Una strage continua, con milioni di morti e anche milioni di sfollati dal 1994 a oggi. Nella Nord del Kivu, parte orientale della Repubblica Democratica del Congo nella zona dei grandi laghi, da quasi trent’anni le uccisioni, gli stupri, le devastazioni sono una terribile regola. A perpetuare le violenze sono perlopiù i gruppi di ribelli dell’M23 di etnia Tutsi, sostenuti dall’esercito del vicino Rwanda che si contrappone ai militari congolesi. La comunità internazionale sembra aver dimenticato ciò che accade nell’Est del Congo e nel Nord Kiwu, e ancora meno sembrano essere quelli che si sono dati da fare per aiutare donne, bambini, o chi ha perso tutto.

Tra chi si è dato concretamente da fare c’è sicuramente Denis Mukwege ginecologo congolese di 67 anni, attivista per i diritti umani a cui è stato assegnato nel 2018 il premio Nobel per la Pace (insieme ad un’altra attivista per la difesa della persona, l’irachena Nadia Murad). Mukwege ha creato nel 1998, a massacri già iniziati, il Panzi Hospital, situato a Bukavu, sua città natale. All’interno della struttura ospedaliera il ginecologo opera e cura le donne vittime di violenza sessuale, diventata a tutti gli effetti un’arma di guerra contro la popolazione del Nord Kiwu.

Anche il dottor Mukwege ha avuto modo di conoscere la ferocia dell’M23. Nel 2012 infatti, dopo la sua denuncia dei massacri, i ribelli presero momentaneamente in ostaggio le sue figlie rischiando la vita nel tentativo di liberarle. Rifugiatosi in Europa, è poi tornato in Congo nel 2013 e il Panzi Hospital è costantemente protetto dai caschi blu dell’Onu.

Mukwege in Italia

Il premio Nobel è arrivato in Italia per partecipare a una serie di incontri. Mukwege è stato a Procida e poi a Napoli, città dove ha ricevuto dal sindaco Gaetano Manfredi la medaglia della città per il suo impegno. Ieri mattina, un’altra tappa importante: il conferimento della laurea honoris causa in “Gestione delle politiche e dei servizi sociali’’ presso la sede di Medicina della Federico II del quartiere Scampia, prima di partecipare a un ulteriore evento alla chiesa diocesana di Napoli.

Oggi, 7 dicembre, Mukwege prima si recherà nel comune dell’area metropolitana di Sant’Antimo per ricevere la cittadinanza onoraria per poi tenere una lectio magistralis a Castel Capuano, a Napoli, in occasione della conferenza “No Peace Without Justice’’. Ad accompagnarlo nelle diverse tappe il Console Onorario della Repubblica Democratica del Congo a Napoli, l’avvocato Angelo Mellone. Epilogo del viaggio in Italia di Mukwege, l’incontro del 9 dicembre a Roma con Papa Francesco dove parlerà dei massacri in Congo.

L’appello alla comunità internazionale

Rispetto all’invasione russa in Ucraina cominciata lo scorso 24 febbraio, le stragi nel Nord Kiwu sembrano non interessare a nessuno. Una disparità che Denis Mukwege non può accettare. “Un crimine è un crimine, che sia una guerra o contro l’umanità, e non ha colore di pelle, né religione. Tutti dovrebbero ricevere lo stesso trattamento e la stessa attenzione perché siamo tutti essere umani”, afferma ai giornalisti il ginecologo 67enne a margine della cerimonia della laurea honoris causa a Scampia. Mukwege, consapevole della sua esperienza di attivista e di ginecologo che ha operato 80.000 donne nella regione, insiste: “Sono curioso di vedere la reazione della comunità internazionale a questi ennesimi massacri perché, come abbiamo visto con il caso dell’Ucraina, la risposta può essere molto forte e molto netta da parte della comunità internazionale. Chiedo e pretendo che la stessa attenzione sia prestata anche al Congo, Paese dove ad oggi ci sono stati 6 milioni di morti e milioni di altri rifugiati che hanno dovuto abbandonare la propria casa”.

I continui massacri e gli stupri

“Il 29 novembre scorso ci sono stati massacri a Kisheshe, nel Territorio di Rutshuru, non lontano da Goma, la capitale del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Sono state uccise 120 persone a causa dei guerriglieri ribelli”, ricorda Denis Mukwege nel corso dell’intervento dinanzi agli studenti di Scampia per la laurea honoris, causa che giudica “un evento di speranza non solo per un quartiere come Scampia, simbolo di rinascita, ma anche per la stessa Repubblica Democratica del Congo”, dove lo stupro e la violenza sessuale commessi con estrema brutalità in tempi di conflitto sono diventati un’arma molto efficace ed economica, che traduce la negazione dell’umanità dell’altro. Le violenze sessuali utilizzate come arma di guerra non devono infatti essere confuse con atti sessuali non consenzienti e umilianti – di cui non vogliamo minimamente minimizzare la gravità né le conseguenze”.

