Quattordici articoli che resteranno in vigore per 5 anni formano il protocollo d’intesa Italia-Albania sulla gestione dei migranti siglato martedì 7 novembre dalla premier italiana Giorgia Meloni con il primo ministro albanese Edi Rama. Già lunedì 6 novembre la presidente Meloni aveva annunciato l’imminente accordo sui flussi migratori, un “patto” tra Roma e Tirana suggellato dalla premier nel giorno successivo con una stretta di mano ed una conferenza stampa con il suo omologo albanese.

Cosa prevede il piano

Secondo il protocollo l’Albania concederà all’Italia l’autorizzazione ad utilizzare alcune zone del proprio territorio – il porto di Shengjin e l’area di Gjader – per realizzare, a proprie spese, due strutture dove gestire l’ingresso, l’accoglienza temporanea, la trattazione delle domande d’asilo e di eventuale rimpatrio degli immigrati.

Come spiegato dalla premier Meloni in una lunga intervista a Il Messaggero, dalla primavera del 2024 i migranti messi in salvo nel Mediterraneo dalle navi italiane – non dalle Ong – saranno dunque trasferiti in Albania secondo quest’ accordo che non si applica a minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili. In ciascuna delle due strutture il numero dei migranti presenti nello stesso momento non potrà essere superiore a 3.000.

Tutti i costi di costruzione, per la gestione delle strutture, il trasferimento dei migranti, l’erogazione di servizi sanitari, saranno “totalmente a carico della parte italiana”, l’Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e la sorveglianza esterna delle strutture. Le aree verranno gestite secondo la pertinente normativa italiana ed europea, e per la risoluzione di eventuali controversie con i migranti ci si rivolgerà esclusivamente alla giurisdizione italiana. Quando per qualsiasi motivo verrà perso il titolo alla permanenza nelle strutture, l’Italia si impegnerà a trasferire immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese.

Il protocollo prevede che i migranti potranno restare nelle aree non oltre il periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Coloro che saranno presenti nelle strutture saranno sottoposti alla legge italiana in tutti i casi di nascita o morte, mentre nei casi di decesso, l’Albania metterà a disposizione dell’Italia un obitorio per la salma, da trasferire entro 15 giorni dalla morte.

Il diritto di difesa verrà assicurato ai migranti attraverso l’accesso alle strutture di avvocati, organizzazioni internazionali ed agenzie Ue che prestano consulenza ed assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana, europea ed albanese. È quanto si legge nell’intesa che prevede che i migranti potranno restare non oltre il periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Secondo il protocollo, a fine procedure, le autorità di Roma provvederanno all’allontanamento, con spese a carico dell’Italia.

Ai migranti non sarà possibile uscire dalle strutture. Infatti l’accordo precisa che “le competenti autorità italiane adottano le misure necessarie al fine di assicurare la permanenza dei migranti all’interno delle aree, impedendo la loro uscita non autorizzata nel territorio” albanese (sia durante le procedure amministrative che al loro termine, indipendentemente dall’esito). “In caso di uscite non autorizzate”, secondo il protocollo, le autorità albanesi riporteranno i migranti nelle strutture.

A chiudere il protocollo, l’impegno italiano a restituire le aree dedicate ai centri per i migranti all’Albania escludendo la corresponsione di un “indennizzo” per le eventuali migliorie apportate. Viene precisato che entro 6 mesi dalla scadenza del patto sarà possibile per le parti manifestare la non volontà di rinnovarlo, tacitamente l’accordo resterà in vigore per ulteriori 5 anni.

Le reazioni

La firma del Premier Rama a Roma ha scatenato pesanti reazioni nel centrodestra del suo Paese. “Il governo Meloni è sotto grande pressione per la gestione della crisi” dei migranti, e “il governo Rama non dovrebbe trasferire in Albania questa crisi”, ha tuonato il centrodestra albanese.

Nonostante “la gratitudine verso l’Italia, per quanto fatto negli ultimi 33 anni a nostro sostegno, noi non siamo ancora pronti ad intraprendere un simile passo”, così ha scritto su un social network il vicepresidente del parlamento, Agron Gjekmarkaj, membro del Partito Democratico. “Una struttura per i migranti al porto di Shengjin, secondo Gjekmarkaj, farebbe “svanire il sogno di questa importante località balneare nel nord del Paese di sviluppare il turismo”.

Secondo il leader del Pd, Lulzim Basha, il premier Rama “non avrebbe nessun mandato a negoziare con nessun Paese: l’Italia è un nostro alleato e partner – riferisce Basha – è un Paese amico, ma qui si tratta degli interessi nazionali”, ha continuato il leader accusando Rama di essere responsabile della fuga degli albanesi all’estero “mentre decide di far arrivare in Albania i migranti illegali”.

