Dal primo gennaio 2024 tutte le istituzioni statale del Nagorno-Karabakh saranno sciolte. L’autoproclamata repubblica armena della regione situata nel territorio dell’Azerbaijan cesserà di esistere. Il suo leader, Samvel Shahramanyan, ha firmato ieri 28 settembre un ordine di dissoluzione dello Stato a partire dal nuovo anno. Da una settimana il territorio è occupato dagli azeri che in 24 ore di combattimenti sono riusciti a riprendersi l’enclave, mettendo così fine a una crisi che durava da 3 decenni, dal 1994, quando l’Armenia ne aveva preso il controllo.

Dall’inizio dell’ultima offensiva azera sarebbe già fuggita più della metà della popolazione. Le strade che portano in Armenia sono gremite di auto che stanno abbandonando il territorio.

Al confine gli hotel sono pieni e, secondo quanto riportato la Bbc, starebbero mettendo a disposizione stanze gratuitamente. Molti sarebbero anche gli armeni che attraverso i social media stanno offrendo alloggio ai rifugiati. Un “viaggio libero, volontario e senza ostacoli” è quello che deve essere garantito a chi fugge, è questo l’impegno che risulta dagli accordi presi nel corso dei negoziati tra Armenia e Azerbaijan.

Una “politica di filtraggio etnico attuata dall’Azerbaijian”, l’ha definita il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, che ha poi affermato: “Nei prossimi giorni non ci saranno più armeni nel Fronte di Liberazione del Nagorno. Questo è un atto diretto di pulizia etnica e deportazione e ciò su cui da tempo avvertiamo la comunità internazionale. Il nostro dovere primario oggi è ricevere i nostri fratelli e sorelle violentemente sfollati dal Nagorno Karabakh con la massima attenzione possibile e provvedere alle loro urgenti esigenze”.

“Ad oggi, oltre 60.000 armeni del Nagorno-Karabakh sono fuggiti in Armenia a seguito del blocco della regione durato nove mesi e dell’intervento militare della scorsa settimana”, scrive la Caritas nel sottolineare che “tutte le persone fuggite dalla crisi devono ricevere assistenza umanitaria”. “Qualsiasi aggressione contro i civili è inaccettabile – dichiara Alistair Dutton, Segretario generale di Caritas Internationalis -. Le persone che sono fuggite dalla crisi devono ricevere protezione e assistenza umanitaria. I loro diritti, compresi quelli al passaggio sicuro e alla libertà di movimento, devono essere pienamente rispettati. Le persone devono essere libere di rimanere nelle loro case e coloro che sono fuggiti dovrebbero poter tornare se lo desiderano”. L’organizzazione, nell’invocare “un accesso umanitario rapido e senza ostacoli e la libertà di movimento dentro e fuori dal Nagorno-Karabakh”, parla di “grave carenza di cibo” e di “mancanza di accesso all’elettricità e all’acqua” nel Nagorno Karabakh.

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