L’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale ha revocato gli atti per la realizzazione di un deposito di gas naturale liquefatto (GNL) nel porto di Napoli. Il passo indietro è stato deciso da Andrea Annunziata, il presidente dell’Autorità in carica da inizio anno, che ha subito preso posizione rispetto al progetto presentato dalle multinazionali Edison e Kuwait Petroleum Italia, ora sottoposto alla valutazione di impatto ambientale (VIA) del Ministero della transizione ecologica. Il progetto vede contrari enti locali, cittadini, associazioni e comitati di Napoli e, in particolare, quelli della zona orientale del capoluogo campano.
Il progetto e i pareri contrari
Si prevede la costruzione di un serbatoio di ventimila metri cubi per lo stoccaggio di GNL e la ricezione di navi metaniere della capacità massima di trentamila metri cubi. L’infrastruttura, sfruttando la posizione strategica del porto di Napoli, punta a favorire l’uso di GNL come combustibile “alternativo e più sostenibile sotto il profilo eco-ambientale”, scrivono le multinazionali nello studio di fattibilità. Rispetto al progetto sono stati presentati due pareri – quello del Comune e della Città Metropolitana di Napoli – e otto osservazioni, tra cui quelle della VI municipalità di Napoli che amministra anche il quartiere San Giovanni a Teduccio nel cui perimetro ricade, in parte, il porto cittadino e, in particolare, la ‘darsena petroli’, ovvero l’area in cui dovrebbe essere costruito l’impianto GNL. L’ente di prossimità – insistendo sull’eliminazione della ‘darsena petroli’ e sulla bonifica del tratto di costa – considera la scelta del GNL nel porto di Napoli “poco opportuna per il pericolo intrinseco per l’ambiente nonché per la sicurezza” dell’area. L’argomentazione della municipalità di Napoli Est riprende quella delle quattordici realtà del terzo settore sociale – fondazioni, comitati, associazioni – che hanno espresso perplessità circa il fatto che il deposito comporterebbe un importante aumento del traffico su gomma e via mare in una zona della città ad alta densità abitativa e inserita nel perimetro del SIN, sito di interesse nazionale, ‘Napoli Orientale’, ovvero negli 830 ettari di suolo e falde da bonificare. Le realtà insistono sulla delocalizzazione degli impianti petroliferi così come previsto dal piano regolatore cittadino.
Il ‘no’ del sindaco De Magistris
In merito si è espresso anche il sindaco metropolitano Luigi De Magistris, primo cittadino del Comune di Napoli. In una lettera al Ministro per la transizione ecologica ha evidenziato di condividere “le preoccupazioni ed i richiami alla pericolosità immediata e futura di tale struttura”. Nella nota de Magistris scrive: “Il mio parere è negativo e Le chiedo di intervenire per impedire la realizzazione dell’impianto ritenendo lo stesso altamente pericoloso in quanto collocato in un’area che registra già un elevato numero di impianti esistenti”. Alle considerazioni politiche si affiancano quelle di natura tecnica. La Direzione Generale del Comune di Napoli, sulla scorta della valutazioni dei servizi tecnici, ha specificato il proprio parere negativo in quanto il progetto “non consegue la conformità urbanistica” e perché “per posizione e dimensione il manufatto progettato impatta su visuali e punti panoramici da mare e da terra”.
Mancate bonifiche e pericoli nell’area est
C’è chi insiste anche sull’aspetto della trasparenza. “La cittadinanza non è mai stata coinvolta né informata sulle procedure in atto tese alla realizzazione del deposito costiero di GNL” scrive un attivista di “K Marin”, che insiste sul fatto che la realizzazione dell’impianto GNL “confligge con le previsioni del piano territoriale di coordinamento provinciale, puntando di fatto a realizzare nell’area orientale un nuovo insediamento industriale in disaccordo con l’obiettivo di riqualificazione dell’area orientale di Napoli e il progressivo allontanamento degli impianti petroliferi”. Anche la Federazione di Napoli del Partito Comunista/Rifondazione ha presentato le proprie osservazioni: “Il quartiere di San Giovanni a Teduccio [è] uno di quelli con un rapporto standardizzato di mortalità tra i più elevati per cui si ritiene che occorra escludere l’area da ogni ulteriore sovraccarico di nocività e rischio per una condizione rilevata di eccesso di mortalità riconducibile al cumularsi delle attività industriali pregresse e attuali per le quali non si è mai attuata un’attività di bonifica e/o di limitazione opportuna”, scrivono la consigliera comunale Elena Coccia e il segretario provinciale del PRC di Napoli, Rosario Marra, evidenziando che la “concentrazione di impianti con sostanze pericolose […] aumenta i rischi di contesto”.
