Corpi statuari in mostra, capelli lunghi e biondi, sulla pelle bianca del viso risalta il rosso delle labbra. Camminano lungo i margini di una strada senza marciapiedi, a ridosso di distese di terreni coltivati dove non c’è un’anima viva. Sull’asfalto sembrano sfilare, fino a quando qualcuno non si ferma e le fa salire in auto. La pandemia non ha fermato il mercato del sesso a pagamento, nemmeno quello su strada. E c’è un posto in provincia di Napoli dove il numero di chi offre il proprio corpo in cambio di denaro è aumentato. A Marigliano, nell’area di Boscofangone, tra le campagne, qualche fabbrica e cumuli di rifiuti abbandonati, da anni si vende sesso. Ed è dall’inizio della pandemia che, alle donne dalla pelle ebano e ai transessuali, si sono aggiunte diverse ragazze originarie dell’Est Europa. Fino a un anno fa se ne contavano solo un paio, una delle quali ultrasessantenne che per la sua età veniva chiamata “la prostituta vecchia”.

Le nuove arrivate sono giovani e hanno tutte una macchina. Parcheggiano ai lati della carreggiata e aspettano che qualcuno si avvicini. Per consumare si spostano solitamente sulle auto dei clienti. Gli avventori non mancano, anche con il Covid-19. Gli affari si sono ridotti ma il mercato non si è mai fermato. Nemmeno la zona rossa frena la domanda. E di mascherine non se ne vedono sui volti di nessuno. “Io quando salgo in macchina voglio che almeno uno dei due la indossi”, dice una donna in attesa della prossima richiesta. Quasi a giustificarsi. “Abbiamo paura del virus, ma dobbiamo pur lavorare”, dice.

Non è difficile assistere a scene di sesso all’aperto lungo i circa due chilometri di strada costeggiati dalle meretrici. Qualcuno consuma in aree abbandonate, tra le sterpaglie e talvolta cumuli di rifiuti speciali. Altri invece usano come alcova le piccole casupole un tempo usate dai contadini come rimesse, piccole strutture per niente igieniche e oltremodo fatiscenti.

“Se mi dai un altro lavoro io smetto di prostituirmi”, dice una ragazza africana. Appoggia il suo corpo a un guardrail. Sul suo volto mascherato dal trucco cala un’aura di scoramento.  Le donne dalla pelle nera arrivano a gruppi. Diversamente da quelle automunite dell’Est, a loro qualcuno le accompagna in auto e prima del tramonto torna a prelevarle. Tra chi si prostituisce, c’è chi nega di avere un protettore. Qualcuna invece lo ammette, senza troppe remore o facendo attenzione a non alzare troppo la voce. Sicuramente pare esserci una regola tacita in base alla quale ognuno ha la sua postazione. “Quando sono arrivata ho avuto problemi con un transessuale. Pretendeva che mi spostassi”, racconta una delle ragazze, mentre prova ad adescare passanti in quella zona che da almeno un decennio ormai è una meta per chi è alla ricerca sesso occasionale.

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