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Hanno invaso l’Afghanistan nel giro di poche settimane e dopo una repentina e incontrastata scalata al potere hanno preso il controllo di tutto il Paese riportando nel terrore gli afghani. Ma chi sono i talebani? Dove nascono? Il movimento dei talebani affonda le sue radici in un passato non troppo lontano. Nacque all’inizio degli anni Novanta a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. All’epoca, il Paese era flagellato da una guerra tra fazioni di mujaheddin (combattenti) che ambivano al potere dopo la ritirata nel 1989 dei sovietici.

La parola “talebani” vuol dire, letteralmente, “studenti”. E fu usata per indicare gli studenti delle scuole coraniche (le madrase) inizialmente arruolati nel movimento.  I talebani, islamisti sunniti con a capo il mullah Mohammad Omar, si proposero come gruppo che avrebbe posto fine alla corruzione e alla guerra civile. Così, nel 1996 riuscirono a salire al potere. Iniziò un periodo buio per l’Afghanistan, terminato nel 2001, con l’arrivo delle truppe internazionali guidate dagli Stati Uniti rimaste nel Paese negli ultimi 20 anni per combattere il terrorismo nella terra da cui erano partiti i kamikaze degli attentati avvenuti negli Usa.

La visione fondamentalista dell’Islam

Sotto il regime dei talebani, diritti erano stati negati alle donne e le minoranze. Si uccideva e si usava la violenza contro i nemici e contro tutti coloro che non rispettavano la sharia, la cosiddetta “legge di Dio”, un insieme di principi a cui devono ispirarsi i comportamenti dei musulmani e che i talebani interpretano in maniera fondamentalista.

Nella visione integralista dei talebani, le donne non possono andare a scuola e lavorare, devono indossare il burqa, non possono ascoltare musica, andare al cinema, cantare. Secondo la loro interpretazione della sharia, è prevista la pena della lapidazione per adulterio.

L’idea di tornare indietro, spaventa le donne, che dal ritorno dei talebani si sono trincerate nelle loro abitazioni e hanno ricominciato ad acquistare i burqa. I fondamentalisti al potere hanno però manifestato un atteggiamento più moderato nei loro confronti: hanno annunciato che le donne potranno andare a scuola, lavorare, ricoprire cariche governative, ma sempre nel rispetto della sharia. Inoltre hanno comunicato che non si vendicheranno dei collaboratori del precedente governo e che si impegneranno a interrompere la produzione di oppio. Resta lo scetticismo e si attende di capire quanto è vero ciò che hanno promesso e concretamente cosa significa quel “nel rispetto della sharia”. A poche ore dalla conferenza stampa in cui hanno comunicato tali promesse, dei combattenti hanno sparato su una folla di manifestanti che protestava nella città di Jalalabad.

La gerarchia dei talebani

Dall’uccisione nel 2016 di Akhtar Mansour, ammazzato in un attacco di droni statunitensi, il leader dei talebani è Haibatullah Akhundzada, uno studioso di diritto islamico di 60 anni, principale consigliere religioso del mullah Omar e massimo giudice religioso dei talebani negli ultimi decenni. I suoi vice sono il mullah Ahmed Ghani Baradar, uno dei fondatori dei talebani, rientrato ora in Afghanistan dopo venti anni di esilio, il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del mullah Omar, e Sirajuddin Haqqani, figlio di un comandante mujahidin.

Come si finanziano i talebani

La produzione di oppio sembra essere la principale fonte di finanziamento dei talebani: secondo un rapporto dell’Onu del 2020 il gruppo fondamentalista afghano detiene l’84% della produzione mondiale degli ultimi 5 anni considerati. Anche quella di metanfetamina sembra garantire dei buoni introiti, per la presenza abbondante nelle regioni montuose centrali dell’ephedra, la pianta da cui si estrae il principio attivo per la sua produzione.

Lo sfruttamento di siti minerari sotto il controllo dei talebani permette anche di rendere fruttifera l’estrazione di ferro, marmo, rame, zinco e altri metalli: il sottosuolo afghano è ricco di risorse minerarie e fossili, di metalli, pietre preziose e di marmo. I talebani poi riescono a finanziare le proprie attività con le estorsioni e le tasse imposte fino ad oggi in diverse regioni della nazione.

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