Fonte foto: screenshot video

Quattro persone sospettate di aver ucciso il presidente di Haiti, Jovenel Moise, sono state ammazzate dalle forze di sicurezza in una caccia ai killer che, a quanto pare, non risparmierà altre vite. “Saranno uccisi o catturati”, ha detto il capo della polizia, Leon Charles, intervenendo in televisione. “Li abbiamo bloccati mentre lasciavano la scena del crimine – ha rivelato -. Da allora, abbiamo iniziato a combattere con loro”.  Altri due presunti aggressori sono stati arrestati. Secondo quanto riferito da Charles, tre agenti di polizia erano stati ostaggio dei presunti uomini armati e sono stati liberati ieri sera.

Moise, 53 anni, è stato ucciso martedì mentre si trovava nella sua residenza privata a Port-au-Prince, capitale di Haiti. Nell’agguato è stata ferita anche la moglie, Martine, che, secondo quanto riporta la Bbc, è stata trasferita in Florida in aereo e sarebbe in condizioni critiche ma stabili. Dopo l’assassinio, è stato proclamato lo stato d’assedio sul territorio nazionale: non è consentito assembrarsi ed è possibile impiegare i militari in ruoli di polizia.

Il Paese vive in condizioni di povertà estrema e le catastrofi che si sono susseguite negli ultimi 16 anni non hanno fatto altro che aggravare la situazione: prima l’uragano Jeanne nel 2004, poi nel 2010 un terremoto che ha causato la morte di circa 200mila persone, infine, nel 2016, l’uragano Matthew.

Sotto la presidenza di Moise, Haiti aveva dovuto fare i conti anche con un’instabilità politica che aveva portato in piazza numerose proteste, riesplose quando il presidente è rimasto in carica oltre quella che per gli oppositori era la scadenza del suo mandato, a febbraio scorso. Le accuse di frode elettorale sulle elezioni del 2015 avevano portato a un ballottaggio presidenziale rinviato per due volte, ritardando così il suo giuramento, per questo Moise aveva ritenuto che il suo mandato dovesse proseguire fino alle elezioni presidenziali previste per l’autunno di quest’anno.

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