La legge 206 del 27 dicembre 2023 ha ufficializzato l’introduzione del liceo Made in Italy, un nuovo indirizzo liceale pronto a sostituire l’indirizzo socioeconomico di Scienze Umane. Si tratta di una delle novità più rilevanti nell’istruzione per l’anno scolastico 2024-2025. Ma non riguarderà tutte le scuole: ciascun istituto ha la possibilità di scegliere se aderire o meno al nuovo indirizzo di studi. E per comunicarlo agli Uffici scolastici regionali la scadenza è stata prorogata più di una volta, sino alla scadenza ultima del 18 gennaio 2024.

L’obiettivo del liceo, come esplicitato dal ministro dell’Istruzione, Valditara, è quello di avvicinare gli studenti alle conoscenze necessarie per la gestione di impresa e le strategie di mercato. In poche parole, preparare chi il prodotto Italia dovrà in futuro promuoverlo, valorizzarlo e “venderlo”. A tal proposito, abbiamo intervistato Vittorio Delle Donne, preside del Liceo Antonio Genovesi di Napoli, una realtà che, oltre al Liceo classico, vanta un indirizzo economico sociale di Scienze Umane.

Preside, la sua scuola ha aderito al progetto del Liceo made in Italy.

Sì, ma la nostra è un’adesione interlocutoria e provvisoria. Resta un punto interrogativo che pende soprattutto sulla Regione e sulle sue scelte. Ci siamo detti di aspettare sino alla fine del mese di febbraio per capire l’andazzo delle iscrizioni e i contenuti di questo indirizzo, qualcosa che deve dirci il Ministero. Sicuramente, serviva più tempo di preparazione per questa modifica ordinamentale. Come facevamo a informare i genitori di un percorso di cui non conosciamo nemmeno il piano di studio del triennio? Nel nostro caso, abbiamo iniziato a organizzare gli open day con le scuole medie da ottobre e nel consiglio orientativo il liceo del made in Italy è mancato. Ma poi restano troppi dubbi: se insegno inglese al classico so che farò letteratura, al tecnico economico farò inglese commerciale, ma al liceo del made in Italy? Cosa insegno?

Ma, in termini assoluti, questo profilo liceale meno umanistico di quello socioeconomico previsto per Scienze Umane e molto più manageriale e scientifico la convince?

Questa attenzione maggiore per il sistema produttivo non è un errore. Con il PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ex Alternanza scuola lavoro, n.d.r.), per esempio, abbiamo lavorato con slow food con cui abbiamo approfondito una bella realtà agroalimentare di eccellenza campana. È giusto compararlo con il socioeconomico di Scienze Umane, ma si tratta di percorsi diversi, che magari possono anche convivere. Dovremmo notare piuttosto che questo progetto rischia di sovrapporsi a quello tecnico economico, quello che prima era la scuola di ragioneria. Condividono il ricorso all’apprendistato, il potenziamento del PCTO e l’approccio più laboratoriale. Sarà che ora per essere ragionieri non basta più diplomarsi al tecnico economico ma serve studiare ancora, ed è forse in questo vuoto di formazione che il liceo del made in Italy può inserirsi.
Però, ammettiamo, che tre ore di economia politica, come previsto per i ragazzi del biennio, richiedono grandi doti di astrazione che non si posseggono spesso appena usciti dalle medie. Potrebbe essere un po’ prematuro. Poi, se è vero che riduce un’ora di seconda lingua straniera a favore della storia dell’arte, cosa che mi rende anche felice, in qualità di liceo economico dovrà puntare sui gemellaggi con scuole straniere e sui percorsi Erasmus che vanno consolidandosi sempre di più ormai.

Precocità e PCTO. Ma non è forse vero che il PCTO ingloba spesso gli studenti in percorsi di formazioni professionale spesso poco centrati? Quanto funziona oggi questa evoluzione dell’alternanza scuola lavoro?

Allora, nei tecnici professionali il riscontro è stato ottimo, nei licei meno, laddove i percorsi non sono stati funzionali e lontani dalla vocazione degli studenti. Dobbiamo capire che per i licei il PCTO è più orientante che professionalizzante. Il liceo ha il compito di solidificare una forte base culturale mentre i tecnici professionali quello di coltivare l’approccio operativo e pratico dello studente. Il liceo è detto tale perché è teorico. Senza teoria non è più liceo.

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