Nel corso dell’ultimo fine settimana i residenti del Vecchio Continente sono stati chiamati alle urne per decidere la composizione del Parlamento Europeo, l’ unica assemblea transnazionale al mondo i cui membri vengono eletti direttamente. Si è trattato della decima tornata elettorale dal 1979, anno delle prime europee, la prima dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (2020).

I 27 Paesi dove si è votato hanno quasi completato lo spoglio al termine del quale sarà chiaro chi siederà in loro rappresentanza nell’emiciclo a Strasburgo. Il numero di parlamentari che ciascun Paese ha eletto è stabilito in base al peso demografico di ciascuno e seguendo il principio della proporzionalità degressiva: l’ eurodeputato di un paese più grande rappresenta più cittadini rispetto all’ eurodeputato di un paese più piccolo. Il numero minimo di eurodeputati per qualsiasi paese è 6, mentre il numero massimo è 96.

Anche se in alcuni Paesi proseguono i conteggi, emergono i primi dati certi.
In Italia ed in Polonia i governi in carica sono usciti consolidati dal voto.
In Spagna si è ripetuto il risultato delle ultime politiche con i popolari avanti, i socialisti dietro e Vox, all’estrema destra, in crescita.
In Belgio è stato sconfitto il primo ministro Alexander De Croo che all’evento della notte elettorale dei liberali fiamminghi, ha dichiarato: “È una serata particolarmente difficile, abbiamo perso. Domani, mi dimetterò, sarò un primo ministro dimissionario. Ma i liberali sono forti, torneremo”.
In Germania ed in Francia l’avanzata dei sovranisti è stata direttamente proporzionale alla debacle dei partiti al governo.
Il Partito di Le Pen ha doppiato quello del presidente in carica Macron che, preso atto della sconfitta, ha sciolto l’Assemblée nationale indicendo elezioni anticipate.
In Germania l’estrema destra rappresentata da AFD, ha fatto registrare consensi di portata storica, soprattutto nell’est dello stato.
In queste due nazioni, come in Italia – i 3 Paesi che esprimono più deputati tra i 27 chiamati alle urne – già si prevedevano consensi che avrebbero favorito le formazioni di destra. Ed i risultati non hanno fatto che confermare le aspettative. La crescita di queste compagini nei tre maggiori paesi del Continente potrebbe incidere sul nuovo assetto del Parlamento europeo, ma questo dato politico emergerà con maggiore chiarezza prossimamente.

L’affermazione delle destre in Europa va di pari passo con la tenuta della “maggioranza Ursula” che, appunto, ha retto. Allo stato le attribuzioni dei seggi, che da questa legislatura salgono da 705 a 720, non sono ancora definitive. I 720 scranni del nuovo emiciclo vedranno la presenza di 96 europarlamentari tedeschi, 81 francesi e 76 componenti eletti in Italia, le nazioni con il minor numero di rappresentanti (6) resteranno Cipro, Lussemburgo e Malta.

Nella fase attuale, mentre si attendono i dati definitivi, i neoeletti si preparano a costituire i gruppi politici composti da eurodeputati che condividono le stesse idee politiche nel rispetto di alcune chiarissime regole: ogni gruppo dovrà essere composto da almeno 23 deputati provenienti da sette paesi dell’Ue; non sarà possibile aderire a più gruppi politici, ma un europarlamentare potrà scegliere di non aderire a nessun gruppo e di essere “non iscritto”.

Fra poco più di un mese gli eurodeputati si riuniranno in sessione plenaria per eleggere il nuovo presidente, i vicepresidenti ed i questori, e per decidere quanti deputati comporranno ciascuna commissione parlamentare.

Il Partito Popolare continuerà a rappresentare la prima forza con il gruppo più numeroso, del quale fa parte anche la presidente uscente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen che, ancor prima dei risultati definitivi, ha esultato: “Abbiamo vinto le elezioni europee, siamo il partito più forte, ancora di stabilità, e questo è un grande messaggio”.

I Socialisti e Democratici, pur avendo perso una manciata di europarlamentari, hanno resistito saldamente, di fatto smentendo alcune ipotesi circolate soprattutto negli ultimi mesi. La maggioranza in Europa vedrà protagonista, ancora una volta, dunque, l’asse PPE-S&D. A seguire, gli altri gruppi: i liberali che si confermano terza forza europea (nonostante il pessimo risultato in Francia del partito di Marcon), seguiti dai conservatori dell’Ecr, l’estrema destra di Identità e democrazia, i Verdi e la Sinistra ed infine i non iscritti, deputati non affiliati ad un gruppo. I Verdi, da quarto gruppo nella legislatura appena conclusa, diventano adesso il sesto.

Le elezioni in Italia

In Italia ha votato il 49,69% degli aventi diritto, mentre nel 2019 il voto per il rinnovo del Parlamento europeo aveva visto una partecipazione superiore, oltre il 50%. Meno di un italiano su 2 si sarebbe recato alle urne, stavolta facendo registrare un record negativo, tuttavia “in linea” con il calo dei votanti che da circa tre lustri si registra nel Paese. Infatti, se si esclude la tornata del 2004, quando l’affluenza fu del 71,7%, dal 2014 sono sempre di meno gli italiani a recarsi ai seggi per esprimere il proprio consenso in occasione dell’appuntamento con le europee. Nel 2014 votò il 57,22% degli aventi diritto mentre nel 2019 alle urne andò il 54,5%.

Il pieno di voti per il Presidente del Consiglio italiano, l’exploit di AVS (Alleanza Verdi Sinistra) e le pesanti bocciature di Bonino, Renzi e Calenda sono i primi dati a saltare all’occhio con la nuova ascesa per il partito di Schlein che arriva al 24% ed il crollo del M5S, al di sotto del 10% delle preferenze. FdI ha sorpassato la Lega e si è confermato il primo partito della Nazione, mentre il Pd si è rafforzato.

Grande la soddisfazione espressa dalla Premier per il suo partito: “Sono orgogliosa del fatto che la maggioranza che governa la Nazione sia disposta a crescere insieme”, ha dichiarato Giorgia Meloni, che ha incassato quasi 2 milioni e mezzo di preferenze. Il Vicepremier Tajani ha dedicato la vittoria di Forza Italia a Silvio Berlusconi: “Siamo la terza forza politica in Italia. Da parte nostra non ci saranno problemi per la tenuta della maggioranza”, ha assicurato.

Il Pd è cresciuto nei risultati affermandosi come la seconda forza del Paese. “Le distanze si sono accorciate, stiamo arrivando”, ha dichiarato il suo segretario, Elly Schlein.

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