Fonte foto: Flickr

Il referendum sulla giustizia si è rivelato un fallimento. Solo il 20,9 % degli elettori italiani è andato a votare sui cinque quesiti sui quali erano stati chiamati ad esprimersi. Non è stato, quindi, raggiunto il quorum (del 50% più uno dei votanti) per considerare valido l’esito del voto. Si è trattato del referendum meno votato dalla nascita della Repubblica italiana. Prima di quest’ultimo, il referendum con più bassa affluenza era stato quello del 2009 sulla legge elettorale.

La cancellazione della legge Severino, la separazione delle carriere dei magistrati, modifiche nella procedura da seguire per la candidatura dei magistrati al Csm, la limitazione dei casi in cui è consentito il ricorso alle misure cautelari in carcere, l’abolizione del divieto degli avvocati di votare nei consigli giudiziari a livello territoriale, che sono dei piccoli Csm locali nei quali si valuta la professionalità dei magistrati, erano i temi dei cinque quesiti del referendum. Chi si è recato alle urne ha deciso di votare principalmente per i “sì”, che sono stati la maggioranza, soprattutto sulle questioni riguardanti la magistratura.

La regione in cui si è registrata la più bassa affluenza è stata il Trentino Alto Adige, dove sono andati a votare il 13% degli elettori, seguita dal Molise (14%) e dalla Sardegna (14,5%). Il Veneto è stata la regione con più alta affluenza (26,8%), probabilmente perché il referendum era stato promosso dalla Lega, insieme ai Radicali. “C’è stato un complotto perché questo quorum non potesse essere raggiunto”, ha affermato il leghista Roberto Calderoli in conferenza stampa.

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