Fonte foto: pixabay

Il gas come arma di ricatto per il sostegno all’Ucraina. E’ questa l’accusa che contro la Russia lanciano Bulgaria e Polonia per l’interruzione nelle fornitura di gas. Il gigante russo dell’energia, Gazprom, ha tagliato le esportazioni verso i due Paesi, sostiene che il motivo sia nel rifiuto di pagare le consegne in rubli.

Gazprom è un multinazionale russa controllata dal governo della Federazione Russa, attiva nel settore energetico-minerario e, principalmente, nell’estrazione e vendita di gas naturale.

La Bulgaria, attraverso le parole del primo ministro Kiril Petkow, accusa Gazprom di aver violato il contratto. In un tweet Petkow ha detto che sta discutendo della situazione con il primo ministro della Grecia, Paese confinante con la Bulgaria. “Bulgaria e Grecia continueranno a collaborare per la sicurezza e la diversificazione energetica”, ha affermato. Ha poi aggiunto che ciò sarà di “importanza strategica sia per i Paesi che per la regione”.

La Polonia sostiene di poter gestire la situazione. Con la Bulgaria, non è il solo Paese ad essersi rifiutato di pagare le forniture in rubli. L’Ungheria è l’unico Paese europeo che si è reso disponibile a pagare il gas in rubli. L’Austria e la Germania, invece, che stanno continuando a pagare il gas russo in euro, non hanno subìto finora alcuna interruzione.

L’Ue, intanto, riferisce di aver messo in atto dei piani di emergenza sul gas. “L’annuncio di Gazprom è un altro tentativo della Russia di ricattarci con il gas. Siamo preparati per questo scenario. Stiamo delineando la nostra risposta coordinata dell’UE. Gli europei possono confidare che restiamo uniti e solidali con gli Stati membri colpiti”, rassicura la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.


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