Un fiume infinito di arrivi, con un ricambio continuo che dura oramai tutto l’anno. Ristoranti e locali pieni, con un rincaro dei prezzi noto: una pizza è arrivata a costare anche 10 euro e il caffè 1,20 euro. Alberghi e B&B quasi perennemente sold out. A quest’ultimo aspetto, si contrappone l’altra faccia della medaglia: sempre meno abitazioni a disposizione delle famiglie del centro storico, costrette a spostarsi altrove o a subire rincari insostenibili in una città dal pil pro-capite da 8500 euro circa (18.000 euro su scala campana). E peraltro non è affatto detto si riesca a trovare un’altra sistemazione. A Napoli, alla stessa stregua delle altre città d’arte italiane, da Firenze a Venezia a Roma, passando per Milano o, all’estero, Barcellona, Berlino o Amsterdam, il boom turistico di questi anni ha portato benefici ad alcuni, ma solo problemi ad altri. A cosa ci riferiamo? Alla sempre più crescente trasformazione di abitazioni private in strutture ricettive, le famigerate case vacanze, che ha trasformato il cuore antico di Partenope in un’attrazione quasi da videogioco, con la vecchia identità oramai sparita quasi del tutto al netto delle antiche chiese, cappelle votive o i Pizzicagnoli (che peraltro stanno sparendo come tutte le botteghe storiche) e migliaia di famiglie espulse dall’area attorno a via Toledo, Tribunali, Quartieri Spagnoli, piazza Dante, solo per citare alcuni esempi.

I dati

In una recente indagine di mercato nel settore in cui è specializzato, la piattaforma Airdna, spulciando sui siti Airnbnb e Vrbo, per la città di Napoli ha rilevato che ci sono circa ottomila offerte e circa seimila interi appartamenti vacanza.

Già prima della pandemia l’aumento delle strutture vacanziere aveva raggiunto il 65%. In Campania sono previsti per il 2023 170.000 arrivi, + 12% rispetto a un anno fa, con Napoli e alcuni territori della sua area metropolitana – a cominciare da Pompei – a fare la parte della leonessa insieme alle isole di Capri e Ischia. Nel capoluogo la sostituzione delle abitazioni private in B&B et similia è in atto da oltre un lustro, ma il tanto atteso ritorno alla normalità dopo il biennio complicato della pandemia ha accelerato il processo. La cifra media per un pernottamento è di 90 euro, ma ci sono casi di spese da sostenere per un alloggio vacanze ben più esoso. Un esempio che conferma questa deriva lo dà la tariffa per 3 notti in una famosa struttura ricettiva del centro storico: 1500 euro per tre notti in un famoso bilocale del centro storico con camera da letto, due letti, cucina e bagno.

L’iniziativa

Vi sono alcune realtà napoletane che chiedono, anzitutto, politiche di contrasto alla speculazione, affitti calmierati e alloggi per gli studenti. Campagna per il diritto all’Abitare, la Rete Set, Rete dei Beni Comuni, Mi Riconosci Napoli, Asia – Usb, ADI Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, CAU – Collettivo Autorganizzato Universitario, danno appuntamento per il pomeriggio del 7 giugno in piazza Dante all’evento “Più diritto all’abitare – Meno Affitti turistici’’. L’evento è solo uno dei tanti che stanno portando avanti sul tema, da anni. Alfonso De Vito, uno degli organizzatori dell’iniziativa e membro del Comitato Magnammece o Pesone e della Campagna per il diritto all’abitare parla della prenotazione da 1500 euro per tre notti. “Se un proprietario di un immobile può prendere queste cifre dai turisti, perché dovrebbe affittare agli inquilini? Gli conviene convertire in casa vacanza”.

Residenti che non riescono a trovare casa

Nel frattempo, però, per molte famiglie del centro storico sono tempi bui per trovare un nuovo alloggio. Tell è venuto a conoscenza della storia di Anna (nome di fantasia perché non ha voglia di esporsi), che abita in una zona centrale dove però la vocazione popolare è marcata. La donna, sposata e con due figli piccoli, che convive con la mamma sofferente di alcune patologie, dovrà presto lasciare la sua abitazione perché le è stato notificato lo sfratto, così come ad altre famiglie dello stesso stabile. “Siamo andati a chiedere l’affitto per una piccola casa a Poggioreale (non proprio nel centro cittadino e in direzione della periferia orientale, ndr.). La cifra è di 600 euro, una pigione alta. Non solo: ci hanno chiesto numerose garanzie oltre a quelle della busta paga di mio marito, che sembra non bastare. Per altri appartamenti, lontani dal nostro luogo natìo, ci siamo trovati la diffida dal portare bambini piccoli come i nostri figli”. Epilogo possibile per questa famiglia e altre migliaia? La strada o occupazioni abusive, cosa che creerebbe di nuovo il circolo vizioso del dibattito sull’illegalità e l’abusivismo abitativo. Sempre Alfonso De Vito, di Magnammece O Pesone e della Campagna per il diritto all’abitare, allarga l’orizzonte del discorso. “Le locazioni turistiche sono quasi esentasse. Alcune sono proprio in nero, vanno sulla cedolare secca e quindi non pesano sull’Irpef e a volte presentata come integrazione al reddito. Oggi a Napoli una casa vacanza viene occupata per 170 giorni l’anno e fattura in un anno anche diverse decine di migliaia di euro .

La denuncia sui rincari per l’estate 2023

Agostino Ingenito, presidente Abbac Guestitaly e coordinatore europeo ospitalità rete Aeo Europa, denuncia a sua volta: “La vacanza degli italiani e degli stranieri nell’estate 2023 sarà all’insegna della speculazione, che dovrebbe essere calmierata da un organo di controllo ora assente. Al netto dell’abusivismo, il picco inflattivo sta determinando in tutt’Italia un aumento dei prezzi che in linea di massima oscilla tra i 10 e il 25%”. Ingenito è preoccupato nel ricordare anche” che l’Iva (al 22% ndr.) sulle commissioni per booking è stata introdotta solo quest’anno e soltanto dopo una verifica della Guardia di Finanza di Genova”.

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