Sono stati oltre 64 milioni i cittadini turchi chiamati al voto in occasione dell’attesissimo appuntamento elettorale in Turchia, quello che potrebbe segnare la fine dell’era Erdogan.
Recep Tayyip Erdogan, leader indiscusso della politica turca fino ad oggi e capo di stato uscente, per la prima volta non ha vinto al primo turno, non è riuscito ad avere la meglio sul suo principale sfidante Kemal Kilicdaroglu, rappresentante delle forze di opposizione.
Già negli scorsi giorni era stata ipotizzata l’eventualità del turno di ballottaggio poiché nessuno dei 4 candidati in lizza sembrava avere la possibilità di oltrepassare il 50% delle preferenze al primo turno.

I candidati

Inizialmente a sfidarsi alla presidenza avrebbero dovuto esserci 4 candidati. Poi, dopo il ritiro di Muharrem Ince, già avversario di Erdogan nel 2018, sono rimasti in tre a contendersi la tredicesima Presidenza: l’attuale premier, leader del Partito della Giustizia e dello Sviluppo Recep Tayyip Erdogan, in carica dal 2014; Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito Popolare Repubblicano e a capo della coalizione dell’Alleanza della nazione (detta anche “Tavola dei Sei” con partiti che vanno dal centrosinistra alla destra nazionalista) e Sinan Ogan, a capo dell’Alleanza ATA, di estrema destra.

Il voto

Dalle 8 del mattino di domenica 14 maggio (le 7:00 in Italia) alle 17 (le 16:00 in Italia) si è votato per le elezioni parlamentari e presidenziali. Erdogan è apparso subito in testa: ad urne chiuse i primi dati gli attribuivano ben oltre il 58% delle preferenze, ma l’accusa dell’opposizione è che sono stati contati e trasmessi inizialmente soltanto i voti delle roccaforti tradizionali del presidente uscente. Il suo vantaggio si è ridotto, infatti, quando il conteggio delle schede si è avviato al termine, attestando le preferenze in suo favore al di sotto della soglia del 50%, necessaria per evitare il ballottaggio. Trascorsa una “notte elettorale” di particolari tensioni, tra riconteggi e voti contestati, nella giornata di lunedì è risultato chiaro a tutti che il prossimo presidente sarà deciso dal turno di ballottaggio, previsto per domenica 28 maggio. Il candidato che otterrà più preferenze sarà il tredicesimo presidente della Turchia.

La grande affluenza

L’appuntamento elettorale per il rinnovo della Grande Assemblea Nazionale Turca e la nomina del nuovo presidente fino al 2028 ha visto una grande affluenza di elettori.
Le lunghissime file registrate in ogni sede elettorale delle città turche durante il voto già lasciavano immaginare che l’affluenza sarebbe stata alta. Si calcola che la percentuale dei votanti per il rinnovo della presidenza della repubblica abbia sfiorato il 90% degli aventi diritto mentre per le elezioni parlamentari l’affluenza sarebbe arrivata a poco oltre l’85% e, secondo quanto precisato dal Consiglio elettorale supremo di Ankara, le operazioni di voto si sarebbero svolte senza irregolarità. I cittadini turchi residenti all’estero avevano già votato nei Paesi dove risiedono. Su 3 milioni e 416mila aventi diritto, hanno votato 1 milione e 691mila persone in 74 diversi Stati entro il 9 maggio ed altri 125mila hanno potuto esprimere le proprie preferenze presso i valichi di frontiera portando il numero totale dei votanti a circa 1 milione e 817mila persone, circa il 53,18% degli aventi diritto, dato da record. Nel 2018, infatti, le operazioni di voto dei cittadini residenti all’estero avevano fatto registrare un’affluenza al 50,9%.

L’attenzione mondiale

Tutto il mondo segue con attenzione queste elezioni. Riflettori puntati su Erdogan da parte di Europa e Medio Oriente, anche a causa di alcuni atteggiamenti discutibili adottati dal 12esimo presidente in specifiche situazioni come l’incarcerazione di giornalisti e componenti della sua opposizione nonché la mancata partecipazione alle sanzioni contro la Russia. La notizia dell’ elevata affluenza alle elezioni è stata accolta con piacere dalla Presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Lyen e dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.

Erdogan e Kilicdaroglu

I profili dei due candidati che si sfideranno per la presidenza fra poco meno di due settimane sembrerebbero in netta antitesi. Erdogan, premier dall’indiscusso carisma ed abile oratore, negli ultimi tempi avrebbe intravisto la possibilità di una mancata rielezione.


La fallimentare politica economica turca con la spaventosa inflazione rappresenterebbe una delle possibili cause della mancata vittoria al primo turno. Proprio per questo, negli ultimi tempi, il presidente uscente aveva concesso alcuni benefici economici attuando misure allo scopo di guadagnare consensi: l’aumento degli stipendi ai lavoratori statali ed il gas gratis per un mese risulterebbero nel pacchetto di sovvenzioni messe in campo per vincere le elezioni dal premier in carica. Nonostante la mancata vittoria, tuttavia, il premier uscente pare potrà guardare con sicurezza ad un buon risultato a livello parlamentare. La coalizione a cui fa capo risulterebbe prima con oltre il 50% dei consensi, cifra che le consentirebbe di avere la maggioranza nell’Assemblea. Si tratta di un dato che potrebbe pesare in maniera determinante al turno di ballottaggio.

Il suo rivale, Kilicdaroglu, ha 74 anni, è a capo del partito popolare repubblicano e, anche se non viene considerato un uomo particolarmente carismatico, risulta l’unico, sino ad oggi, ad essere riuscito a tenere unita la Tavola dei Sei. Vivrebbe in una casa molto semplice le cui immagini sono state diffuse da lui stesso attraverso alcuni video condivisi su Facebook,


deve la propria popolarità a quando, circa 6 anni fa, nel 2017, condusse una marcia di protesta pacifica lungo la strada che collega Ankara ad Istanbul, percorso nel quale attirò migliaia di persone e che gli valse l’epiteto di “Gandhi”, anche a causa di alcune somiglianze nell’aspetto e nei comportamenti con il Mahatma. Nel programma dell’Alleanza che guida, a conferma della sua netta contrapposizione al premier uscente, emergono, tra l’altro, la volontà di coinvolgere la minoranza LGBT e quella curda nonché il ripristino del sistema parlamentare con la fine del controllo governativo su media e magistratura.

In vista del ballottaggio

Saranno due settimane di fuoco quelle che in Turchia separano candidati ed elettori dall’esito finale. Dopo lo spoglio del 100% delle schede, il presidente in carica si è fermato a poco oltre il 49% delle preferenze mentre il suo principale avversario ha ottenuto poco più del 45% dei voti. L’accesissima campagna elettorale che ha interessato la Turchia fino al primo turno, dopo un brevissimo stop per il voto è già ripartita lasciando presagire che i toni non accenneranno a sbollire. Sarà una sfida all’ultimo voto quella fra Erdogan e Kilicdaroglu all’esito della quale potrebbe terminare un’era. Grande attenzione è al momento riservata al terzo candidato, Sinan Ogan, le cui preferenze si sono attestate intorno al 5% ed i cui voti potrebbero risultare decisivi il 28 maggio. Il politico, che ha raggiunto un risultato piuttosto sorprendente, ha fatto sapere che dichiarerà presto quale dei due candidati deciderà di sostenere.

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