Una delle violenze sessuali subìte durante una videochiamata a casa di uno dei ragazzi accusati di stupro. Altre, perpetuate mentre con i cellulari venivano filmate le scene poi diffuse su varie chat e con la minaccia di passarle ai genitori delle vittime. In un altro caso, una delle due ragazzine abusate, secondo il suo racconto, è stata minacciata con un bastone dal fidanzatino individuato anch’egli come appartenente al branco. È l’agghiacciante quadro emerso dalle indagini sugli stupri ai danni di due ragazzine di 10 e 12 anni di Caivano, in provincia di Napoli, luogo in cui tutto si è compiuto. Gli approfondimenti, ancora in corso, hanno portato all’individuazione di 9 persone, 7 minorenni e due maggiorenni, che dovranno rispondere di violenza sessuale di gruppo. Martedì 26 settembre, il procuratore di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, e il procuratore della Repubblica per i Minorenni di Napoli, Maria de Luzenberger Milnersheim, hanno tenuto presso il Tribunale di Napoli Nord, ad Aversa, una conferenza stampa con i vertici provinciali dei carabinieri e i militari dell’Arma della Compagnia di Caivano, descrivendo un quadro terribile, confermato nell’ordinanza del Gip della Procura di Napoli Nord Fabrizio Forte.

Le misure cautelari e le indagini

I due ragazzi che hanno raggiunto la maggiore età sono finiti in carcere, 6 minorenni in un istituto penale minorile e uno in comunità. Il più piccolo del branco di Caivano ha 14 anni, il più grande 19 anni, uno 15 e uno 16 anni. Il procedimento, così come spiegato nell’incontro di ieri con i giornalisti dal procuratore Maria Antonietta Troncone della Procura di Napoli Nord, ha avuto origine il 30 luglio a seguito di una denuncia presentata ai carabinieri della Stazione di Caivano dai genitori di una delle vittime. In queste denunce veniva riferito che loro figlio aveva ricevuto un messaggio in cui si annunciavano che c’erano dei video a sfondo sessuale che riguardavano sua sorella e sua cugina.

Questo il contenuto di un messaggio ricevuto dal fratello di una delle vittime. “Ti voglio dire solo una cosa: apri gli occhi con tua sorella perché ha dei video sporchi con dei ragazzi – io sono un tuo amico – la portano, lei e una ragazza, dietro la Delfini vecchia – gli fanno i video sporchi”. Da lì, sono partite le indagini dopo che i militari dell’Arma hanno ascoltato il racconto delle giovanissime. Entrambe – è stato poi confermato – hanno subito vessazioni, spintoni, violenze, calci, pugni da parte dei giovanissimi che le avevano minacciate e quindi violentate. “Le violenze sono durate due mesi’’, tra giugno e luglio del 2023, ha detto il procuratore di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone rievocando l’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Nord Fabrizio Forte. Le violenze erano cominciate all’interno della villa comunale di Caivano, poi in un ex campo da calcio e in una vecchia isola ecologica, sequestrati dai carabinieri, ed erano continuate in un vico definito “dei tossici’’. In uno dei punti dove sono avvenuti gli stupri era stata allestita una sorta di tenda, definita dalle vittime “capanna’’.

Le indagini degli inquirenti della Procura di Napoli Nord hanno riguardato l’esame dei video sui cellulari dai contenuti sessualmente espliciti, il riconoscimento di chi è stato ritenuto responsabile degli stupri e l’individuazione dei luoghi poi sequestrati dai carabinieri. Stando a quanto dichiarato dai procuratori e dai militari in conferenza stampa, il centro sportivo Delphinia, al contrario di quanto diffuso in precedenza, non sarebbe stato teatro delle violenze di gruppo. Gli imputati rispondono di violenza sessuale di gruppo, per la cui consumazione non è necessario che ciascun componente abbia personalmente consumato il rapporto sessuale. Il reato, infatti, esiste anche con la sola presenza consapevole nel gruppo tale da facilitarne la consumazione. Altro capo di imputazione riguarda la diffusione di video dai contenuti sessualmente espliciti, e la minaccia. Uno dei maggiorenni è anche accusato di revenge porn. Le dichiarazioni delle due ragazzine di 10 e 12 anni sono state ritenute credibili (compresa una consulenza psicodiagnostica). Uno dei tentativi di stupro è avvenuto in un centro commerciale di Marcianise (località in provincia di Caserta). La ragazzina in quel caso è riuscita a divincolarsi ma è stata raggiunta da uno degli appartenenti al branco che ha tentato di colpirla con un pugno finito però contro una porta d’emergenza del centro commerciale.

Il contenuto dell’ordinanza del Gip

Il Gip della Procura di Napoli Nord Fabrizio Forte scrive tra le altre cose che i 9 destinatari delle varie misure cautelari hanno dimostrato una “spiccata propensione a delinquere’’ agendo “secondo una logica da branco” e dimostrando “reiteratamente e spregiudicatamente un totale disprezzo per la personalità e l’integrità fisica e psicologica delle vittime, poco più che bambine, incutendo loro timore, vessandole gratuitamente e abusando sessualmente di loro”. Non solo: il gruppo, secondo quanto scrive il Gip, ha dato prova “di una capacità intimidatoria’’ con i ragazzi descritti come “irascibili e violenti’’ alcuni dei quali andati in giro anche con dei tirapugni. Due dei destinatari delle ordinanze sono inoltre già indagati per gli stessi reati commessi nei confronti di un’altra ragazzina nel mese di marzo scorso. Anche in quel caso, scrive il gip, la vittima “ha precisato che gli autori delle violenze avevano approfittato della forza intimidatrice del gruppo e che i giovani erano armati di coltelli, taglierini e tirapugni”.

