Un tripudio di gioia azzurra che a Napoli ha attraversato l’intera nottata di festa, macchiata da un omicidio a colpi d’arma da fuoco la cui dinamica però pare slegata dai festeggiamenti.

Dalle 22.37 di giovedì 4 maggio, il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. La squadra di Luciano Spalletti, pareggiando 1 a 1 a Udine, ha riportato nella stagione 2022-2023 il tricolore a Partenope, dopo 33 anni. I precedenti due scudetti erano stati vinti nel corso dell’epopea di Diego Armando Maradona, nel 1987 e nel 1990. Lo scudetto torna così al Sud, dopo l’egemonia ultraventennale delle tre principali squadre del Nord: Milan, Inter e Juventus. Soltanto nel 2000 con la Lazio, e con la Roma nel 2001, il tricolore aveva lasciato Milano e Torino.

L’attesa e poi la gioia

Nella mattinata di giovedì, prima del match alla Dacia Arena previsto alle 20.45 a Udine, a regnare a Napoli è un silenzio irreale. Il tempo è sospeso. Il vociare tipico della città apparentemente spento, in attesa che l’impresa della squadra in serata si compia. A parlare, sono soltanto le bandiere azzurre che sventolano grazie al vento che fischia: da Forcella al Rione Sanità, dai Quartieri Spagnoli a Lungomare a piazza del Plebiscito dove poi si concentreranno la maggior parte dei festeggiamenti. È uno stato però solo momentaneo.

Nel tardo pomeriggio, c’è infatti il risveglio. I tifosi iniziano a intonare cori, a suonare clacson da auto e moto: sentono l’avvicinarsi della partita alla Dacia Arena come l’inizio della liberazione da sfogare con l’urlo di felicità per lo scudetto ormai a un passo.

La partita con l’Udinese si presenta ostica, il Napoli va in svantaggio dopo nemmeno un quarto d’ora e nelle menti dei supporter azzurri nei bar, nelle piazze e ovunque venga trasmessa la partita affiora lo stesso timore: dopo il pareggio con la Salernitana al Maradona di domenica scorsa che ha già rinviato una volta la festa, dovremo ancora aspettare?

Al Napoli basta un solo punto per laurearsi campione d’Italia. In realtà il sostegno alla squadra non manca mai e i cori all’intervallo sono un modo per esorcizzare la paura e fare arrivare a centinaia di chilometri di distanza. La tattica funziona, perché al minuto 52 Victor Osimhen, il centravanti nigeriano e capocannoniere della serie A idolo della tifoseria azzurra, sigla il suo 22esimo goal proprio sotto la curva dei tifosi del Napoli. Da quel momento in poi, la partita sembra quasi già finita. Nei vari angoli della città si comincia a far festa con petardi, fuochi, fumogeni, bandiere e sciarpe al cielo. Nessuno ha più voglia di aspettare la fine. E nessuno può, né vuole credere, che anche questa volta la squadra avversaria rovini la festa. E così sarà. Quando l’arbitro Abisso porta il fischietto in bocca, Napoli diventa una bolgia.

Al Rione Sanità, dinanzi alla chiesa di San Vincenzo dove sono riuniti in molti, i fuochi d’artificio irradiano il quartiere che ha dato i natali a Totò per almeno un’ora. Le bandiere possono finalmente sventolare non per ansia ma per felicità. Lo stesso accade proprio Forcella, Quartieri Spagnoli e via Toledo, piazza del Plebiscito, via Caracciolo con centinaia di migliaia che urlano, si abbracciano, cantano, piangono. Partono anche gli caroselli, c’è chi gira addirittura in barca e in auto colorate d’azzurro. In molti, c’è da dire, sono senza casco sui motorini viaggiando anche in 4 compresi i bambini e le auto circolano anche con 7 o 8 persone a bordo.

Molti varchi della città sono però chiusi per la pedonalizzazione prevista dall’ordinanza del Comune di Napoli in vigore sino alle 2 di notte, che è lo stesso orario di apertura della metropolitana Collinare e due funicolari (la Centrale e Montesanto). Qualcuno fa notare come prendere i mezzi pubblici sia stato impossibile per l’enorme afflusso di gente e anche il rispetto dei divieti di circolazione non è sempre così granitico.

Non solo: c’è anche qualche operatore dell’informazione che denuncia la mancata autorizzazione a circolare nonostante per la stampa fosse prevista. È il caso anche della direttrice responsabile di Tell, Agata Marianna Giannino, che afferma: “In via Foria (zona centrale della città, ndr.) le forze dell’ordine presenti non mi hanno consentito di passare, pur essendo in giro per la nostra testata. Dopo un po’ di tempo – aggiunge Giannino – mi è stato permesso di oltrepassare un varco, ma sono stata bloccata al varco successivo, all’inizio di via Carbonara. Ho insistito ribadendo che l’ordinanza mi consentiva il transito nell’area interdetta e che oramai l’orario delle 2 era passato, ma sono stata bloccata”. La direttrice conclude: “Per uscire dall’imbuto sono stata costretta a girare molte stradine interne attorno via San Giovanni a Carbonara, con non poche difficoltà”.

A conclusione della parte dei festeggiamenti in città, va detto che le persone in strada erano certe tantissime, ma forse in misura minore rispetto a quelle che si sarebbero riversate domenica 30 aprile in occasione di Napoli-Salernitana quando nel capoluogo partenopeo erano presenti anche turisti e napoletani dimoranti fuori città per passare il ponte del 1 maggio.

