L’arte come cura lenitiva del dolore dei bambini, la cui spensieratezza si è polverizzata a causa dell’orrore della guerra. A crederci praticando questa terapia fatta di creatività e amore è Lyudmyla Balan, docente che all’istituto dei Salesiani di via Don Bosco a Napoli insegna la pratica del disegno a buona parte degli oltre 100 bambini e ragazzi ucraini, compresi tra i 5 e i 12 anni, fuggiti dal loro Paese per cercare in Italia la fanciullezza perduta. “In classe arrivano piangendo e vanno via sorridenti grazie all’arte. E questo fa bene al cuore. Molti restano però ancora traumatizzati”, afferma amara Lyudmyla, nata in Moldavia nel 1960 quando il Paese faceva parte dell’Unione Sovietica prima dell’indipendenza del 1991.

La Balan sente molto da vicino la sofferenza dei bambini dell’Ucraina non solo come donna, madre e docente ma anche perché ha un legame con il Paese invaso da Putin lo scorso 24 febbraio: suo marito infatti è nato proprio in Ucraina, dove poi anche Lyudmyla ha vissuto per tanti anni prima del trasferimento in Italia. Ancora oggi buona parte della sua famiglia si trova nella città di Leopoli, nell’Ucraina dell’Ovest, e rischia ogni giorno la vita. Nonostante questo, l’insegnante è pienamente dentro il suo ruolo forse per esorcizzare anche lei stessa la paura. “Io e gli altri insegnanti cerchiamo di far sentire in tutti i modi a casa questi bimbi, a maggior ragione perché molti di loro sono arrivati in Italia e a Napoli senza i genitori rimasti nelle città ucraine a combattere o impegnati come volontari nella Croce Rossa”, aggiunge Lyudmila. Parte dei piccoli con cui condivide in classe buona parte della settimana ha partecipato, indossando la maglietta della pace, alla marcia di domenica scorsa della comunità ucraina di Napoli, tra le più grandi d’Italia. Per l’occasione hanno realizzato, insieme agli insegnanti, un disegno senza spazio di interpretazione. Su un cartellone bianco, infatti, compare il presidente russo Vladimir Putin che con le sue mani vuole prendersi l’Ucraina disegnata nella sua interezza e con i colori della bandiera giallo e blu. Dimenticare il suono delle sirene antiaeree, le infinite attese nei rifugi, l’eco dei bombardamenti, i colpi d’arma da fuoco, la visione delle case distrutte è complicato per gli adulti, figurarsi per i bambini di un Paese sotto attacco da un esercito che non ha risparmiato neppure i parchi giochi. “È vero – non può mentire Lyudmyla – qualcuno dei bambini porta ancora i segni dell’orrore della guerra. C’è chi oggi continua a camminare a testa bassa ed è distratto perché ha subito dei traumi, e noi cerchiamo di sostenerlo”.

Ancora una volta, però, è l’arte a rilevare lo stato d’animo. “A dimostrare che stanno ancora male, i tipi di disegni che diversi bambini scelgono di fare utilizzando colori scuri e il grigio, dimenticandosi i colori dell’arcobaleno”, si rammarica la Balan, che poi lancia un appello finale: “Noi aiutiamo questi bambini e lo faremo ancora ma l’Italia, l’Unione Europea, il mondo non si dimentichino di noi. I miei familiari continuano a raccontarmi dei massicci bombardamenti, intensificatisi in questi ultimi giorni, e delle distruzioni. Facciamo appello a tutti quelli che possono donare di farlo acquistando cibo e indumenti soprattutto per i bambini che rischiano di rimanere al freddo. Stiamo vivendo una tragedia inspiegabile”.

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