Via Tavernola Casa Vecchia è una strada di Napoli sconosciuta ai più, quasi sempre semi-deserta e interessata perlopiù dal traffico di mezzi pesanti che caricano e scaricano merci nelle diverse fabbriche della zona. Tra queste c’è anche lo stabilimento Whirlpool per i cui dipendenti è scattato ieri il licenziamento collettivo dopo mesi di dura vertenza, una delle tante crisi di lavoro attive lungo lo Stivale.

Una doccia fredda per i lavoratori che ieri hanno raggiunto Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dove è arrivato il premier Mario Draghi in visita al carcere “Uccella”. I dipendenti Whirlpool hanno chiesto al presidente del Consiglio dei ministri di far sentire la sua voce alla multinazionale degli elettrodomestici e, soprattutto, hanno chiesto garanzie per la propria occupazione. Questa mattina gli operai della fabbrica – che insiste nel quartiere Barra, nella zona orientale del capoluogo campano – hanno bloccato l’accesso dell’aeroporto di Napoli Capodichino. Slogan e striscioni sono quelli di sempre contro la multinazionale che ha ufficializzato le intenzioni nel corso della riunione online con il ministero di Sviluppo Economico: non solo è stata avviata la procedura di licenziamento per 340 lavoratori ma sono state rifiutate le tredici settimane di cassa integrazione in quanto lo stabilimento di Barra sarebbe diventato insostenibile.

“Con questo ennesimo atto la Whirlpool continua a venir meno agli impegni istituzionali e alle leggi della democrazia italiana” afferma Vincenzo Accurso, operaio dello stabilimento di Napoli Est, che spiega: “Rifiutando la possibilità di richiedere le 13 settimane di cassa integrazione, e aprendo la procedura, chiude i rapporti con sindacati e governo e si sottrae ad un tavolo di confronto per trovare soluzioni condivise”. “Questo ennesimo attacco non è solo contro i lavoratori Whirlpool di Napoli ma è un contro la Costituzione italiana e contro la sovranità del Paese” insiste Accurso (Uilm) che, nel chiedere al Governo di schierarsi al loro fianco, aggiunge: “L’Italia non è una colonia dove le multinazionali possono attingere a fondi di Stato e poi andare via ma un paese democratico fiero, autonomo e libero. E’ per questa libertà che lottiamo e difendiamo i diritti di tutti attraverso la nostra lotta”.

Non meno duro il commento dei segretari generali Fim Cisl Campania e Napoli, Raffaele Apetino e Biagio Trapani, che parlano di “comportamento vergognoso, senza rispetto per le persone, il territorio e le istituzioni” e, sulla scelta della Whirlpool, commentano: “Un’azione senza logica, visto che c’è la possibilità di utilizzare le 13 settimane di cig a costo zero per l’azienda necessario per discutere e trovare una soluzione positiva”. “Questa notizia è l’ennesima profonda ferita che subisce il territorio di Napoli e Campano che rischia di perdere un’altra importante azienda e lasciare senza reddito 340 famiglie dirette e dell’indotto” insistono i due sindacalisti di Fim Cisl che chiedono a Draghi di convocare la multinazionale.

Un atto di sciacallaggio secondo Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e responsabile elettrodomestico, e Rosario Rappa, segretario generale Fiom-Cgil Napoli. “L’avvio della procedura di licenziamento interrompe il dialogo con l’azienda e rompe le relazioni sindacali impedendo così di trovare una soluzione condivisa per il futuro del gruppo e dello stabilimento di Napoli” si legge in una nota nella quale si specifica che Whirlpool, con questa procedura, non ha tenuto cura “delle sollecitazioni del governo e dei sindacati di avvalersi delle ulteriori 13 settimane di cassa integrazione in ottemperanza all’avviso comune siglato da Cgil, Cisl e Uil. Whirlpool ha ammesso di voler approfittare della finestra temporale dello sblocco dei licenziamenti per procedere, nonostante gli utili in aumento negli ultimi due anni”.

Del destino dello stabilimento Whirpool di Napoli Est ha parlato anche Alessandra Todde, vice del Ministero dello Sviluppo Economico: “In questi mesi sono stati messi a disposizione dell’azienda decine di milioni di euro di supporto da parte del governo con la cassa integrazione gratuita fino ad ottobre e un piano di reindustrializzazione su cui stiamo già lavorando. Questa scelta dell’azienda è incomprensibile”. La viceministro ha anche annunciato una interlocuzione con lavoratori e sindacati e un prossimo tavolo con la multinazionale. Cosa ne sarà dello stabilimento di Barra? Questa la domanda che si pongono i lavoratori. Si spera, a questo punto, in qualche gruppo importante industriale che sia in grado di assorbire il personale dello stabilimento a ridosso di via Argine e rilanciarlo: non è chiaro se ciò possa avvenire nello stesso settore (quello degli elettrodomestici) o meno. Intanto gli operai continuano a farsi sentire con la mobilitazione, l’unico “rumore” in quest’angolo di Napoli Est oltre quelli dei pesanti tir che trasportano la merce ovunque ma non nello stabilimento Whirlpool.

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