Dopo il golpe in Niger dello scorso 26 luglio, domenica 6 agosto è scaduto l’ultimatum imposto dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) alla giunta che attualmente controlla il Paese, deposto il presidente Mohamed Bazoum.
Poco prima dello scadere, i golpisti avevano chiuso lo spazio aereo del Paese comunicando che fino a nuovo avviso non sarebbe stato riaperto ed avvertendo che qualsiasi tentativo di violazione avrebbe portato ad una “risposta vigorosa e istantanea”.

La Ecowas, domenica 30 luglio, si era detta pronta a intervenire militarmente laddove entro 7 giorni non fosse stato ripristinato l’ordine costituzionale ma, secondo fonti militari riferite al Wall Street Journal, l’organizzazione non avrebbe allo stato “la forza necessaria per partecipare a una simile operazione militare”.

Mentre vengono diffusi video nei quali centinaia di migliaia di nigerini inneggiano alle forze ribelli sventolando bandiere nigerine e russe, l’Europa guarda con forte preoccupazione alla grave crisi istituzionale e sociale dello Stato ed alle sorti del presidente Bazoum che – secondo le rivelazioni del Nyt – si troverebbe ostaggio a Naimey. Con lui ci sarebbero sua moglie ed il figlio di 22 anni e non avrebbero accesso ad acqua nè elettricità.

Il ruolo del Niger

Paese ricco di uranio ed oro, il Niger è partner strategico dell’Ue per frenare il flusso di migranti dall’Africa subsahariana ed è un territorio chiave della regione del Sahel, zona controllata anche da milizie armate di matrice jihadista come Boko Haram, Iswap e i Fulani, a cui potrebbe affiancarsi il gruppo dei mercenari Wagner. È stato proprio il Capo di Stato deposto, Bazoum, a lanciare un primo allarme in merito, attraverso le pagine del Washington Post: “Se questo tentativo di colpo di stato è una tragedia per i nigerini, il suo successo potrebbe avere conseguenze devastanti anche al di fuori dei nostri confini. Con la benevolenza di quelli che hanno pianificato il golpe e dei loro alleati, l’intera regione del Sahel centrale potrebbe precipitare sotto l’influenza russa tramite il Gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato messo in mostra in Ucraina”, ha recentemente scritto Bazoum.

In Niger, come nei vicini Paesi ex colonie della Francia, serpeggia un forte sentimento anti-occidentale che ha portato a vedere nella figura di Putin il nuovo “Salvatore”, l’uomo che li libererà dalla Francia e dallo sfruttamento dell’Occidente, e il timore è che la Russia stia approfittando di queste tensioni per radicare ed estendere la sua presenza in Africa.

L’esercito italiano

Oltre 2900 militari conterebbe il contingente Nato nello Stato africano: 1500 francesi, 1.100 americani e 350 italiani, di cui 65 sono rientrati domenica in Italia. È atterrato nella notte tra sabato e domenica all’ Aeroporto di Pratica di Mare il KC 767 dell’Aeronautica Militare con a bordo 65 militari del contingente italiano e 10 militari dell’esercito statunitense. Il personale italiano evacuato appartiene al contingente militare impiegato nella missione di addestramento “MISIN” in corso nel Paese africano.

Con questo volo la Difesa ha inteso aumentare ulteriormente l’autonomia logistica della base italiana in Niger, ottimizzando anche le sue capacità ricettive, qualora si renda necessario accogliere i connazionali civili e, in caso di urgenza, evacuarli. Ad oggi rimangono a Niamey circa 250 militari italiani. Per la prossima settimana sono stati pianificati ulteriori voli, secondo quanto viene comunicato dalla Difesa.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ai microfoni di Rds ha dichiarato: “Seguire la via diplomatica credo sia la scelta più giusta, perché dobbiamo scongiurare una nuova guerra nel continente africano. Abbiamo bisogno di stabilità, di pace. Ecco perché io ritengo sia giusto continuare il confronto. L’Italia è favorevole al ripristino della democrazia in Niger ma non si può neanche minimamente pensare ad un intervento militare italiano ed europeo. Lavoriamo per la liberazione del presidente Bazoum – ha aggiunto il titolare della Farnesina – ma a favore della democrazia, sempre attraverso il dialogo, sempre attraverso il confronto costruttivo”. Tajani ha poi garantito: “la nostra ambasciata rimane aperta con le garanzie di sicurezza”.

L’incontro Ecowas

Per il prossimo 10 agosto è fissato un incontro dei premier dei Paesi della Comunità africana per discutere dell’attuale crisi nigerina. Ad Abuja, sede centrale della Ecowas nonché capitale del Niger, è previsto l’incontro che riunirà i 15 premier della Comunità istituita nel 1975 con funzioni, tra le altre, di cooperazione per la sicurezza dell’Africa occidentale. Fino a qualche anno fa facevano parte dell’accordo anche il Mali ed il Burkina Faso, stati – entrambi sospesi a causa di colpi di stato – che negli ultimi giorni si sono schierati con gli autori del golpe del 26 luglio ed hanno inviato a Niamey una delegazione “in solidarietà”.

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