Sempre nell’ordinanza si legge che una delle due ragazzine, di appena 10 anni, “si mostrava poco turbata dalle vicende raccontando gli episodi con apparente lucidità e diffondendosi in maggiori dettagli”, mentre l’altra, “visibilmente scossa, scoppiava più volte in lacrime”. Agghiacciante anche un altro aspetto: la mamma di una delle vittime, la più giovane, in una sorta di rimprovero avrebbe detto alla figlia abusata di essere rimasta in qualche modo “assai delusa” facendo intendere che quanto successo l’avrebbe per certi aversi “voluto lei”, cioè la stessa bambina. Questo è un altro passaggio contenuto nell’ordinanza. Altro particolare da brividi: in uno dei video girati dal branco, si sente uno dei responsabili delle violenze affermare: “Sta il capraio con le pecore”, un’espressione dispregiativa per riferirsi alle due ragazzine, il cui futuro potrebbe essere lontano dalla cittadina di Caivano.

Cosa dice l’avvocato della mamma di una vittima

“Prima risposta della magistratura alla denuncia delle vittime: ora bisogna tutelare e salvare le loro famiglie vittime del sistema infernale e criminale delle periferie e prevenire altri orrori per tutelare tutti i bambini e la società sana”. Queste le parole di Angelo Pisani, avvocato difensore della madre di una delle bambine vittime di violenza sessuale di Caivano.

Le parole delle due procuratrici

Le due vittime di stupro, ha sottolineato il procuratore del Tribunale di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, “venivano derise, offese, colpite con calci e pugni. I ragazzi erano in possesso di tirapugni, e questo incuteva timore, paura. Venivano sottratti loro i cellulari, minacciando di non ridarli se non avessero consumato i rapporti sessuali. Le ragazze hanno provato a ribellarsi, ma a fronte della presenza di questi ragazzi, sicuramente più forti di loro, non ci sono riuscite”. Una volta denunciate le violenze ai carabinieri, le bambine sono state ascoltate più volte e poi hanno individuato, grazie a delle foto, i presunti autori degli abusi ricostruendo i fatti andando a indicare “in maniera precisa i ruoli che ciascuno degli indagati aveva assunto”. I video girati e diffusi, gli epiteti usati dal branco, l’aggiunta del procuratore di Napoli Nord Troncone hanno generato un “senso di umiliazione da parte delle vittime’’.

Dal canto suo, il procuratore dei minori di Napoli, Maria de Luzenberger Milnersheim, ha specificato rispondendo alle domande dei cronisti: “Il nostro ufficio non ha avuto alcuna segnalazione di situazioni di degrado relative alle famiglie dei minori coinvolti nei fatti di Caivano, tanto delle vittime che dei presunti responsabili. Ma ciò non vuol dire che i servizi sociali di Caivano siano assenti, anzi fanno un lavoro a 360 gradi per numerose Procure, ma sono davvero pochi, e vanno rafforzati”. Sullo stesso argomento, la de Luzenberger ha rimarcato: “Altra questione legata agli assistenti sociali, così come agli insegnanti è non solo il loro numero spesso insufficiente, ma anche la formazione. È necessaria per loro una formazione ad hoc; io ho parlato con il direttore dell’ufficio scolastico regionale, e mi sono resa disponibile a tenere dei corsi per docenti, perché è fondamentale avere quella sensibilità che consente di ascoltare e tener conto dei sentimenti e del modo di vedere le cose proprio dei minori’’. Sulla stessa lunghezza d’onda Anna Maria Lucchetta, procuratore aggiunto a Napoli Nord che si occupa proprio di fasce deboli, secondo la quale è importante che “servizi sociali funzionino in modo efficace. Loro sanno cosa succede nelle famiglie più a rischio, e il loro lavoro per noi è fondamentale”.

La denuncia raccolta dai carabinieri

A partecipare alla conferenza stampa anche il generale Enrico Scandone, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Napoli. “Avevano sicuramente voglia di parlare e di sfogarsi con qualcuno disposto ad ascoltarle attentamente e serenamente le due bambine vittime di abusi sessuali a Caivano – le dichiarazioni del generale – E hanno trovato nella nostra rappresentante una persona scrupolosa e comprensiva”. Il generale ha fatto riferimento alla carabiniera che nella stanza rosa ha raccolto le confessioni delle due vittime, stendendo poi la relazione di servizio su cui si sono basate le successive indagini volte all’individuazione dei responsabili, realizzate dai carabinieri della Compagnia di Caivano la cui “presenza sul territorio è importante e forte. Bisogna avere fiducia nelle istituzioni, perché ci sono sempre persone disposte a farsi carico di queste vicende così gravi”.

 

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