Scarpe, cappotti, giocattoli, del materiale elettronico. Ai mercatini della monnezza di Napoli si può trovare di tutto a pochi euro. Prodotti recuperati dalle pattumiere e messi in vendita all’ingresso della città: dai cassonetti passano direttamente al mercato. È il chilometro zero della spazzatura. Abusivo e illegale. Alla luce del sole.

Neanche il Covid ha intaccato il commercio illegale del materiale recuperato dall’immondizia. Dopo due anni di pandemia i mercati della monnezza sono ancora lì, in piazza Garibaldi. Appaiono e scompaiono in base agli interventi delle forze dell’ordine.

“La polizia municipale va via da qui alle 20,30. Poi arrivano la polizia di Stato, o la guardia di finanza, dipende da come si mettono d’accordo”, dice uno degli abusivi intenti ad ammucchiare la mercanzia esposta, per lasciare la piazza occupata da circa un’ora.

I venditori sono principalmente di origine straniera. Davanti al Babbo Natale gigante che per le feste natalizie illumina la piazza, arrivano con borsoni e carretti, stendono un telo a terra, espongono la merce e restano a trafficare articoli-rifiuti fino a quando non arrivano le forze dell’ordine a sgomberarli.

Da qualche anno la polizia è impegnata nella zona con un presidio fisso. Il controllo delle forze dell’ordine è costante. Ma questo non basta a scoraggiare gli abusivi, che talvolta riescono a esercitare la vendita anche in presenza degli agenti.

Uno, due, tre euro, questi sono più o meno i prezzi degli prodotti che offrono. E dietro il commercio illegale della spazzatura c’è chi ha sviluppato un vero e proprio giro di affari: persone di etnia rom che, oltre a esercitare la vendita diretta, smerciano i rifiuti agli stessi venditori dei mercati della monnezza a pochi centesimi di euro, o adottando strategie come una vera e propria attività all’ingrosso.

“Io compro dai rumeni, i bulgari (rom, ndr)”, dice un venditore. È originario dell’Africa centrale e fa il mercato della spazzatura da quando è arrivato a Napoli, a febbraio scorso, dopo 20 anni passati a Milano. “Lì lavoravo, ho versato i contributi”, racconta. Ora vende spazzatura, che compra da persone di etnia rom. “Loro sanno che io vendo a 1 euro e, per esempio, mi vendono tre paia di queste a 1 euro”, spiega mostrando delle scarpe eleganti da uomo. “Ma i rom i prodotti che vendono non li prendono solo dall’immondizia – precisa -. Sono anche quelli che gli italiani non usano più. Tu li lavi, li stiri e li metti in una busta. Loro passano, la vedono e la prendono”.

Si tratta di un giro di affari che va oltre i mercati della monnezza di piazza Garibaldi. Mariame (nome di fantasia) compra scarpe e vestiti in grandi quantità a pochi centesimi di euro per inviarli in Burkina Faso. “Li prendo dai rom, sono buoni. Molti prodotti sono in buone condizioni e li pago poco”, ha raccontato mostrando i sacchi pieni di prodotti usati e sporchi. Lei li seleziona, li lava e li spedisce in Africa, dove li rivende. È una compravendita di cui non c’è traccia, che procede infrangendo la legge e che trae linfa nel bisogno di chi vive di espedienti e deve trovare un modo per andare avanti.

Ibrahim (nome di fantasia) si buttava con la faccia nei cassonetti quando non sapeva come sopravvivere. Arrivato dall’Africa dopo la traversata del Mediterraneo su un barcone, non riusciva a guadagnarsi da vivere e nei rifiuti aveva trovato l’unico suo sostentamento. Scavava a mani nude tra la spazzatura per poter riuscire a restare in contatto con la sua famiglia mentre si trovava in un centro di accoglienza. “Era difficile, non riuscivo a trovare nessun lavoretto, non sapevo come vivere. Allora con i miei amici ci mettevamo a cercare oggetti nei cassonetti e li vendevamo in questi mercatini”, racconta.

Ora ha un lavoro e una vita più dignitosa. Sono passati 5 anni da quel periodo difficile della sua vita. E dopo 5 anni il mercatino dell’illegalità e della disperazione sta ancora lì. Non è cambiato nulla. “Tu qui vieni e metti i tuoi articoli in vendita”, dice oggi il venditore centrafricano. “Questo mercatino non è ufficiale, non è legale, e non devi pagare la mafia. Forse la mafia c’è al mercato della Maddalena, ma non qui”, afferma. Sta per andare via con appena 2 euro: “Oggi ho venduto 2,50 euro di articoli. Cinquanta centesimi li ho regalati al bambino dei rom”. “Per generosità”, dice.

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