un tifoso, Antonio Esposito, detto “Bostik”: “Ci ha dato tante soddisfazioni, sia come calciatore che come uomo che si reputa napoletano”, ha detto fuori al suo locale.

Esposito da giugno con le figlie ha aperto in quello spiazzo un bar ieri chiuso per lutto. “Abbiamo chiuso per lutto perché per noi Maradona era come un Dio, e se ne è andato un pezzo del nostro cuore con lui”, spiega la figlia Susi.  “Maradona – racconta – ha portato sempre emozioni e abbiamo avuto un dolore forte, come se fosse una persona di famiglia, perché abbiamo vissuto momenti bellissimi con lui. Io ero piccola e andavo a tutte le trasferte con mio padre. E mio padre è l’artefice di tutto questo. Il bar lo abbiamo aperto per rendere omaggio a Maradona”.

“È una grande tristezza, perché non avremo nel mondo un altro come Maradona. È unico”, commenta una donna di origine boliviana. Da 6 anni in Italia, anche lei ieri era sotto al murale dei Quartieri Spagnoli per rendere omaggio al “Dio di Napoli”.

 

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