La maggior parte dei giovani tra i 0 e i 19 anni in Italia vive nelle 14 Città Metropolitane del nostro Paese, con alcune marcate differenze tra un territorio e l’altro, come quelle relative al reddito e all’utilizzo degli spazi pubblici. È quanto emerge dal rapporto “Fare Spazio Alla Crescita’’ di Save the Children condotto con la collaborazione di Openpolis.

Il numero dei ragazzi in Italia e le criticità

Secondo la ricerca, attualmente in Italia il numero di bambini e adolescenti, nell’età compresa tra 0 e 19 anni, è di 10 milioni e 493 mila. Di questi, 3 milioni e 785 mila, cioè quasi 2 su 5, si concentrano nelle 14 città metropolitane e cioè: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. Queste località ospitano anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui e aree urbane con grandi privazioni socioeconomiche. Su questo, basti pensare che il 39,1% dei minori, 2 su 5, vive in abitazioni sovraffollate, troppo piccole di dimensioni per ospitare famiglie spesso troppo numerose. Tra le famiglie con almeno un figlio minore c’è chi vive in case danneggiate (-9,2%), con umidità (-13,7%) o scarsa illuminazione (-5,4%). Inoltre, tra i quasi 13 mila minori che sono senza casa o fissa dimora, 2 su 3 si concentrano nelle città metropolitane, dove si registra anche il 45% di tutti i provvedimenti di sfratto.

Le mancate possibilità di utilizzo degli spazi pubblici

Territorio che vai, spazi pubblici che (non) trovi. Sempre con riferimento alle 14 città metropolitane del nostro Paese, nelle regioni del Sud e delle Isole, la percentuale delle classi della scuola primaria che offrono il tempo pieno, ovvero almeno 40 ore a settimana è molto più bassa della media nazionale: 20% al Sud e Sicilia e Sardegna rispetto a una media nazionale del 38%. In generale, sempre secondo il rapporto di Save the Children, sono tante le opportunità negate ai giovani delle 14 Città Metropolitane in cui vivono circa 2 milioni e 600 mila studenti. Sono due i riferimenti di cui tenere conto: manca una palestra in 3 scuole su 5, uno spazio sociale comune in più di una su tre per la metà degli studenti minorenni di ogni ordine e grado e mancano aule tecniche e informatiche. In più, la percentuale di edifici scolastici senza certificato di agibilità, sempre nelle 14 città metropolitane, è del 70% a fronte di una media italiana del 62,8%. Nel rapporto Fare Spazio alla Crescita si legge: “In generale, in Italia, per ogni bambino ci sono 12 metri quadrati di aree sportive, 1,4 di parchi urbani, 1,05 di aree sociali/ricreative attrezzate, 0,59 di arredo urbano e solo 0,4 di giardino/orto botanico a scuola. Inoltre per il 30,7% delle famiglie la carenza di mezzi pubblici è un limite concreto nella possibilità di raggiungere altri quartieri’’.

I beni confiscati e la campagna Qui Vivo

Un’attenzione importante Save the Children e Openpolis la riservano anche al riutilizzo dei beni confiscati per scopi socio-educativi. Anche qui, qualche numero: in Italia, al 2023 sono stati censiti quasi 42.500 immobili, il 40% dei quali, pari a circa 17mila, si trovano nelle 14 città metropolitane. “Il riutilizzo di questi beni – si legge nel rapporto – può rappresentare un’opportunità importante per espandere i luoghi di crescita, in contesti spesso svantaggiati e dove gli spazi sono limitati’’. Il numero di quelli riutilizzati è soddisfacente? Non proprio. Ad oggi, affermano da Save the Children, “i beni effettivamente attivi per scopi educativi e sociali destinati ai minori sono soltanto 237, il 5% del totale, e appena l’1,4% di tutti i beni confiscati nelle 14 città metropolitane. Per sostenere lo sviluppo dei territori cittadini anzitutto in funzione delle opportunità dei ragazzi Save the Children ha lanciato la Campagna “Qui Vivo’’. Tanti i testimonial d’eccezione come l’attore Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, l’attrice Francesca Chillemi Tosca D’Aquino, Michela Andreozzi, Caterina Guzzanti, Silvia Salemi.

