Fonte foto: Eye on Palestine

Un volto sfigurato dalle ferite, una gamba tranciata, le urla di dolore che escono a fatica. Un bambino che della sua fanciullezza non ha più nulla. Una delle tante piccole vittime dei bombardamenti che vanno avanti senza sosta su Gaza da quando il 7 ottobre scorso Hamas colpì Israele, uccise barbaramente dei civili e ne prese oltre 200 in ostaggio, di cui 4 liberati negli ultimi giorni. “Abbiamo una sola missione: distruggere Hamas, e non ci fermeremo finché non avremo completato la missione”, continua a ripetere il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Ma nel perseguire questa missione si stanno ammazzando anche civili, innocenti, tanti bambini.

In 18 giorni sono giù stati uccisi oltre 5mila palestinesi, più di 2mila sono bambini, ossia quasi la metà delle vittime complessive degli attacchi su Gaza: secondo gli ultimi dati di Medical Aid for Palestinians, sono più di 5.087 i morti, tra cui più di 2.055 bambini, e più di 15.273 feriti, tra cui più di 4.604 bambini. Numeri che non comprendono le centinaia di vittime degli attacchi israeliani delle ultime 24-48 ore. Il ministero della Sanità guidato da Hamas afferma che dal 7 ottobre sono state uccise quasi 5.800 persone. Più di 1.400 persone, invece, sono state uccise negli attacchi contro Israele da parte di uomini armati di Hamas che hanno fatto irruzione nelle comunità vicino al confine, prendendo di mira i civili.

A Gaza, alle vittime degli attacchi rischiano di aggiungersi quelli delle privazioni determinate dal blocco delle fornitura di acqua, elettricità e carburante da parte di Israele. Il direttore delle Emergenze per la regione del Mediterraneo orientale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Richard Brennan, ha messo in guardia sulle terribili conseguenze della mancanza di accesso all’acqua pulita aggravata dal sovraffollamento. “A Gaza – secondo l’Oms – sono disponibili tra uno e tre litri pro capite al giorno, mentre il minimo assoluto è di 15 litri”. La scarsità di acqua sta portando le persone a consumare anche acqua contaminata e ciò aumenta il rischio che si diffondano malattie infettive. “E’ solo questione di tempo”, dice Brennan.

Da domenica sono solo 4 i convogli di camion carichi di aiuti umanitari che hanno fatto ingresso a Gaza dal valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Una sessantina in 3-4 giorni, ma secondo le organizzazioni umanitarie sono necessari almeno 100 camion al giorno. Gli ultimi otto sono entrati, ieri, con cibo, acqua e medicine. Anche questi non trasportavano carburante, bandito da Israele. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a una domanda dei giornalisti sugli aiuti per Gaza si è limitato a rispondere che non arrivano abbastanza velocemente.

Altre centinaia di camion carichi di beni di prima necessità sono in attesa sul lato egiziano e non si sa quando entreranno nella Striscia. L’agenzia delle Nazioni Unite responsabile dell’invio degli aiuti a Gaza ha affermato che l’operazione dovrà terminare entro oggi se non verrà fornito altro carburante. L’Onu ha fatto sapere che il suo finirà stasera e ha chiesto che vengo fornito insieme ad altri beni di prima necessità, di cui “c’è disperatamente bisogno per evitare di peggiorare ulteriormente la situazione”. Anche gli ospedali sono a corto di energia. All’ospedale di Al Shifa l’elettricità durerà massimo un’altra giornata. Secondo quanto rivelato dall’Organizzazione mondiale della sanità, i medici hanno eseguito interventi chirurgici senza anestesia o altre forniture chirurgiche di base.

Il carburante è diventato un bene di vitale importanza a Gaza. Senza di esso, “i camion non possono muoversi e i generatori non possono produrre elettricità per ospedali, panifici e impianti di desalinizzazione dell’acqua”, ha detto Tamara Alrifai, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Secondo l’organizzazione, oggi dovrebbe finire. “Chiedi ad Hamas se puoi averne un po’”, è stata la risposta arrivata ieri attraverso X dall’esercito israeliano, che ha pubblicato una foto satellitare di una dozzina di serbatoi di carburante all’interno della Striscia di Gaza, appena a nord del valico di Rafah, affermando che contenevano 500.000 litri di carburante.

A Gaza si bombardano chiese, ospedali, rifugi, abitazioni civili, si bombarda anche quel sud dove l’esercito israeliano aveva avvertito i civili del nord di spostarsi e dove diverse famiglie stanno facendo ritorno non sentendosi al sicuro più in nessun posto. “Sono profondamente preoccupato per le evidenti violazioni del diritto umanitario internazionale a cui stiamo assistendo a Gaza”, ha affermato ieri il capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.  “Proteggere i civili – ha detto – non può mai significare usarli come scudi umani. Proteggere i civili non significa ordinare a più di un milione di persone di evacuare verso il sud, dove non ci sono ripari, cibo, acqua, medicine e carburante, e poi continuare a bombardare il sud stesso.”. “Nessuna delle parti coinvolte in un conflitto armato è al di sopra del diritto umanitario internazionale”, ammonisce. I diplomatici israeliani hanno risposto con rabbia: all’Onu l’ambasciatore israeliano ha invitato Guterres a dimettersi e il ministro degli Esteri di Israele gli ha chiesto: “In che mondo vive?”.

Prima di Guterres, ad alzare la testa con Israele era stato il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell che, lunedì, a margine di un incontro sugli affari esteri dell’UE a Lussemburgo, ha affermato che il diritto alla difesa di Israele ha dei limiti e che “i limiti sono i limiti del diritto internazionale”. “Israele ha il diritto di difendersi, e questo deve essere fatto in conformità con il diritto internazionale umanitario. Non può essere una frase retorica”, ha detto. “Ciò significa che non è possibile tagliare l’acqua e l’elettricità per la popolazione civile. Secondo il diritto umanitario, una popolazione sotto assedio non può essere privata dell’acqua e dell’elettricità”. Anche Borrell sostiene che i camion degli aiuti umanitari ammessi a Gaza dall’Egitto non sono sufficienti e che il carburante è particolarmente necessario. “Ciò che sta accadendo a Gaza – ha detto – è una catastrofe umanitaria. È assolutamente imperativo fornire aiuti umanitari”.

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