“Ué Manuela, come stai? Che belle calze indossi oggi”. Manuela è una tossicodipendente. È appena arrivata per comprare droga. Dei bambini la riconoscono e la salutano. “Lo sappiamo perché viene qui, noi lo sappiamo cosa fanno qui”, dicono i piccoli.

A Brusciano, nel parco del quartiere 219, i bambini corrono e giocano tra tossicodipendenti che vanno e vengono ad ogni ora, ogni giorno. Nemmeno il lockdown ha fermato lo smercio di droga in quella che è diventata la più grande piazza di spaccio della provincia a nord-est di Napoli.

All’ombra di palazzi di 5 piani, messi su dopo il terremoto dell’Ottanta, lo spaccio appare ben organizzato. I tossicodipendenti arrivano dalla vicina stazione della Circumvesuviana o con mezzi privati e si infilano in un vialetto da cui si accede alle diverse scale di stabili abitati da decine di famiglie. All’ingresso c’è sempre una sentinella. E se in giro c’è qualche volto nuovo che si muove con atteggiamenti sospetti, dopo un po’ arriva qualcuno a fare domande.

Nonostante le numerose operazioni dei carabinieri e gli arresti e sequestri eseguiti negli ultimi anni, il “supermercato” della droga non ha mai cambiato la sua organizzazione e resta fiorente. Lo smercio avviene dal cancelletto esterno ad alcune scale, o all’interno degli edifici. Le tecniche adoperate e i posti tendono a cambiare.

“Molti miei amici sono finiti nel giro. Erano dei bravi ragazzi, poi il guadagno facile o la difficoltà a trovare un lavoro li ha spinti a entrare nello spaccio”, racconta un uomo del posto, una persona perbene, come le tante che resistono nel quartiere soccombendo all’illegalità che imperversa subito fuori la porta di casa. “Molte famiglie sono scappate – ci raccontano – ma c’è chi non può sostenere un affitto e non può andare via”.

Chi vive nel rione, se non è coinvolto nello spaccio, ci deve comunque convivere. Deve convivere con la paura di finire nel mezzo di una sparatoria, di vedersi l’auto danneggiata, con la possibilità di trovarsi le forze dell’ordine in casa per un controllo, con l’obbligo talvolta di chiedere il permesso agli spacciatori per entrare. Disagi che aumentano nell’area del parco dove si concentra la vendita della droga.

rione 219 Brusciano

Gli immobili sono di proprietà del Comune di Brusciano. Un tempo alcuni dei terranei erano occupati da attività commerciali, da associazioni. Ora l’unico esercizio commerciale è un bar dove si ritrovano gli adulti e dove i bambini vanno a comprare qualcosa di goloso. Altri locali al pianterreno sono stati invasi abusivamente e ristrutturati per diventare le rinnovate abitazioni odierne.

Gli edifici e le aree verdi versano da tempo nel degrado. Negli anni tante sono state le promesse urlate dai politici di turno in occasione delle elezioni amministrative. Promesse puntualmente disattese: dopo il voto, tutti spariti e problemi irrisolti.

Per i bambini la scuola continua ad essere l’unica reale alternativa alla strada, ma con la pandemia è venuta meno anche quella. L’istituto che frequentano si trova a due passi da casa. Nelle classi è difficile non trovare minori a rischio di devianza. Spesso sono piccoli che vivono con il dolore per il papà in carcere e un odio verso i carabinieri, perché sono solitamente loro a portarglieli via.

Giovanni (nome di fantasia) ha un talento innato per il disegno, lo mostra in maniera naturale mentre passa del tempo con i suoi coetanei. È un ragazzino gentile e molto educato. Capita che giochi a fare il boss con i suoi amici. Alcuni suoi familiari sono pregiudicati, qualcuno dopo il carcere è ritornato a occupare il suo posto ai vertici della piramide del “supermercato della droga” del quartiere.

Tra le palazzine della “219” a gestire la piazza di spaccio è uno dei due gruppi camorristici che negli ultimi anni si sono affrontati a Brusciano in una guerra che sembrava essersi sopita. La faida, iniziata nel 2017, ha fatto registrare un omicidio, diversi feriti, numerose sparatorie, incendi, attentati dinamitardi.

Lo scontro plateale e armato si era fermato da circa un anno, dopo l’arresto di diverse personalità ritenute dagli inquirenti di spicco all’interno delle due fazioni contrapposte. Ma da qualche mese le tensioni sembrano essere riesplose. Solo nelle ultime settimane si sono registrati incendi e violenze commesse con armi ed esplosivi. L’ultimo episodio emerso è l’aggressione a una persona che è stata sequestrata, legata e picchiata nello scantinato di uno degli edifici del rione, un seminterrato dove recentemente sono state scoperte numerose armi.

“Quel ragazzo era con lo scooter, lo hanno speronato e lui ha provato a trovare riparo nel supermercato, ma lo hanno raggiunto dentro. Lo hanno picchiato con il casco della moto e caricato in macchina”. È il racconto che rimbalza nel quartiere all’indomani della pubblicazione della notizia sui giornali. Ciò che è successo dopo, è stato ricostruito dai carabinieri grazie alle immagini registrate da telecamere di videosorveglianza.

L’aggressione si è consumata il 16 gennaio scorso. La vittima, prelevata con la forza dal vicino supermercato dove era scappata, era stata portata nel rione e, trattenuta per il collo, era stata condotta nel seminterrato tra schiaffi e pugni. Dopo 20 minuti le telecamere l’avevano ripresa mentre andava vai tentando di liberarsi il collo da qualcosa che vi era stato stretto, presumibilmente una delle fascette da elettricista che sono state recuperate successivamente dai carabinieri con del nastro da imballaggio. Le ferite procurate alla vittima avevano reso necessario il suo ricovero in ospedale. Per sequestro di persona e lesioni aggravate sono stati arrestati due pregiudicati del posto: il 27enne Savio Russo e il 36enne Mario Solina.

Una perquisizione effettuata dai militari dell’Arma presso l’abitazione di Russo ha permesso ai militari dell’Arma di rinvenire un’agenda con una contabilità, un passamontagna, denaro, orologi di pregio, un’arma scenica tipo mitraglietta e una pistola scacciacani. Estendendo le perquisizioni a tutta l’area, i carabinieri hanno scoperto un 47enne con una pistola a tamburo con matricola abrasa, delle marijuana e dell’hashish e un’agenda con una contabilità. Lo spaccio, intanto, va avanti come sempre, non ha subìto alcuna battuta di arresto. Il viavai dei tossicodipendenti continua, mentre la vita delle famiglie del posto procede tra la vendita al dettaglio delle sostanze stupefacenti.

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