Sali Berisha, ex premier sempre di centrodestra, ha denunciato Rama per aver sottoscritto l’accordo “spinto solo dai suoi loschi interessi”, mentre dal Partito della Libertà (Pl) dell’ex presidente della Repubblica Ilir Meta il premier albanese viene accusato di “usare il Paese come se fosse una sua proprietà privata”.

Anche i media albanesi hanno contribuito ad alimentare le polemiche politiche ricordando una dichiarazione di Rama di esattamente 2 anni fa, novembre 2021, quando il premier promise che “l’Albania non sarebbe mai stato un Paese in cui altri Paesi più ricchi avrebbero allestito campi per i loro profughi”.

“Accordo modello” per Meloni

“Un modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra-Ue sul fronte della gestione dei flussi migratori”, così la presidente Meloni ha commentato l’intesa in un’intervista a Il Messaggero. “Rafforza – ha poi detto – il partenariato strategico tra Italia ed Albania e si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere in Europa solo chi ha davvero diritto alla protezione internazionale”. Si tratta di un “accordo dal grande spirito europeo, con il quale l’Albania si conferma non solo una nazione amica dell’Italia ma anche una nazione amica dell’Ue”, ha precisato la premier. Per il Presidente Rama “l’intesa viene dalla semplice riconoscenza che c’è in me e in tutti noi albanesi verso l’Italia, quando l’Italia ci chiede di dare una mano, anche se noi non possiamo risolvere l’enorme problema dei migranti, siamo onorati di darla”.

Critiche le opposizioni in Italia

Dura la reazione dei Dem con la segretaria nazionale, Elly Schlein, che a Radio Capital ha dichiarato sul patto: “Sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo. Giorgia Meloni – ha aggiunto Schlein – dovrebbe piuttosto convincere i suoi alleati nazionalisti europei a condividere l’accoglienza e non lasciare sola l’Italia”.

“Meloni nasconde la polvere della sua fallimentare politica migratoria sotto il tappeto albanese, lanciando l’ennesimo spot che non risolvere il problema”, è quanto dichiarano i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Politiche Ue di Camera e Senato, i deputati Elisa Scutella’, Filippo Scerra e Bruno Raffaele, i senatori Pietro Lorefice e Dolores Bevilacqua. “Dopo essersi resa conto che non si possono fare i blocchi navali e che non si può riempire l’Italia di Cpr, un’altra idea geniale: spedire tutti i richiedenti asilo maggiorenni soccorsi in mare dalle navi governative italiane in un due hotspot extraterritoriali in Albania a gestione italiana. I bambini accompagnati dal solo padre verranno separati? E chi valuterà la maggior età dei ragazzi? Ma soprattutto – osservano – che fine faranno le migliaia di migranti che in Albania vedranno respinta la loro richiesta di asilo o protezione internazionale?”.

“A giudicare dalle dichiarazioni del premier albanese Edi Rama, com’è ovvio che sia, questo resta un problema dell’Italia. Italia che oggi riesce a rimpatriare solo poche decine di migranti l’anno (56 da gennaio) per mancanza di accordi con i Paesi di provenienza. Quindi – sottolineano i parlamentari – alla fine l’Italia dovrà riprendersi dall’Albania tutti i migranti in attesa di rimpatrio, senza nessuna differenza rispetto ad oggi”. “Meloni si inventa soluzioni che non risolvono nulla, invece di fare l’unica cosa necessaria: lavorare su accordi europei di rimpatrio, su vie legali d’accesso in Europa con pre-selezione delle domande nei Paesi d’origine e distribuzione alla fonte e, in attesa di questo, su un meccanismo strutturale e obbligatorio di ricollocamento europeo. Tutto il resto significa prendere in giro gli italiani e lasciare sull’Italia il peso della gestione dei flussi migratori”, concludono i parlamentari.

Da Azione, Carlo Calenda, intervistato a “L’aria che tira”, ha spiegato: “Questo accordo non serve a niente, il modo giusto è lavorare con la Tunisia, come ha fatto Minniti con la Libia, per bloccare le partenze”.

Dall’Unione Europea una richiesta di dettagli

“Siamo in contatto con le autorità italiane, abbiamo chiesto di ricevere dettagli sull’accordo per la migrazione con l’Albania”, è quanto dichiarato da una portavoce della Commissione Europea, che ha aggiunto: “Prima di commentare dobbiamo capire cosa s’intende fare esattamente”. “L’accordo tra Italia e Albania, dalle nostre prime informazioni, sembra diverso da quello tra Gran Bretagna e Ruanda”, ha sottolineato la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, in un briefing con la stampa dove ha ribadito, tuttavia, che la Commissione ha chiesto ulteriori dettagli sull’intesa.

Il chiarimento di Piantedosi

“Non sono Cpr ma strutture come quella di Pozzallo-Modica, dove si trattengono persone, con provvedimento convalidato del giudice, per il tempo necessario per svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di persone provenienti da Paesi sicuri”, ha precisato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in audizione al Comitato parlamentare Schengen.

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