Sugli stupri, Mukwege ricorda: “Questi stupri, che generano traumi psicologici, hanno riguardato indiscriminatamente le donne, le ragazze e persino i bambini, tra cui la più giovane che ho operato aveva 6 mesi e la più vecchia più di 80 anni. Inoltre, riceviamo sempre più giovani anche loro vittime di abusi sessuali”. Per il rettore della Federico II, Matteo Lorito, l’accettazione da parte di Mukwege della laurea honoris “è un onore. Stiamo parlando di un uomo al quale sono stati conferiti premi quali Sakarov assegnato dal Parlamento Europeo, il premio Human Rights delle Nazione Unite e il Premio Nobel per la pace”.

Le cure di Mukwege e della sua equipe

Gli atti terribili degli stupri e delle violenze trovano una risposta confortante, pur nella tragedia, all’interno del Panzi Hospital. “I nostri servizi di assistenza sociale e psicologi clinici ascoltano, sostengono e accompagnano le sopravvissute alle violenze sessuali nel loro lungo processo di riabilitazione e resilienza, attraverso l’uso di un’ampia varietà di terapie adattate alle esigenze di ogni paziente – afferma nel suo discorso il ginecologo premio Nobel – Infine, per coloro che lo desiderano, li sosteniamo nei loro sforzi per ottenere giustizia, lottare contro l’impunità e completare il loro processo di guarigione riconoscendo il loro status di vittime. Questo modello di assistenza olistica, centrato sulla persona e comprendente 4 pilastri – medico, psicosociale, socio-economico e legale – in cui la salute globale delle donne è al centro della nostra attenzione, inizia ad essere esportato come un centro di sportello unico o come un “One Stop Center” nel quadro di un progetto di cooperazione Sud-Sud, in particolare nella Repubblica Centrafricana, in Iraq o in Ucraina”.

Guerra economica e le soluzioni

Sempre nel suo intervento all’Università Federico II a Scampia Denis Mukwege rievoca per la guerra in Nord Kivu e nel Congo orientale la definizione di “guerra economica di ‘bassa intensità’ ma in cui i morti, gli sfollati e le donne violentate si contano in milioni”. Il ginecologo congolese fa poi riferimento a un recente studio della ONG Global Witness che dimostra che dal 2013 “solo il 10% dei minerali esportati dal Ruanda sono stati effettivamente estratti sul suo territorio, il restante 90% è stato introdotto illegalmente dalla RDCongo’’. Dunque, dice ancora Mukwege, “se si vuole porre fine all’instabilità nella Repubblica Democratica del Congo occorre garantire una tracciabilità completa dei luoghi di estrazione fino al prodotto finito acquistato dai consumatori nei negozi di tutto il mondo. Occorrono inoltre meccanismi di controllo e di responsabilità vincolanti a livello nazionale, regionale e internazionale”. Non solo, secondo il fondatore del Panzi Hospital a Bukavu, è anche “necessario porre fine alla cultura dell’impunità, che alimenta il ripetersi di atrocità e rappresenta quindi un serio ostacolo a qualsiasi tentativo di raggiungere una pace duratura stabilendo tutte le scale di responsabilità, individuali e statali. La giustizia è il pezzo mancante del puzzle” del Paese “per spezzare il circolo vizioso della violenza e dell’impunità. È urgente stabilire i legami tra la prevenzione dei conflitti, la giustizia di transizione, il consolidamento dello Stato di diritto e la costruzione della pace!”.

Il ruolo dell’Ue sul processo democratico in Congo

Si parlava della disparità di trattamento tra le varie crisi nei vari teatri internazionali. Sul Congo, Denis Mukwege parla delle imminenti elezioni nel Paese, nel 2023. “Una vera alternanza democratica – dice ancora nella mattinata della cerimonia per la laurea honoris causa – sarà possibile solo attraverso lo svolgimento di elezioni credibili, trasparenti, inclusive e pacifiche nel 2023, con la presenza di osservatori nazionali e internazionali. L’Italia potrebbe federare una posizione comune all’interno dell’Unione Europea per l’invio di una missione di osservazione elettorale per garantire che le urne si svolgano entro i termini costituzionali e che i risultati rispettino la volontà sovrana del popolo”. Mukwege conclude: “Confido che questa cerimonia contribuisca a sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sulla gravità della situazione in cui versa il popolo congolese e porti l’Italia, l’Unione Europea e le Nazioni Unite a mobilitarsi per porre fine al circolo vizioso della violenza e dell’impunità e a rispondere alla necessità di rendere giustizia ai milioni di vittime congolesi”.

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