Patrimonio storico da tutelare
Particolarmente corpose le osservazioni presentate da Marco Sacco, presidente dell’associazione Voce nel Deserto, insieme a Paolo Fierro, vicepresidente di Medicina Democratica Napoli nonché esponente della Consulta popolare per la salute e la sanità del Comune di Napoli. Le considerazioni partono dall’importanza del patrimonio storico che insiste a ridosso della ‘darsena petroli’: il Forte di Vigliena, l’opificio della ex Cirio, il Dazio doganale sul Ponte dei Granili che “non possono subire ulteriori danni”. Gli attivisti spiegano che il “deposito di GNL sul molo Vigliena è incompatibile con il contesto urbano sia dal punto di visto normativo sia per i rischi che comporta la sua eventuale installazione, tenuto conto che l’impianto si aggiungerà agli altri già operanti”. Le motivazioni insistono sulla questione della sicurezza descrivendo il “possibile effetto “fireball” generato da eventi di natura puramente accidentale e potenzialmente in grado di innescare una reazione a catena nei numerosi stabilimenti a rischio di incidente rilevante”. Per questo chiedono una attività di “quantificazione e qualificazione delle sostanze pericolose” movimentate ed utilizzate nella ‘darsena petroli’ del porto cittadino.
Il SIN Napoli Orientale e la riqualificazione
I cittadini ritengono “evidente l’incompatibilità del progetto con il contesto locale per il quale è necessaria una vasta opera di riqualificazione e riconversione industriale”. Per loro la posizione dell’impianto GNL è una scelta errata: “Da un punto di vista sanitario ed epidemiologico bisogna sicuramente escludere il quartiere San Giovanni a Teduccio da ogni ulteriore appesantimento concernente la messa in opera di impianti che determinano un impatto ambientale” insistono, evidenziando “l’eccesso di mortalità riconducibile al cumularsi delle attività industriali pregresse”, convinti che “l’area situata nel SIN Napoli Orientale richiede un’attività di bonifica non ancora attuata e l’arresto di ogni altra attività potenzialmente inquinante”. Le motivazioni prendono in esame anche l’aspetto socio-economico: gli attivisti parlano di “impatto nullo, sia presente che futuro, sia sui numeri che sulla struttura del mercato del lavoro” e di “impatto negativo sull’immagine del quartiere e sulle possibilità di rigenerazione futura”.
Gnl sì, gnl no: il punto di vista di un ricercatore
C’è chi, invece, chiede cautela. “Manterrei separata la questione della localizzazione del deposito da quella dell’utilizzo del gas naturale liquefatto nel trasporto marittimo. In queste settimane si è fatta molta confusione” spiega Fabrizio Reale, ingegnere, ricercatore STEMS-CNR, il quale evidenzia: “Una cosa è l’analisi sull’opportunità che il deposito sia costruito a Napoli Est, altro è il discorso legato ad inquinamento ed ambiente: l’utilizzo del gas naturale come combustibile rispetto a quelli usati oggi sulle navi riduce l’inquinamento. Sbaglia, quindi, chi afferma che manifestare contro il GNL sia una battaglia per l’ambiente”. “Nel breve e nel medio periodo, tenendo conto che le navi hanno vita superiore ai 25 anni, il GNL è una valida soluzione per la transizione energetica per quanto riguarda il trasporto marittimo” precisa il ricercatore, che insiste: “Sulla decisione sul dove costruire un deposito di combustibile spetta agli enti preposti individuare la soluzione migliore che tenga conto anche delle esigenze di un territorio che “ha dato” già tanto senza ricevere quasi mai compensazioni adeguate, senza scadere però in pericolosi effetti ‘nimby'”.
Cosa accadrà ora?
Alla decisione dell’Autorità portuale, presieduta da Andrea Annunziata, di revocare gli atti per la realizzazione dell’impianto GNL nel porto hanno fatto eco le parole del vicesindaco del Comune di Napoli, Carmine Piscopo, il quale ha spiegato “l’amministrazione è impegnata nella collaborazione con l’Autorità di Sistema Portuale per la redazione di un nuovo Documento di Pianificazione Strategica di Sistema Portuale, che vede tra gli obiettivi il recupero della balneabilità e dell’accessibilità al mare”. L’esponente della giunta ha evidenziato che il Comune punta alla “trasformazione ecologica dell’area orientale da zona industriale a grande parco urbano attrezzato, con spazi collettivi, attrezzature pubbliche, servizi urbani integrati, aree per lo sport e basse quote di residenze eco-compatibili”. L’ultima parola spetta al Ministero che dovrà valutare la fattibilità del progetto presentato dalle multinazionali.
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