Fonte foto: pixabay

È tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, è affetto da una patologia irreversibile che provoca sofferenze fisiche o psicologiche reputate intollerabili dal paziente, è capace di decidere liberamente e consapevolmente e non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. Per questo, il Comitato etico dell’Asur delle Marche ha dato l’ok per il suicidio assistito di un paziente tetraplegico paralizzato da 10 anni a causa di un incidente, un marchigiano di 43 anni. È la prima volta che in Italia si concede l’autorizzazione.

I requisiti presi in considerazione per il via libera che è stato concesso, sono quelli stabiliti dalla sentenza Cappato-Antoniani della Corte Costituzionale del 2019 applicata per Marco Cappato nel caso dj Fabo, affinché il suicidio assistito possa praticarsi legalmente. Sono le strutture sanitarie pubbliche che devono verificare la presenza delle condizioni indicate nel provvedimento.

Il paziente da più di un anno aveva chiesto all’azienda sanitaria la verifica delle sue condizioni di salute per ottenere la somministrazione del farmaco letale che ponesse fine alle sue sofferenze e ora arriva la risposta. A darne la notizia è stata l’associazione Luca Coscioni, a cui il 43enne si era rivolto per un supporto.

L’organizzazione ha raccontato tutto il travagliato iter attraversato per giungere alla decisione di oggi: dopo un diniego dell’Asur (azienda sanitaria unica regionale) Marche, due decisioni definitive del tribunale di Ancona e due diffide legali all’Asur Marche, “Mario” (nome di fantasia) ha finalmente ottenuto il parere positivo del Comitato etico dell’azienda sanitaria unica regionale delle Marche. “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”, è il commento del 43enne riportato dall’associazione Luca Coscioni.

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