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Un accordo internazionale per prevenire e combattere la violenza sulle donne, la Convenzione di Istanbul fu approvata nel 2011 in Turchia, quando il Paese era già governato da Recep Tayyip Erdogan. La Turchia fu il primo Paese a ratificare, e ora è il primo ad abbandonare.

Il ritiro dalla Convenzione significa venir meno agli impegni presi a protezione delle donne, in una Turchia che nell’anno 2020 ha fatto registrare circa 300 femminicidi (mediamente 1 al giorno) e dove dall’inizio del 2021 già se ne contano oltre 70.

I Paesi che hanno aderito alla Convenzione di Istanbul si sono impegnati a garantire alle donne il diritto a vivere senza subire violenza di genere, attraverso la previsione di reati perseguibili penalmente, l’adozione di norme dirette a garantire la concreta applicazione del principio di parità tra i sessi, contemplando il risarcimento per le vittime di violenza e sanzioni in caso di violazione delle regole. L’adesione alla convenzione implica l’impegno a promuovere campagne di sensibilizzazione, a favorire nuovi programmi educativi e a formare adeguate figure professionali. Impegni da cui ora la Turchia si è slegata.

Contro la decisione del presidente Erdogan migliaia di donne sono scese in piazza per manifestare il dissenso. Chiedono di ripensarci, vogliono giustizia e la fine dei femminicidi. Tra cori e striscioni, i manifestanti hanno innalzato le immagini delle donne uccise in Turchia. L’idea diffusa nel Paese è che Erdogan abbia scelto di abbandonare la Convenzione per accaparrarsi consensi nella destra più conservatrice.

Il presidente della Turchia non ha motivato la sua decisione. Per coloro che in Turchia si oppongono alla Convenzione – secondo quanto riporta il quotidiano turco Daily Sabah – l’accordo mina l’unità familiare, incoraggia il divorzio ed è stato utilizzato dalla comunità Lgbt per ottenere una più ampia accettazione nella società.

Poco dopo l’annuncio del ritiro, il vicepresidente Fuat Oktay ha dichiarato in un post su Twitter che il governo mira a promuovere la sua lotta per portare la reputazione e la dignità delle donne turche al livello meritato proteggendo la struttura sociale tradizionale. “Non è necessario cercare rimedi esterni o imitare gli altri per questo obiettivo fondamentale. La soluzione sta davvero nelle nostre tradizioni e costumi”, ha scritto Oktay.

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