La funzione rieducativa della pena in Italia trova riconoscimento nell’articolo 27 della Costituzione italiana, che al terzo comma sancisce: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Fino al 1975, però, questo dettato costituzionale non è mai stato rispettato, perché la rieducazione dei detenuti avveniva attraverso pratiche consistenti in privazioni e che procuravano sofferenze fisiche. Le consentiva un regolamento carcerario del 1931.

Poi, la legge 354 del 1975 è intervenuta a rendere applicabile la finalità rieducativa prevista dalla Costituzione. E le attività, i laboratori in carcere sono aumentati. I detenuti sono diventati attori, panettieri, pasticcieri, sarti. Per raggiungere l’obiettivo di recuperare il detenuto è necessaria la collaborazione di più attori: le istituzioni, gli assistenti sociali, le imprese, professionisti, le organizzazioni no-profit. Con lo scopo di rieducare attraverso il cinema, a Napoli, le associazioni Arci Movie e Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) stanno portando la “settima arte” nel carcere di Poggioreale.

Nella casa circondariale più grande d’Italia per numero di posti e persone detenute, ai detenuti è stato concesso di partecipare a un ciclo di 16 incontri sul cinema iniziati il 5 luglio scorso. “L’obiettivo – spiegano in una nota le associazioni – è parlare e raccontare di cinema così da far immergere i reclusi in uno scenario diverso dalla realtà che vivono quotidianamente e affrontare, grazie all’arte del grande schermo, tematiche di stringente attualità”.

La realtà che i detenuti vivono quotidianamente è quella di un carcere sovraffollato. E con la pandemia gli spazi si sono ulteriormente ristretti. Dall’ultima relazione dell’Osservatorio dell’associazione Antigone, risalente a novembre scorso, risulta che a Poggioreale al momento della visita vi erano 2.190 persone detenute, a fronte di 1.571 posti regolamentari. La metà dei detenuti scontava una condanna definitiva.

Con il progetto “Cinema dentro e fuori” fino a 30 agosto 2022 le persone private dalle libertà ospitate nel carcere “Giuseppe Salvia” di Poggioreale potranno partecipare alle lezioni tenute da Roberto D’Avascio e Maria Teresa Panariello, il presidente e la responsabile della progettazione dell’associazione Arci Movie Napoli.

I laboratori si stanno svolgendo nella sezione delle “Lavorazioni” con i detenuti del “reparto Napoli” e nel “reparto Genova” e coinvolgono persone di ogni età. Il progetto prevede anche appuntamenti con alcuni ospiti. Domani i detenuti incontreranno Federico Cafiero De Raho, magistrato ed ex Procuratore Nazionale Antimafia e attuale Presidente del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale.

“Ripartiamo dal carcere e dai detenuti per parlare di cinema. Lo abbiamo fatto per tanti anni qui a Poggioreale con l’idea che il cinema sia un detonatore di sogni e un moltiplicatore di relazioni umane. E tutto questo si fa in modo avventuroso e sperimentale dentro un reparto, in mezzo a detenuti e sbarre, che ha mostrato grande simpatia e curiosità per il linguaggio delle immagini in movimento”, ha affermato Roberto D’Avascio, presidente dell’associazione Arci Movie.

Il leitmotiv scelto per questa edizione del progetto è il “Cinema di resilienza”, qualità emersa e condivisa da milioni di persone nel recente periodo storico che ha visto tutti privati delle proprie libertà in virtù di beni comuni da tutelare quali la salute pubblica e la sicurezza di ognuno di noi.

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