Trascorse le prime due settimane di Ramadan in un clima relativamente tranquillo, con gli scontri alla moschea di Al-Aqsa iniziati martedì scorso e i disordini registrati in altre comunità arabo-israeliane è tornata a salire la tensione in terra di Gerusalemme.
Mercoledì 5 aprile, all’alba, la polizia israeliana ha fatto irruzione nella Moschea di Al-Aqsa, teatro di scontri anche nell’aprile dello scorso anno, quando durante il secondo venerdì di Ramadan la polizia israeliana entrò in contatto con una manifestazione di fedeli islamici.

Nelle scorse ore, la moschea di Gerusalemme, considerata da tutte le persone di fede islamica un luogo simbolo, è balzata agli onori della cronaca a causa di nuove violenze. Agenti israeliani avrebbero fatto irruzione nel luogo di preghiera dove – secondo fonti di polizia israeliana – “giovani stavano infrangendo la legge, alcuni mascherati avendo con sé fuochi d’artificio e pietre con l’obiettivo di disturbare l’ordine pubblico nella zona, oltre a profanare la moschea”, mentre le “forze di polizia hanno impedito ai trasgressori di chiudere le porte e barricarsi all’interno ed hanno aiutato i fedeli a lasciare la moschea”, come si legge nel comunicato riportato da The Times of Israel. L’intervento, quindi, secondo le stesse fonti, sarebbe stato necessario all’unico scopo di allontanare “agitatori” che si erano barricati nella Moschea con sassi, bastoni e fuochi d’artificio.

L’operazione delle forze di polizia israeliane si sarebbe conclusa con l’arresto di centinaia di palestinesi, tra questi numerose donne che si trovavano ad Al-Aqsa a pregare.
La polizia israeliana ha riferito di oltre 350 persone arrestate, “tra cui – riporta in una nota – individui mascherati, lanciatori di pietre e fuochi d’artificio e individui sospettati di profanare la moschea”.  Il Waqf, l’Ente per la custodia dei beni islamici, ha affermato che la polizia sarebbe entrata nella moschea prima che le preghiere terminassero.

Gli altri scontri

Altri disordini sono stati segnalati anche nelle comunità arabo-israeliane di Baqa al-Gharbiya, Arraba, Reineh, Kafr Kanna e Kafr Manda, nonché in Cisgiordania. Ad Umm al-Fahm, centinaia di persone hanno preso parte ad una marcia di solidarietà per Al-Aqsa, durante la quale rivoltosi avrebbero lanciato pietre contro la Route 65, secondo la polizia, violenze che avrebbero fatto scattare gli agenti intervenuti per disperdere la manifestazione. Durante la notte tra mercoledì e giovedì in diversi centri urbani vicini alla Striscia di Gaza avrebbero risuonato le sirene per avvertire di attacchi con razzi che, secondo quanto riporta Afp, sarebbero stati lanciati proprio dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano.

Le reazioni. Cosa si teme.

Nella situazione attuale, in continuo fermento, preoccupano particolarmente queste nuove tensioni. C’è chi parla di una “scintilla” che potrebbe appiccare un incendio di grandi proporzioni durante la Pasqua ebraica, in pieno Ramadan. Incidenti analoghi in passato, proprio sulla Spianata (il Monte del Tempio per gli ebrei), a maggio dell’anno 2021, sfociarono nella guerra tra Hamas e Israele, tra le più sanguinose degli ultimi tempi.
“Dopo che sono falliti tentativi di dialogo delle autorità con gli estremisti, che si sono rifiutati di far entrare fedeli musulmani nella moschea e che anzi hanno minacciato di disturbare le preghiere odierne del mezzogiorno, le forze di sicurezza – ha affermato il premier Benjamin Netanyahu – sono state costrette ad agire per riportare l’ordine”.


Proseguendo: “Israele si impegna a garantire la libertà di culto, il libero accesso a tutte le religioni e a mantenere lo status quo nel Monte del Tempio e non consentirà ad estremisti violenti di alterare questa situazione”.

“Un crimine senza precedenti”, sono queste le parole con le quali Hamas ha condannato quanto accaduto invitando i palestinesi in Cisgiordania ” a recarsi alla moschea di Al-Aqsa per difenderla”. Mentre il segretario generale dell’Olp, Hussein al-Sheikk ha dichiarato che l’assalto alla Moschea con l’attacco brutale ai fedeli richiede un’urgente azione palestinese, araba ed internazionale.  Dalla Francia si leva un forte appello a “rispettare lo storico status quo sui luoghi santi a Gerusalemme”. Secondo Parigi è necessario “astenersi da ogni azione che possa fomentare la violenza”, è quanto dichiarato dal portavoce del ministero degli Esteri francese, Francois Delmas. Anche dagli Stati Uniti si guarda con preoccupazione alla situazione degli ultimi giorni. “Invitiamo tutte le parti coinvolte a fare il possibile per evitare un’escalation”, ha dichiarato il coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby.

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