Secondo Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, “le periferie urbane oggi sono le vere città dei bambini perché è lì che vive la maggior parte di loro, ma spesso non offrono spazi, stimoli e opportunità adeguati alla crescita, alimentando invece isolamento e marginalità. Nel nostro lavoro in questi contesti, ci troviamo spesso a dialogare con ragazze e ragazzi pieni di risorse e talento, che si sentono traditi dagli adulti, come se il degrado e la deprivazione fossero l’unica risposta di cui siamo capaci nei confronti dei loro bisogni’’. Per Fatarella “Bambine, bambini e adolescenti, sono la migliore risorsa per la rigenerazione e il futuro dei luoghi che abitano’’. “Con i Punti Luce e con la presenza in tantissime scuole delle periferie urbane – afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – tocchiamo ogni giorno con mano il peso delle disuguaglianze che colpiscono i bambini e gli adolescenti e, allo stesso tempo, siamo testimoni di un grande impegno da parte di scuole, organizzazioni ed enti territoriali e degli stessi ragazzi e ragazze proprio nei quartieri più difficili’’. Milano ricorda ancora una volta come “il maggior numero di bambini cresce nelle aree più povere di servizi essenziali, a partire dalle mense, dal tempo pieno, dalle palestre e dagli spazi pubblici. È assurdo pensare ai tanti immobili, spazi pubblici, beni sottratti alle mafie che restano inutilizzati e in condizioni di degrado, quando potrebbero diventare risorse preziose per la crescita’’.

Ismu sulle nuove misure per i minori stranieri non accompagnati

Della carenza di spazi pubblici soffrono anche i minori stranieri che arrivano in Italia non accompagnati. Rispetto alla loro tutela, il governo Meloni ha adottato il decreto 133 che prevede, tra altre cose, l’accoglienza in una “sezione dedicata’’ dei centri per adulti ragazzi di età non inferiore ai 16 anni per un periodo massimo di 3 mesi. Questo, in caso di indisponibilità di spazi nelle strutture ricettive temporanee per minori. Prima di tale decreto, non era prevista la possibilità di andare in queste sezioni dedicate dove si trovano anche gli adulti. Altra variazione, la possibilità per le autorità di pubblica sicurezza di disporre immediatamente accertamenti sanitari per determinare l’età, accertando che la persona sia effettivamente minorenne dando poi comunicazione alla Procura della Repubblica, organo che prima del decreto 133 adottato era l’unico a poter disporre tali accertamenti con specifiche garanzie sulle modalità.

Il professor Ennio Codini, Responsabile Settore Legislazione di Fondazione ISMU ETS, è perplesso sulle novità. “È evidente che ospitare un minorenne in una struttura per adulti, seppure in sezione dedicata, è per lui meno tutelante che ospitarlo in una struttura per minori (fermo restando che la soluzione migliore è l’accoglienza da parte dei Comuni)’’ afferma il docente secondo cui anche la “semplificazione degli accertamenti sanitari riduce le garanzie’’. Su questo “non abbiamo dati che mostrino criticità emerse seguendo le preesistenti modalità ordinarie così gravi da giustificare l’adozione di modalità straordinarie meno garantistiche’’. Per il professor Corsini entrambe le novità “si possono eventualmente giustificare solo in termini di situazioni d’emergenza tali da non consentire di procedere nel modo ordinario. Se noi consideriamo la storia della presenza di minori stranieri non accompagnati, vediamo che essa ha conosciuto nel tempo notevoli oscillazioni. E nell’estate di quest’anno c’è stato un significativo aumento degli arrivi: se confrontiamo i dati dell’agosto del 2022 con quelli di quest’anno e guardiamo ai MSNA sbarcati-registrati vediamo che si è passati da 1272 a 1746’’.

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