In 15 città portuali di Paesi del Mediterraneo quali Italia, Spagna, Portogallo, Malta e Grecia la concentrazione di biossido di azoto tra luglio e ottobre 2023 ha superato decisamente i limiti, in alcuni casi anche di 10 volte. A dirlo, Greenpeace Italia, che ha raccolto l’allarme degli attivisti della rete “Facciamo respirare il Mediterraneo”, coordinata da “Cittadini per l’aria’’, che raggruppa numerosi comitati e associazioni attivi sul tema delle emissioni navali nelle città portuali italiane. Tra questi: l’Associazione Livorno Porto Pulito, We are here Venice (in collaborazione con dei cittadini di Chioggia), Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, il Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest, Italia Nostra Ancona, No Fumi Ancona, Greenpeace Gruppo Locale di Napoli, tutti parte attiva delle rilevazioni ai porti italiani alla salvaguardia dell’ambiente alla coalizione continentale di ONG (NABU, Cittadini per l’aria, Ecologistas en Accion, ZERO, Ornitologiki e BirdLifeMalta) che da diversi anni sostiene l’attivazione di un’Area a Controllo delle Emissioni navali nel Mediterraneo.

La rete di ong di Italia, Francia, Germania, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna, chiede agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo di istituire un’area di controllo delle emissioni di azoto (NECA) per il Mar Mediterraneo. Una misura che limiterebbe le emissioni di NOx e porterebbe a una riduzione delle emissioni nocive delle navi fino al 70%.

Il consumo di biossido di azoto

Il biossido di azoto, infatti, è un gas dannoso per l’apparato respiratorio in quanto proveniente dalla combustione dei carburanti fossili diesel dei motori delle navi. Le misurazioni degli attivisti ambientali sono state effettuate nei porti delle città di Napoli, Ancona, Chioggia (Venezia), Genova, La Spezia, Savona, Livorno e Villa San Giovanni. In Europa i porti esaminati hanno riguardato quelli di città come Valencia, Atene, Malta, le cui rotte marittime sono particolarmente intense nei mesi più caldi.

Nel periodo che va dal 16 luglio al 13 agosto di quest’anno, proprio al porto di Villa San Giovanni si sono registrate al giorno più di 100 partenze e arrivi di aliscafi e navi che hanno prodotto 94 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto (N02), ossia una concentrazione quasi 10 e, rispettivamente, 4 volte più elevata delle medie annua e sulle 24 ore indicate dalle nuove linee guida dell’OMS a tutela della salute umana. La media annuale fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità è di 10 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto, quella giornaliera di 25 microgrammi per metro cubo.

Nella città di Napoli, dove la misurazione nell’area portuale è stata effettuata ad ottobre 2023, le concentrazioni a Porta di Massa, sono arrivate a 73 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto, quasi due volte l’attuale limite annuo di legge e tre volte la soglia giornaliera. Anche a La Spezia, Ancona, Genova e Livorno, città dove le navi sostano per ore con i motori accesi a poche decine di metri dalle finestre degli abitanti, l’emissione di biossido di azoto tra l’estate e l’autunno del 2023 vengono giudicati allarmanti. Da Greenpeace Italia ricordano la pericolosità di esporsi al biossido di azoto: “L’esposizione al biossido di azoto é associata all’incremento di asma, infarti, disturbi cardio circolatori e mortalità generale, oltre che ad alterazioni dello sviluppo cognitivo nei bambini’’. Inoltre, gli ossidi di azoto “danneggiano le piante e le colture. L’ozono é, inoltre, un gas a effetto serra che accelera il riscaldamento globale’’.

Le considerazioni

Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, lancia un appello. “Vogliamo – afferma – che i nostri politici agiscano finalmente per proteggere la nostra salute e l’ambiente! É quindi un’occasione persa che la necessità di giungere al più presto all’attivazione dell’Area a Controllo delle Emissioni di ossido di azoto non sia stata messa in cima all’agenda della riunione della Conferenza di Barcellona appena conclusasi in Slovenia”. La presidente di Cittadini per l’aria aggiunge: “I cittadini delle città di porto del Mar Mediterraneo si ammalano e perdono la vita a causa di pratiche avide dell’industria navale. É urgente che i governi agiscano per proteggere la salute e l’ambiente di chi vive nelle aree portuali e nel bacino del Mediterraneo che conta circa 250 milioni di abitanti”.

