Fonte foto: Amnesty Senegal

Dopo giorni di proteste, è tornata la calma in Senegal. La condanna del leader dell’opposizione e candidato presidenziale, Ousmane Sonko, ha infiammato per due giorni il Paese. Numerosi i manifestanti scesi in strada nella capitale Dakar l’1 e il 2 giugno scorsi. E le contestazioni sono esplose anche a livello internazionale. A Milano è stato saccheggiato il consolato del Senegal ed è stato aggredito il console generale.

Chi è Sonko

Ousmane Sonko, 48 anni, è il leader del partito Pastef (Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità). Da tempo accusa il governo senegalese di corruzione, denuncia i paradisi fiscali delle élite e la riduzione delle libertà democratiche. Nel 2019 si candidò alle elezioni presidenziali, arrivando terzo. Diventato popolare soprattutto tra gli universitari, conquista i giovani tramite i social network. Sonko rappresenta per loro la “speranza” e la rottura con la presidenza di Macky Sall che, dopo la pandemia di Covid-19 e le ricadute della guerra in Ucraina, è diventata sinonimo di tutti i problemi del Paese, ovvero la disoccupazione, l’inflazione, la mancanza di prospettive, le disuguaglianze sociali e la corruzione.

La difesa dei valori e delle tradizioni religiose, le diatribe contro “la mafia di stato”, le multinazionali, l’influenza economica e la politica esercitata – a suo dire – dalla Francia (ex potenza coloniale), gli hanno fatto ottenere un forte sostegno tra i giovani che cercano prospettive e speranze in un contesto economico e sociale difficile dove gli under 20 rappresentano la metà della popolazione.

Sono proprio i giovani che per difenderlo sono scesi in campo manifestando contro la decisione dei giudici e contro il presidente Macky Sall. La condanna per “corruzione di minore” del leader dell’opposizione e candidato alle presidenziali, ha scatenato la furia dei manifestanti. Sonko rischia l’ineleggibilità e due anni di reclusione. Inizialmente era stato accusato di stupro, ma è stato assolto: secondo le accuse, due anni fa a Dakar avrebbe abusato di una massaggiatrice presso lo “Sweet Beauté”, salone di cui era cliente abituale a causa di dolori cronici alla schiena. Nei giorni scorsi è arrivata, però, la condanna “minore” di “corruzione morale” della giovane donna.

I sostenitori di Sonko hanno protestato per circa due giorni. Ritengono che tutto sia stato orchestrato dal presidente Sall per non permettere al suo principale rivale di partecipare alle elezioni del prossimo febbraio. Dunque, per Sonko e i suoi sostenitori, si tratta solo di un complotto, un affare politico per impedirgli di concorrere alle presidenziali del 25 febbraio 2024 e lasciare il campo libero a Sall, criticato dalla popolazione senegalese in quanto vorrebbe ottenere un terzo mandato alla presidenza, dopo quello del 2012 e del 2019, sebbene questo sia proibito dalla Costituzione. Tutte queste accuse nei confronti di Sonko hanno dato inizio a delle proteste guidate principalmente dalla parte giovane del Paese, che ripone molta fiducia in lui.

Le proteste

Negli scontri di piazza sarebbero morte almeno 23 persone, diverse con ferite da arma da fuoco. Tre i bambini uccisi. Il bilancio è l’ultimo comunicato da Amnesty Senegal.

Edifici pubblici e aziende private sono stati saccheggiati dai manifestanti, tra cui l’Università Cheikh Anta Diop di Dakar e il municipio di Pikine. Nel tentativo della polizia di bloccare alcune strade, alcuni contestatori hanno reagito dando fuoco alle auto e lanciando pietre contro le forze dell’ordine. Sono stati incendiati, saccheggiati diversi autobus e uffici della facoltà di Medicina, del dipartimento di Storia e della principale scuola di giornalismo. Insomma, che il Senegal si trovi nel caos non c’è ombra di dubbio,

Le restrizioni imposte a Sonko con la condanna, hanno suscitato anche l’intervento della sezione senegalese dell’associazione per i diritti umani “Amnesty International” che ha definito “illegali” le limitazioni “imposte alla libertà di Ousmane Sonko di andare e venire”.

L’assalto al consolato a Milano

La protesta non ha avuto luogo solo nel Senegal, si è allargata anche al di fuori.
A Milano è stato preso d’assalto il consolato generale senegalese di viale Certosa. Sono state lanciate pietre contro l’edificio, poi i manifestanti hanno forzato l’ingresso e fatto irruzione devastando e saccheggiando le stanze, con mobili e computer lanciati dalla finestra. Hanno aggredito il console generale Mamadou Lamine Diouf, urlando e spingendolo a terra. Successivamente le forze dell’ordine in tenuta antisommossa sono intervenute per ristabilire l’ordine. Gli “oppositori” del governo senegalese sono stati tutti identificati dagli agenti della Digos presenti sul posto.

Attacchi simili si sono registrati a Bordeaux, Parigi e New York e il ministero degli Affari Esteri e dei senegalesi all’estero ha annunciato la chiusura temporanea dei consolati generali del Senegal all’estero per evitare altri assalti del genere. Dallo scoppio delle proteste il 1° giugno in Senegal, le rappresentanze diplomatiche del Paese all’estero sono state attaccate da senegalesi residenti all’estero.

Esprime la sua preoccupazione per le tensioni politiche in Senegal suo parere sulla vicenda anche l’Unione Europea. “In questo contesto – ha sottolineato la portavoce della Commissione europea – è fondamentale che le basi della lunga tradizione senegalese di democrazia, stato di diritto e rispetto dei diritti e delle libertà siano preservate da tutti. L’Ue confida nella forza della democrazia senegalese e nelle forze politiche che la guidano. Per preparare le elezioni in modo inclusivo e pacifico”. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello alla “calma e moderazione” in Senegal.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here