Nonostante siano stati tra i più penalizzati dalla pandemia, per i lavoratori di origine straniera l’occupazione è tornata a crescere nel 2021, fino a raggiungere un tasso del 57,8%. Nell’anno passato il loro contributo alla formazione del Pil del nostro Paese si è rivelato ancora fondamentale, attestandosi al 9% del totale nazionale. I dati sono quelli elaborati dalla fondazione Leone Moressa.

Nel 2021 si è confermata anche la crescita della presenza straniera in Italia, ma a ritmi inferiori rispetto a dieci anni fa: si concentra maggiormente nelle regioni del Centro Nord, in cui è anche più rilevante il contributo dei lavoratori stranieri all’economia del territorio. Di pari passo, l’incidenza maggiore degli occupati si registra al Centro-Nord, con tre regioni sopra il 12% (Emilia Romagna 13,0%, Lazio 12,6%, Lombardia 12,2%) e altre tre sopra l’11% (Toscana 11,9%, Veneto 11,6%, Umbria 11,0%). A livello regionale, quasi un quarto degli occupati stranieri si concentra in Lombardia (529 mila lavoratori).

Occupazione post-Covid in crescita

A gennaio 2022 gli stranieri regolari in Italia erano 5,2 milioni, ossia l’8,8% della popolazione e coloro che risultavano occupati alla fine del 2021 erano 2,26 milioni, pari al 10% degli occupati totali. Nel 2020 il tasso di occupazione degli stranieri era diminuito di oltre 4 punti, scendendo per la prima volta al di sotto di quello degli italiani. Per la precarietà lavorativa e l’assenza di tutela dal “blocco dei licenziamenti” che colpiscono i lavoratori stranieri, si immaginava un calo anche nel 2021, i numeri invece hanno fatto registrare una ripresa dell’occupazione (57,8%), anche se leggermente inferiore a quella degli italiani (58,3%).

L’andamento negli ultimi quattro anni conferma il calo avvenuto nel 2020 e la ripresa del 2021: l’incidenza rispetto agli occupati totali, pari al 10,3% nel 2019, è scesa sotto il 10% a causa della pandemia (9,8% nel 2020), per poi risalire al 10,0% nel 2021.

Secondo i ricercatori della fondazione Leone Moressa, “nonostante l’emergenza Covid abbia colpito fortemente i lavoratori immigrati, in quanto più precari rispetto agli italiani, il contributo dell’immigrazione in Italia continua ad essere fondamentale in molti settori. In questo senso, dovrebbe essere prioritario favorire gli ingressi legali e contrastare l’irregolarità”.

Con 1 lavoratore straniero su 6, l’agricoltura si conferma il settore in cui gli stranieri trovano maggiormente lavoro. I settori con la maggiore incidenza degli occupati stranieri sono l’agricoltura (18,0% del settore), edilizia (15,5%) e ristorazione (15,3%). Il 45,8% degli occupati stranieri si concentra nel settore dei servizi, specialmente quelli alla persona (es. professioni di cura e assistenza): si tratta di oltre un milione di lavoratori, pari al 9,1% di quel settore.

Occupati stranieri per settore di attività, 2021 (> 15 anni)

Settori Occupati stranieri

(migliaia)

Distrib. % Occupati

Totali

(migliaia)

Incidenza

Stranieri / Totale

Servizi 1.034 45,8% 11.323 9,1%
Manifattura 425 18,8% 4.577 9,3%
Commercio 227 10,1% 3107 7,3%
Costruzioni 222 9,8% 1.431 15,5%
Alberghi e ristoranti 184 8,2% 1203 15,3%
Agricoltura 165 7,3% 913 18,0%
Totale 2.257 100,0% 22.554 10,0%

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati ISTAT

Contributo pari al 9% del Pil italiano

La stima del valore aggiunto prodotto dagli occupati stranieri offre la percezione del contributo dell’immigrazione al Pil. Il “PIL dell’immigrazione” nel 2021 ammonta a quasi 144 miliardi, pari al 9,0% del totale nazionale. La maggior parte di questa “ricchezza” si concentra nel settore dei servizi, ovvero il comparto che registra il maggior numero di occupati stranieri. Se, invece, osserviamo l’incidenza per settore, i valori più alti si registrano in agricoltura (17,9%), ristorazione (16,9%) ed edilizia (16,3%).
A livello regionale, sono le regioni del Centro-Nord a registrare il maggior apporto economico da parte dell’occupazione straniera. In particolare, in tre regioni del Nord si rileva un’incidenza del PIL dell’immigrazione superiore al 10% del PIL regionale: Lombardia (12,7%), Veneto (11,7%) ed Emilia Romagna (11,5%).

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