La festa al Maradona e il commento del sindaco Manfredi

La stessa gioia si vive allo stadio Diego Armando Maradona, dove al costo di 5 euro i tifosi hanno assistito alla partita su un maxischermo alla presenza del patron azzurro Aurelio De Laurentiis, del prefetto Claudio Palomba e del sindaco Gaetano Manfredi. Cori intonati, bandiere e trombe nell’arena di Fuorigrotta che domenica 7 maggio ospiterà la gara Napoli-Fiorentina, vera e propria festa. Alle 50.000 presenze dentro l’impianto, vanno aggiunte le altre decine di migliaia fuori pronte a festeggiare.

A commento della vittoria dello scudetto azzurro, queste le parole del sindaco Gaetano Manfredi. “È stato un risveglio bellissimo, è stata una grande festa con una grandissima partecipazione popolare, con tantissime famiglie e tanti bambini” . Per il primo cittadino si tratta di “un momento di grande gioia collettiva a Napoli, ma anche in tante città italiane e del mondo, perché si è festeggiato a Roma, Milano, New York, Madrid, Londra. Sono arrivati messaggi e immagini da tutte le parti del mondo, hanno partecipato anche i tanti turisti che si sono trovati qui perché Napoli è città della condivisione, dell’unione, della comunità. Napoli – ancora le parole di Manfredi – è una città mondo, accogliente che condivide tutto quello che ha: anche quando ha avuto poco lo ha sempre condiviso con gli altri e adesso ha avuto questa gioia che ha condiviso con l’Italia e con il mondo e questo ci fa piacere perchè condividere quello che abbiamo è la natura intima della nostra città”.

L’omicidio, i ferimenti, gli arresti

Non mancano le note dolenti nella serata dei festeggiamenti. In piazza Volturno, non distante da piazza Carlo III e corso Garibaldi, altro centro del tifo azzurro, è stato ucciso nella serata di giovedì il 26enne Vincenzo Costanzo originario di Ponticelli e con precedenti di polizia. Il giovane, colpito da diverse pallottole, oltre 5, è giunto in condizioni disperate all’Ospedale Cardarelli. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte dei medici. Alla notizia, i familiari della vittima per la disperazione hanno danneggiato il pronto soccorso del nosocomio più grande del Sud.

Gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno arrestato una 49enne con precedenti di polizia per danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. La donna, insieme ad altri parenti del 26enne morto, è andata in escandescenze colpendo con calci e pugni le porte del pronto soccorso e inveito contro gli agenti.

Secondo quanto emerso sin qui, Vincenzo Costanzo era imparentato con esponenti del clan D’Amico, in lotta per il predominio camorristico di Ponticelli, area Est di Napoli, con il sodalizio criminale dei De Micco. Il 26enne era infatti figlio della sorella di Anna Scarallo, moglie del boss Antonio D’amico. La principale ipotesi dell’omicidio, su cui indagano i carabinieri, è un regolamento di conti nell’ambito del mondo della camorra. L’altra pista vagliata è quella di una lite degenerata.

Nella sparatoria di piazza Volturno è rimasta ferita anche la fidanzata di Costanzo, una 26enne di Portici colpita a una caviglia con la ferita giudicata guaribile in 10 giorni, e altri due ragazzi di 24 anni, colpito a un gluteo, e 20 anni. Per entrambi, la prognosi è di 15 giorni.

Sul grave episodio, il prefetto di Napoli Claudio Palomba parlando a Sky Tg 24 si è premurato nel dire come “La morte dell’uomo, avvenuta nella notte, è assolutamente slegata dai festeggiamenti per lo scudetto. Mi preme sottolineare il senso di responsabilità dimostrato dai cittadini: era in vigore un divieto di circolazione che è stato largamente osservato. La macchina dell’organizzazione ha funzionato”. Si è parlato di 200 feriti. Il prefetto di Napoli chiarisce anche:  “Duecento feriti? Assolutamente no, non siamo su quella cifra. Solo in alcuni casi i feriti sono dovuti all’utilizzo di fuochi d’artificio ma per il resto non ci sono stati grandi episodi”. Il riferimento è ai dati forniti dall’Asl Napoli 1 che però parlano di feriti, molti per i petardi, ma anche per i malori. L’azienda sanitaria di Napoli centro aggiunge come delle persone ferite 38 siano di codice bianco, 65 verdi (non gravi), 75 gialli e 22 rossi.

La Questura di Napoli e i carabinieri segnalano altri episodi. Tra questi, un’aggressione a un agente all’angolo di via Concordia di via Emanuele De Deo, dove si trova il murale di Maradona, con protagonista un 26enne che aveva eluso gli arresti domiciliari per festeggiare lo scudetto del Napoli. Arrestato un 16enne per furto di scooter a Ponticelli, lo stesso quartiere da cui proveniva Vincenzo Costanzo. In via Bracco, sempre a Napoli, due giovani di 18 e 20 anni nel tentativo di allontanarsi da un posto di blocco della polizia hanno investito con l’auto sulla quale viaggiavano un carabiniere al quale è stata data una prognosi di 15 giorni. Stessa prognosi per il 20enne alla guida, denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, sprovvisto di patente e a bordo di un’auto priva di assicurazione. In piazza Trieste e Trento un 25enne di Genova è stato denunciato per aver tentato di rubare un portafoglio a un uomo. Il ladro è stato bloccato da alcuni presenti in piazza Municipio e quindi denunciato dalla Polizia. Sempre in piazza Trieste e Trento, nonostante le barriere, è stata danneggiata la fontana del Tritone dove da sempre i tifosi del Napoli si ritrovano, tuffandosi all’interno, alla vittoria della propria squadra del cuore.

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