Fonte foto: portal R7 (twitter)

Sono 28 i soggetti sospettati di aver assassinato il presidente di Haiti, Jovenel Moise. Ventisei sono colombiani e due haitiani-americani. Si tratterebbe di mercenari. Ma resta il mistero su chi li abbia ingaggiati e per quale motivo.

Alcuni dei sospetti catturati sono stati mostrati dalla polizia in una conferenza stampa. Stando a quanto riporta il giornale haitiano le Nouvelliste, in sette tra i presunti assassini sarebbero stati uccisi in scontri a fuoco con la polizia. Almeno quindici, invece, sarebbero quelli fermati. Tra i soggetti accusati dell’uccisione del presidente, uno aveva lavorato come guardia di sicurezza presso l’ambasciata canadese a Port-au-Prince, due avrebbero riferito a un giudice, Clément Noel, che stavano lavorando come traduttori.

Il giudice Noel, intervistato da le Nouvelliste, ha rivelato: “Hanno detto che erano traduttori. La missione era quella di arrestare il presidente Jovenel Moïse, nell’ambito dell’esecuzione di un mandato per un giudice istruttore e di non ucciderlo”. Alla domanda su chi ha promosso la missione, uno dei ha detto di aver “trovato questo lavoro su internet”.

Secondo quanto riferito a the Guardian da una specialista di Haiti della California State University, Alyssa Goldstein Sepinwall, , Moïse si era fatto così tanti nemici durante i suoi quattro anni e mezzo al potere che cercare di indovinare chi aveva tramato il suo assassinio era come un gioco particolarmente complesso di Cluedo. “Erano mercenari per qualcuno. La domanda è chi li ha assunti”, ha detto Sepinwall, che ha elencato gli oligarchi haitiani, i cartelli della droga sudamericani e persino gli agenti statunitensi come gruppi che si vocifera ad Haiti possano essere dei plausibili colpevoli, sebbene ritenga improbabile l’ultimo.

L’assassinio del presidente è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, e sembra sia stato pianificato nei minimi dettagli. Da settimane i mercenari fermati si trovavano ad Haiti e stavano organizzando l’imboscata. Con il passare delle ore stanno emergendo ulteriori dettagli su quanto è accaduto nell’assalto. Un giudice ha detto a le Nouvelliste che Moise è stato “trovato sdraiato sulla schiena, con pantaloni blu, una camicia bianca macchiata di sangue, la bocca aperta, l’occhio sinistro cavato”. Sarebbe stato ferito con dodici colpi di arma da fuoco. Gli assalitori avevano legato il personale domestico e hanno ferito anche la moglie di Moise, Martine, trasferita in un ospedale in Florida, dove si trova ancora in condizioni critiche ma stabili.

Intanto continua a rimanere irrisolta anche la questione su chi debba subentrare a Moise a capo del Paese. L’incarico dovrebbe essere affidato al primo ministro, ma il presidente qualche giorno prima di essere ucciso ne aveva nominato uno nuovo – Ariel Henry – che non ha ancora prestato giuramento. Per questo, il primo ministro uscente, Claude Joseph, sostiene che sia lui a dover assumere il comando di Haiti fino alle elezioni presidenziali previste per la fine dell’anno. In questa confusione, un gruppo di partiti ha proclamato un nuovo presidente, Joseph Lambert, con Henry primo ministro, rendendo la situazione ancora più instabile.

Il caos fa temere per nuovi scontri e violenze. In previsione, Haiti ha chiesto agli Stati Uniti l’invio di truppe per proteggere le proprie infrastrutture.

Se vuoi sostenere tell, inviaci una donazione o scrivici a info@tellonline.it per la tua pubblicità sul nostro sito.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here