Fonte foto: Majdi Karbai

Erano 282 i container pieni di rifiuti indifferenziati arrivati dall’Italia, ora si sono ridotti a 212: 70 sono andati a fuoco ieri in Tunisia. Migliaia di tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati inviate irregolarmente dalla Campania, che attendevano di essere rispediti al mittente, ora in parte sono finiti in cenere. L’incendio è divampato presso un capannone dell’azienda Soreplast di Sousse. In fiamme è andata la parte di container sdoganata.

“Abbiamo appreso con amarezza la notizia di un ennesimo disastro annunciato che ancora una volta ci pone dinanzi all’esigenza di ricercare risposte serie e concrete sul tema della gestione dei rifiuti, evidentemente viziata da carenze e criticità che lasciano larghe maglie per l’illegalità”, ha commentato Claudia Salvestrini, direttrice del Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene Polieco. Per Silvestrini si tratta del “triste epilogo di una vicenda i cui contorni restano torbidi”, che “riporta inevitabilmente il pensiero alla lunga scia di episodi simili che si sono registrati negli ultimi anni presso varie piattaforme italiane”. Il suo auspicio è che “la nuova modalità di tombamento che abbiamo riscontrato in Italia non venga esportata anche in altri Paesi”.

Diventa sempre più fosca la vicenda dei rifiuti che circa un anno e mezzo fa partirono dal porto di Salerno per arrivare a Sousse. Lo scoperchiamento del caso portò all’arresto di 12 persone in Tunisia e all’apertura di un’inchiesta in Italia. L’amministratore unico della Soreplast, Mohamed Moncef Noureddine, scappò in Germania e la Regione Campania bloccò le spedizioni e chiese all’azienda italiana che si era occupata di inviare i container, la salernitana Sviluppo risorse ambientali, di riportarli in Italia. Quella spazzatura, stoccata in un capannone della Soreplast e presso il porto di Sousse, doveva essere rimpatriata, come disposto da Tar e Consiglio di Stato. Ma ad oggi sono ancora in Tunisia.

I container, secondo quanto avevano sin da subito denunciato gli ambientalisti tunisini, erano carichi di rifiuti indifferenziati. “Una ispezione delle Dogane tunisine – riferiva poi nei mesi scorsi il consorzio Polieco in una nota – ha  rivelato che nei container non ci sono rifiuti plastici come dichiarato, ma scarti di ogni tipo da differenziata domestica destinati non al recupero bensì alla discarica o all’incenerimento. Tipologia che non può essere esportata tra paesi Ue ed extra Ue”.

L’incendio dei rifiuti italiani è avvenuto all’indomani della visita del ministro degli affari esteri italiano, Luigi Di Maio. Il capo della Farnesina è stato ricevuto martedì dal presidente della Repubblica della Tunisia, Kais Saied, per parlare di migranti e proprio di quei rifiuti campani ancora presenti al porto di Sousse. Saied aveva sostenuto la “necessità di accelerare quanto prima la risoluzione della situazione dei rifiuti italiani esportati in Tunisia”.

“Ho chiamato i senatori e la stampa italiani. Grazie al presidente della commissione antimafia del parlamento italiano, che ha denunciato quello che è successo la scorsa notte in Tunisia. Mentre la Tunisia non ha responsabili per chiarire cosa è successo…” , ha detto il deputato democratico del parlamento della Tunisia Majdi Karbai.

Al Forum Polieco sull’economia dei rifiuti che si è tenuto lo scorso 8 ottobre a Napoli, Majdi Karbai, ricostruendo i passaggi del trasporto dei rifiuti da Salerno a Sousse, evidenziò come “la Regione Campania abbia autorizzato un trasporto dei rifiuti di fatto non esportabili e come le comunicazioni siano avvenute attraverso canali non istituzionali usando indirizzi mail ed utenze telefoniche personali tra l’altro di enti non preposti, scegliendo impropriamente di affidarsi al nulla osta del Consolato tunisino a Napoli. Interrogativi – aveva poi riferito – sono stati posti anche sul ministero dell’Ambiente italiano al quale il governo tunisino avrebbe scritto per chiedere spiegazioni ma senza ricevere risposta”.

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