A ribadire il concetto è Sönke Diesener, esperto di navigazione della ong tedesca NABU. “L’uso di combustibili fossili da parte delle navi senza che vi si accompagnino regole efficaci rappresenta il problema principale. Le aree di controllo delle emissioni (ECA) sono già in vigore nel Mare del Nord e nel Mar Baltico e hanno dimostrato di migliorare drasticamente la qualità dell’aria’’. In virtù di questo, secondo Diesener, i “Paesi rivieraschi del Mediterraneo dovrebbero agire per proteggere le persone, l’ambiente, il clima”. Un’area di controllo delle emissioni potrebbe evitare 10.000 morti premature all’anno entro il 2050. I benefici attesi per la salute superano di 4,4 volte i costi di tale misura, mentre i tassi di trasporto sulla terraferma non aumenterebbero oltre le normali fluttuazioni del mercato”.

“A Livorno si conferma che il biossido di azoto presente in atmosfera nelle aree più vicine al porto é più elevato dei valori riscontrati dalla centralina Arpat nella seconda strada più inquinata della Toscana”. A dirlo è Luca Ribechini, Associazione Livorno Porto Pulito. Jane da Mosto, We are here Venice fa una ulteriore riflessione: “Questa iniziativa ha confermato ulteriormente la povertà delle informazioni pubblicamente disponibili anche per questioni delicate come l’inquinamento del traffico navale. Speriamo di stimolare le autorità a migliorare il monitoraggio delle emissioni portuali.” Dal canto suo Enzo Tortello, Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest sottolinea come, “secondo i dati pubblicati su IS Global-Ranking of Cities, Genova é la 34esima città più inquinata d’Europa sugli NO₂ e questo causa oltre 300 morti premature ogni anno (di cui circa la metà é causato dall’inquinamento navale). É urgente concludere l’elettrificazione delle banchine e spegnere i motori delle navi in porto per tutelare la salute dei cittadini genovesi. Abbiamo le soluzioni per avere un’aria più pulita, adottiamole’’.

Francesca Zazzera, Greenpeace Gruppo Locale di Napoli, si concentra sul caso del capoluogo partenopeo. “A Napoli, dove il porto si trova al centro della città ed è uno dei cuori pulsanti del trasporto di merci e persone, è davvero impattante il livello di emissioni rilevate’’. Ciò cosa comporta? “Un grosso rischio per la salute di cittadine e cittadini, e pregiudicano tantissimo la qualità dell’aria di una città come la nostra che ha visto negli anni diminuire gli spazi verdi e che dover fronteggiare un aumento del traffico automobilistico’’. Per Zazzera, “è sempre più necessario intraprendere azioni che tutelino la qualità dell’aria e la salute di cittadini e cittadine’’.

Infine, Maurizio Sebastiani, di Italia Nostra Ancona, che parla della città marchigiana: “Italia Nostra, No Fumi e le altre associazioni ambientaliste stanno conducendo da alcuni anni una dura battaglia pubblica contro il progetto della Autorità Portuale di realizzare un home port della MSC sul Molo Clementino dove Traiano partì per la conquista della Dacia e dove, 1600 anni dopo, Vanvitelli realizzò il suo porto’’. Sebastiani ricorda: “La nuova amministrazione comunale è contraria, a differenza di quella precedente’’ all’ipotesi, e “dopo un primo parere sfavorevole della sottocommissione via Vas (Valutazione ambientale strategica, ndr.), si attende il parere definitivo’’. Alcuni studi hanno dimostrato come ad Ancona “vi siano 110 morti in più di quelle attese, causa l’inquinamento atmosferico dovuto anche alle navi” conclude Sebastiani.

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