Per i genitori crescere e mantenere un figlio sino alla maggiore età in Italia costa all’incirca 125.000 euro, cifra che arriva e supera anche i 300.000 se si considera il valore del tempo di cura dei figli e della casa. Sono alcuni dei dati snocciolati nel corso del convegno “Dal costo del figlio al valore sociale ed economico della natalità’’ organizzato alla Camera dei Deputati dal Forum delle Associazioni Familiari. A parteciparvi, tra gli altri, il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, il presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, Michela Vittoria Brambilla, il vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè, il vicepresidente Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, Simona Malpezzi, il deputato Andrea De Bertoldi della Commissione Finanze della Camera dei Deputati e il presidente Forum delle Associazioni Familiari, Adriano Bordignon.

I costi per crescere un figlio sino alla maggiore età

I dati Istat rielaborati dall’Università di Verona basati sui consumi delle famiglie rivelano come il costo medio per crescere i figli sino alla maggiore età sia di 1100 euro mensili, che può arrivare sino a 1600 euro se si tiene presente anche della cura della casa e degli stessi figli accuditi da genitori che impiegano a tale scopo il loro tempo senza dedicarsi ad attività lavorative. Tenendo presente tale quadro, ecco che si raggiunge la cifra di 125.000 euro per il mantenimento dei figli fino alla maggiore età, un importo che arriva fino a 258.000 euro se si tiene conto del valore del tempo impiegato in attività di produzione domestica, ovvero il lavoro impiegato per la cura dei figli e della casa. Se si includesse anche il valore del tempo di cura di figli e casa, con riferimento cioè a voci quali l’istruzione, lo sport, le attività culturali e ricreative, le vacanze, l’assistenza si arriverebbe in media attorno a valori di molto superiori ai 300.000 euro.

Oltre agli alti costi di mantenimento dei figli sino alla maggiore età, l’Istituto nazionale di Statistica con la rielaborazione dell’Università di Verona, rivelano che la spesa media per una famiglia per accudire i bambini dai 0 ai 5 anni, per l’acquisto di vestiti, degli alimenti, per spese per la casa (anche qui si parla di istruzione, sport, attività culturali e ricreative, alle vacanze e assistenza) è di 530 euro mensili, la metà del costo di vita di un adulto. Per un figlio di età dai 6 ai 18 anni, il costo medio mensile è di circa 390 euro, pari al 40% del costo di un adulto.

I commenti

Per Adriano Bordignon, presidente Forum delle Associazioni Familiari, “è necessario passare dalla cultura del figlio come costo individuale a carico delle famiglie, alla pratica del figlio come bene ed investimento per la società’’. Secondo Bordignon va “ridata dignità al prezioso lavoro dei genitori e provare a rilanciare la natalità’’ attraverso “una riforma fiscale che tenga conto della composizione del nucleo familiare e dei costi di accrescimento dei figli, cui affiancare un assegno unico molto più generoso e servizi per la prima infanzia più estesi. Le misure in legge di Bilancio sono di per sé positive ma insufficienti ad invertire il trend demografico e dare vero sollievo al compito dei genitori”.

Dal canto suo il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ricorda come nella Finanziaria il Governo Meloni abbia “scelto di partire da lì per dare la libertà alle coppie e alle donne di fare i figli che desiderano. Quindi cercare di eliminare gli ostacoli, in primo luogo attraverso la decontribuzione dal secondo figlio in poi, l’asilo gratuito dal secondo figlio in poi, e un ampliamento dei congedi parentali all’80%”.

Federico Perali, docente presso l’Università di Verona dice: “Il costo di accrescimento del figlio può fortemente condizionare le scelte di natalità soprattutto se confrontato con la capacità reddituale di una famiglia giovane. È importante – aggiunge – cercare di ridurre il costo nel breve periodo con politiche più efficaci, che meglio conciliano i tempi del lavoro con quelli della famiglia. Al contempo, è cruciale una drastica riduzione della disoccupazione giovanile e intervenire in modo sistemico sulla competitività dell’economia per riconoscere ai giovani retribuzioni più vicine al valore della loro reale produttività”.

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