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In Veneto trovati tre soggetti con variante inglese del virus Sars-Cov2. E non solo. Si attendono gli esiti per un contratto stretto di uno dei contagiati identificati.

Approfondimenti, poi, sono in corso su altre 8 varianti del virus trovate su alcuni campioni isolati a novembre scorso e che si caratterizzano per l’elevata contagiosità, dei ceppi che erano già stati individuati in Italia e in altri Paesi europei.

“Abbiamo scientificamente dimostrato che il virus estivo non c’entra niente né con quello della prima fase né con quello che abbiamo adesso. Il contagio di oggi non è con la mutazione che avevamo in estate”, ha affermato il presidente della Regione, Luca Zaia, in una conferenza stampa convocata questa mattina.

I positivi alla variante inglese del Covid

I soggetti risultati positivi alla variante inglese del Covid-19 sono arrivati negli ultimi giorni dal Regno Unito. Si tratta di due donne e un uomo. Uno ha poco più di 40 anni, gli altri sono più giovani. Due sono di Treviso, uno di Vicenza. E il contatto stretto di cui si attendono gli esiti dei test è di Vicenza. I tre contagiati sono in isolamento.

Le altre varianti del virus ad alta contagiosità individuate

Oltre ai tre casi di variante inglese del virus accertati su cinque campioni analizzati dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie, si è infatti scoperto che su 37 virus isolati nel mese di novembre nell’ambito di un progetto regionale, otto sono diverse varianti Sars-Cov2, due delle quali ad oggi non sono state ancora trovate in Italia e si presume possano essere tipiche del territorio.

Il direttore generale dell‘Istituto zooprofilattico, Antonia Ricci, le descrive come “singole varanti caratterizzate da elevata contagiosità, che quindi potrebbero spiegare l’elevata diffusione del virus”. “La maggior parte di questi virus – ha detto – appartengono a una variante che c’è in Italia e anche in altri Paesi europei, caratterizzata da una mutazione sulla famosa proteina spike che la rende più contagiosa”. Sui due ceppi per la prima volta identificati si effettueranno approfondimenti.

Gli esami che si stanno conducendo potrebbero spiegare la curva dei contagi che si sta delineando in Veneto, caratterizzata da un’alternanza di fasi in discesa e nuovi incrementi, un andamento molto simile a quello della curva inglese.

“I virus della prima ondata sono diversi dai virus della seconda ondata”, ha poi affermato Ricci avvalendosi di un grafico. La direttrice ha anche escluso, sulla base dei dati a disposizione, un collegamento tra i virus ora in circolazione e quelli dell’estate. Ha sottolineato, poi, l’importanza di caratterizzare i virus per poterne seguire il cambiamento e in modo da capire l’andamento dell’epidemia e intraprendere azioni di controllo mirate.

“Gli inglesi – ha detto – depositano tutte le sequenze che hanno in database pubblici. In Italia la maggior parte delle sequenze depositate sono degli istituti zooprofilattici. Sono 10 gli istituti a livello nazionale e stanno tutti sequenziando e tutti mettono a disposizione le informazioni. Questo è fondamentale”.


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